LA RETE DELLE PROFESSIONI TECNICHE CHIEDE LO STATO DI CALAMITÀ PER BENEVENTO

La RPT chiederà un incontro con la Deputazione Parlamentare e la rappresentanza Regionale perché attivi quanto necessario per la Dichiarazione dello stato di calamità per motivi igienico-sanitari atteso il carattere di eccezionalità dell’inquinamento dei fiumi cittadini, in quanto considerata la più grave emergenza vissuta dalla città di Benevento dopo il terremoto dell’80 e l’alluvione del 2015.

“Questa invocazione così forte ed urgente nasce dalla gravissima situazione di stallo delle attività edilizie della città di Benevento, a seguito della disposizione di servizio notificata l’ormai lontano 4 maggio dal Comune di Benevento avente ad oggetto provvedimenti relativi agli scarichi in fogna.
La disposizione in questione, che deriva dal decreto di sequestro preventivo N. 1924/2017 R.G.I.P. avente ad oggetto alcuni scarichi fognari della città di Benevento, ha portato alla totale paralisi delle attività commerciali, artigianali, industriali e di edilizia in genere, con pesanti implicazioni tecniche ed anche economiche sui lavori già in essere e sulle progettazioni eseguite ed in corso di approvazione, o solamente avviate.

Quella dei depuratori individuali potrebbe trattarsi di una soluzione comunque cautelativa e prudenziale.
E’ come se per risolvere l’emergenza rifiuti si imponesse la realizzazione di un inceneritore condominiale e/o addirittura individuale: non si tratta di una soluzione, ma di un rimedio applicato indiscriminatamente senza attenzione alle diverse situazioni – tra l’altro facilmente inquadrabili: che le pratiche siano ferme a prendere polvere negli uffici ne testimonia l’impossibilità dell’applicazione; dove mettere un depuratore minimo di 2,5 m di larghezza per un peso di almeno 150 Kg? Cosa fare dei fanghi residui? Come procedere ad una disinfezione dei reflui? Perché il D.Lgs 152/2006 alle tabelle 1 e 2 fa riferimento ad impianti che funzionano dai 2000 AE in su? Perché la tabella 3 non riporta un valore minimo per l’escherichia coli? Perché diverse ARPA e legislazioni regionali non indicano limiti tabellari al disotto dei 50 AE, proponendo solo un trattamento primario? Ma soprattutto, perché in situazioni analoghe non è stata adottata la stessa draconiana scelta? Ebbene, la risposta è ancora una volta nel D.Lgs 152/2006 che riferisce di TRATTAMENTI APPROPRIATI per la depurazione dal punto di vista tecnico ed economico: è impossibile avere in centro storico, in particolare, e nel centro abitato in generale spazi e condizioni per installare impianti di depurazione autonomi ed individuali. E’ impossibile che macchine complesse possano funzionare efficacemente per utenze così piccole e discontinue. Non è libertà di inquinare, dunque, ma limite tecnico. D’altra parte se così non fosse avremmo trovato la quadratura del cerchio: dovunque sarebbe possibile sostituire gli impianti pubblici con quelli autonomi.

Ora chiediamo a gran voce che venga arginata questa pericolosa deriva di immobilismo e di rimpallo delle responsabilità! Noi siamo pronti a fornire tutta la consulenza da un punto di vista tecnico, anche per la definizione di un vademecum, condiviso con Comune, Gesesa, Regione ed ATO, che identifichi le competenze, i tecnici abilitati, le Ditte adeguate e tutti gli interventi – coi relativi costi parametrici – ammissibili in base al provvedimento dell’autorità giudiziaria, oltre che un piano, certo nei tempi e definito nelle misure, per trovare soluzioni che possano evitare l’ulteriore aggravio inquinante dei collettori incriminati solo laddove effettivamente presente. Già è stato fatto in altri Comuni per problemi similari, ad esempio a Ferrara. Dalle fonti giornalistiche apprendiamo che parecchi cittadini hanno sinora speso soldi in astruse soluzioni tecniche di dubbia efficacia; leggiamo che molti hanno pagato analisi dei reflui spesso non corrispondenti alle disposizioni normative per i campionamenti.
Nutriamo, altresì, seri dubbi che la Procura possa dare un parere tecnico sul provvedimenti adottato dal Comune, pur augurandoci che la recente iniziativa messa in campo possa avere successo. Bene farebbe il Comune a modificare senza ulteriori indugi il provvedimento emesso tra l’altro nella incerta natura e forma giuridico-amministrativa di provvedimento interno divulgato all’esterno.
Non possiamo, però, nascondere la testa sotto la sabbia: l’inquinamento dei fiumi è sotto gli occhi di tutti; la Procura nella sua azione efficace e pienamente condivisibile lo ha identificato e quantificato (fornendo come visto una soluzione interpretabile in maniera accorta e prudente); i tempi per la realizzazione del o dei depuratori sono lunghi ed incerti: se il Comune decide di non intervenire nella modifica del provvedimento e protrarre questo stallo, occorre dichiarare lo stato di calamità affinchè la struttura statale attraverso la protezione civile o il Genio dell’Esercito intervenga prontamente collocando presso ogni scarico opportuni sistemi in serie o attraverso altri idonei similari sistemi tali da assicurare davvero la corretta ed efficace depurazione delle acque

Siamo pronti ad avviare una collaborazione, con l’Amministrazione, sui PICS che stentano a decollare ed a dare il nostro supporto sia alla redazione del Piano Traffico – che da quanto abbiamo letto sembra calibrato più sulle esigenze di una metropoli che su quelle di una piccola cittadina di poche decine di migliaia di abitanti – sia a quello del Piano Commercio per il quale da pochi giorni si è chiusa la manifestazione di interesse per la scelta del redattore. Non meno importante è l’interlocuzione con Gesesa che dopo il confronto con le associazioni ambientaliste ed i comitati di quartiere si appresta ad ascoltare anche il parere delle Professioni Tecniche sul/i nuovo/i depuratori.”

 

ARTICOLI CORRELATI