In Svizzera fondi percepiti illegalmente azienda, un arresto

Le indagini erano iniziate dopo la segnalazione dell'autorità giudiziaria svizzera di un conto corrente in una banca a Zurigo, con 530 mila euro, riconducibile a fondi comunitari che sarebbero stati percepiti indebitamente dall'imprenditore per una attività a Morano Calabro.
   Dalle indagini della Guardia di finanza è emerso che la somma era stata illegalmente percepita da una società informatica, la Data Video Srl, che avrebbe dovuto avviare, con provvidenze pubbliche, un'attività di riproduzione di supporti video a Morano Calabro. La società era stata già oggetto, in passato, di indagini da parte della Compagnia della Guardia di finanza di Castrovillari che aveva accertato non solo la mancata realizzazione del programma di investimento agevolato ma, addirittura, che la società non era stata mai operativa e che i beni, di fatto mai acquistati e oggetto di sovvenzioni pubbliche, non erano mai pervenuti all'azienda.
   La Corte dei Conti, nel 2011, rilevando la sussistenza del danno erariale, aveva condannato il rappresentante legale della società, Giovanni Luciano, 57 anni, di Benevento, al pagamento della somma indebitamente percepita a titolo di finanziamenti pubblici.
   Le successive indagini condotte dal Nucleo di polizia tributaria di Cosenza hanno consentito di accertare, sulla base
delle informazioni pervenute dall'autorità giudiziaria elvetica incrociate con le precedenti risultanze investigative, che
Martiniello, per ostacolare l'identificazione della provenienza illecita e far perdere le tracce delle movimentazioni di denaro, aveva trasferito in Svizzera la somma dai conti della società tramite una società portoghese. Quest'ultima, in realtà, risultava solo formalmente fornitrice di materiale per videoregistrazione, avendo emesso numerose fatture per
operazioni inesistenti con pagamenti eseguiti sul conto corrente bancario segnalato dall'autorità giudiziaria elvetica.
   Nell'ottobre scorso, i finanzieri avevano sequestrato alcuni immobili a Milano ed Avellino, per un valore stimato di circa 950 mila euro. Beni che erano riconducibili alla famiglia dell'indagato che, saputo dell'avvio del procedimento, aveva trasferito il proprio patrimonio immobiliare. (ANSA).

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