Intervento di Luigi Ruscello sui costi dell’ASIA

«In questo intervento l’oggetto dell’analisi è costituito dai costi sostenuti dall’ASIA per svolgere i servizi affidatigli dal Comune di Benevento.

Ho ricostruito la serie storica del conto economico dell’ASIA, utilizzando i bilanci pubblicati sul sito internet della Società, per cui ho ottenuto i valori dal 2006 al 2015. Sempre in tema di bilancio, poi, è da segnalare che, in altra sezione del sito, sono presenti i Bilanci sociali per gli anni 2007, 2008, 2009, 2011 e 2012.

Tanto premesso, il conto economico, come è noto, rappresenta il riepilogo dei ricavi conseguiti dalla società e delle spese sopportate per ottenerli. In questa sede, sono stati considerati i costi compresi nella macroclasse B) del conto economico, cioè i “Costi della produzione”.

Questi ultimi, come previsto dal codice civile, sono composti da 9 voci: 6) per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci; 7) per servizi; 8) per godimento di beni di terzi; 9) Costi per il personale; 10) ammortamenti e svalutazioni; 11) variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci; 12) accantonamenti per rischi; 13) altri accantonamenti; 14) oneri diversi di gestione.

Ebbene, nei dieci anni indagati i ricavi hanno superato i costi e, quindi, la società ha chiuso i conti in attivo nel 2009 e dal 2012 al 2015. Cosicché, nel periodo indagato, cioè il decennio 2006-2015 gli anni in perdita e quelli in utile si pareggiano.

Intanto, è da osservare che nell’ultimo anno, ossia il 2015, le entrate sono state pari a 13,1 milioni, ossia il massimo assoluto di sempre. Al riguardo, è da rilevare che, nella quasi totalità, esse sono costituite dai corrispettivi versati dal Comune a fronte dei servizi forniti: 11.836.000 euro per il servizio rifiuti e 358.964 euro per il servizio manutenzione aree verdi. La loro somma rappresenta il 94,4% del valore della macroclasse A) “Valore della produzione”. I ricavi per le vendite dei materiali riciclabili, infatti, sono saliti dai circa 435mila euro del 2010 ai 700mila circa del 2015; mentre, completano le entrate gli altri ricavi e proventi per circa 206mila euro.

È quanto mai interessante, allora, analizzare l’andamento dei costi, ed è subito da rimarcare che la tendenza è nettamente rivolta all’aumento. Non solo perché dagli 8,1 milioni di euro del 2006 si giunge ai 12,2 del 2015, quanto, piuttosto, per il trend di fondo. In particolare, è la matematica che rende veritiera tale affermazione perché, utilizzando la retta dei minimi quadrati, che individua, appunto, la cosiddetta “linea di tendenza”, si è ottenuto un valore di 0,7869 per il coefficiente di determinazione o erre quadro (questo indice, oscillando tra 0 e 1, più si avvicina all’unità più conferma la corrispondenza tra i valori comparati: in questo caso anni e costi. In altri termini, al crescere degli anni crescono anche i costi). D’altronde, ove si tengano presenti i valori previsionali indicati per il calcolo della TARI, si registra che l’ASIA prevede, per l’anno 2016, costi pari a 12,586 milioni di euro. E tale importo rientra ampiamente nella griglia dei dati minimi e massimi della retta di regressione per il medesimo anno: 12,2 e 13,8. D’altra parte, ove si consideri la media dei 10 anni (10,4 milioni di euro), si ottiene che dal 2006 al 2009 i valori annuali sono inferiori; mentre, per gli altri anni sono superiori.

Per non appesantire la lettura, l’analisi specifica delle singole voci viene procrastinata ad altri singoli interventi; mentre, adesso, conviene porsi una domanda: se i costi crescono, i rifiuti aumentano o diminuiscono? La liceità della domanda si fonda sul presupposto che, se non ci fossero rifiuti, non ci sarebbero neanche costi, oppure che, aumentando o diminuendo i rifiuti, vi sarebbero analoghe variazioni nei costi.

Ebbene, dal raffronto tra la quantità totale di rifiuti, che noi cittadini abbiamo prodotto a Benevento nell’ultimo quinquennio, e i costi sostenuti dall’ASIA non emerge alcuna relazione. Calcolato il coefficiente di correlazione tra quantità totale di rifiuti prodotti e costi sostenuti dall’ASIA, si è ottenuto, infatti, un valore pari a -0,18.

Insomma, sembra di essere tornati all’epoca in cui i sindacati sostenevano che i salari fossero una “variabile indipendente”, vale a dire che i costi prescindono dalle quantità di rifiuti e, quindi, qualche cosa non torna.

Come prova di ciò è sicuramente emblematico l’anno 2013, perché, pur essendo l’anno che nell’ultimo quinquennio presenta il maggior quantitativo di rifiuti (24.927 tonnellate), è quello che presenta il minor valore dei costi:10,8 milioni di euro, cosicché la media per tonnellata risulta la minore del quinquennio: 433,60 euro, contro i 500,89 del 2011 e i 497,51 del 2015.»

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