Del Basso De Caro a Bersani: «primarie calpestate»

DEL BASSO SCRIVE A BERSANI– All’indomani dell’approvazione (in prima lettura) delle liste c’è un assordante silenzio. Non parla il segretario regionale, al numero due di Campania 2, Enzo Amendola (fino a tarda sera). Oppure quello napoletano, Gino Cimmino. Perché? Perché mentre qualcuno tace, altri stanno alzando la voce eccome. È il caso dei consiglieri regionali, guidati dal capogruppo-candidato Umberto Del Basso de Caro. Che ha scritto, di suo pugno, al segretario nazionale Pierluigi Bersani un documento violentissimo contro il segretario Amendola, firmato dai colleghi dell’assemblea campana. Il partito, scrivono i consiglieri, avrebbe «calpestato il risultato delle primarie. Ancora una volta la volontà popolare è stata tradita e le liste per la Camera dei deputati e per il Senato, sono piene di persone, non di personalità, estranee al territorio regionale, catapultate in posizione utile», chiedono dunque che le liste cambino. Poi attaccano Amendola, la cui «funzione è incomprensibile». «Se nelle prossime ore non interverranno concreti segnali di novità — concludono — ciascuno si assumerà le proprie responsabilità. E qualcuno di noi — come diceva Dolores Ibarruri — potrebbe decidere di morire in piedi piuttosto di vivere in ginocchio».

AMENDOLA – Nei fatti chiedono la testa del segretario che per statuto resta in carica anche se eletto fino al congresso. A questo punto Amendola parla: «La gratitudine è un sentimento della vigilia. Che amarezza. I consiglieri regionale che prima mi osannavano per le deroghe avute per loro, e siamo la regione che ne ha avute di più in Italia, oggi mi criticano per le quote nazionali che sono uguali ovunque. Ripeto c’è solo amarezza, ma ora basta polemiche, siamo in campagna elettorale».

DE LUCA – I consiglieri regionali non sono gli unici a criticare la composizione delle liste. Vincenzo De Luca torna ad utilizzare una sua vecchia hit gogoliana, «anime morte», destinata al suo partito. Il problema resta quello dei catapultati: «Le primarie del Pd hanno rappresentato un mezzo passo in avanti. La gente è stata coinvolta ed ha avuto modo di incidere. È apprezzabile l’inserimento nelle liste di alcune figure di altissimo spessore. Resta, però, il punto critico dei "paracadutati" da Roma. Si registra ancora uno squilibrio tra le logiche correntizie, che vanno assolutamente eliminate, e le valutazioni di merito. L’esigenza di un rinnovamento radicale nei modi di selezione della classe dirigente del partito resta fortissima. Ed il numero di anime morte che rappresentano il Pd è spropositato». Per il sindaco di Salerno tra i catapultati non ci sono solo Luciana Pedoto, Roberta Agostini, Angelo Rughetti o il generale Del Vecchio. Paracadutato è per esempio un suo nemico storico, Alfredo D’Attorre, capolista in Calabria. Paracadutato è anche e soprattutto Guglielmo Vaccaro, lettiano, deputato uscente, che non si è candidato alle primarie ma è in un posto sicuro a Napoli.

"CATAPULTATI" – Vaccaro sull’argomento non fa una piega: «Catapultato io? Non l’ho deciso io e non è un ripescaggio. Già il 21 dicembre sapevo di essere destinato al listino nazionale. Tra l’altro se la vogliamo dire tutta, se il listino nazionale fosse stato utilizzato per rappresentare il territorio, come nel mio caso, sarebbe stato meglio. E comunque sono nato a Pompei, provincia di Napoli». E su De Luca si fa una risata: «Sono uno abituato a lavorare pancia a terra e per strada, sui temi veri».

LO STRAPPO DEI SOCIALISTI – C’è poi un caso nel caso. Nel senso che la questione è nazionale, ma ha risvolti molto locali. E riguarda i socialisti. Il segretario nazionale Nencini minaccia di correre da solo, di non apparentarsi neanche con il Partito democratico, creando un grosso problema soprattutto al Senato. Motivo? Il Pd avrebbe stracciato gli accordi presi con i socialisti. Solo tre candidati su dieci promessi. E quindi Marco Di Lello, ieri, ad inizio riunione ha annunciato che rinuncerà al posto sicuro nella lista Campania 1.

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