IL CAPITANO SANNITA ALBERTO DEL BASSO IN PRIMA LINEA NEL ROVENTE SCENARIO DELL’AFGHANISTAN

Nell’incandescente scenario dell’Afghanistan ci sono ancora i nostri militari e tra questi Tommaso Claudi ed Alberto Del Basso, che in queste ore stanno mettendo a repentaglio la loro vita per salvare dall’inferno di Kabul tantissime persone.

Il primo è il console italiano, che si è arrampicato sul tetto dei container nell’aeroporto della capitale afgana per riconoscere “i nostri” e farli recuperare dai carabinieri, guidati dal sannita il capitano Del Basso.

Un capitano dei carabinieri ed un console, giovani eroi in un inferno del quale tutti parlano, prima di andare a prendere il sole sulla spiaggia.

Una ‘P’ sul palmo della mano, la firma della salvezza. Se la sono disegnata le attiviste afghane di Pangea, assieme ai loro familiari, in tutto 270 persone, per farsi riconoscere dai carabinieri del Tuscania che le hanno accompagnate al gate dell’aeroporto di Kabul da dove sono partite per Roma, lasciandosi indietro la paura dei talebani.

Da giorni le avevano nel mirino per l’impegno da molti anni nella ‘costruzione’ e nella difesa dei diritti delle donne.

Il presidente dell’organizzazione milanese, Luca Lo Presti, racconta all’AGI l’operazione, con scene epiche come quella del giovane console italiano Tommaso Claudi “in piedi sui container” per avvistare uomini e donne da mettere in salvo. “L’idea di far disegnare una ‘P’ sul palmo è venuta a me perché l’aeroporto è diventato un tritacarne, bisognava far in modo che i ‘nostri’ venissero riconosciuti dai carabinieri guidati dal capitano sanniti Alberto Del Basso, che è andato ben oltre il suo dovere, mostrando un grandissimo cuore. Assieme ai carabinieri c’era un ragazzo afghano del nostro team che li aiutava a identificare le persone”.

Si è deciso di portare in Italia anche i cari delle attiviste perché “nei giorni scorsi, dopo che abbiamo messo in luoghi protetti le ragazze, i talebani se la sono presa coi loro parenti, portando via fratelli e bambini, oltre a bruciargli le case”.

 

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