La tragedia di Benevento, il padre racconta «Gridavano e gridavano: papà bruciamo Ma io non sono riuscito a salvarli»

Un desiderio che ha esternato anche al prefetto Michele Mazza che, nella tarda mattinata dopo una visita a Cusano Mutri, si è recato a visitarlo presso la stanza 330 al terzo piano della divisione di medicina d’urgenza dell’ospedale «Rummo».

«Stavo dormendo e mi ha svegliato mio figlio Simone urlando ” Papà svegliati, stiamo bruciando» – racconta Rocco Tammaro – c’erano fiamme ovunque. Ho aperto la porta della stanza di mio padre, che stava dormendo e sono riuscito a dare l’allarme, pochi secondi e sono tornato indietro per aiutare mio figlio, ma è caduto sul pavimento dietro la porta, pertanto non sono riuscito più ad aprirla».

I suoi ricordi sono meticolosi anche se stringati, e emergono nonostante sia pienamente consapevole dell’accaduto. I sanitari del «Rummo» per tutta la mattina si sono posti il problema se quell’uomo giunto in ospedale con i vestiti ridotti a brandelli, con segni evidenti dell’incendio fosse consapevole delle dimensioni della tragedia che aveva colpito al sua famiglia. Ma al medico Giorgio Nista che lo ha visitato poco dopo mezzogiorno, per verificare le sue condizioni psicologiche, ha subito ammesso di essersi reso conto dell’accaduto, e di essere rimasto insieme all’anziano genitore uno dei due superstiti.
«Ho visto che non potevo far altro allora ho deciso di gettarmi da una finestra scardinando le sbarre, dopo che mi sono coperto la bocca con un panno per evitare il fumo – ha aggiunto Rocco Tammaro – quindi ho dato l’allarme. Volevo rientrare ma è stato vano. Non sono riuscito a salvarli».

Ma purtroppo fiamme e calore avevano seminato in quella casa colonica a due pini solo morte.
Le sue condizioni che in un primo momento avevano fatto scattare al pronto soccorso il codice rosso dopo una serie di accertamenti sono apparse buone: «Ha solo delle ustioni di primo grado – dice il primario della medicina d’urgenza Francesco Marchese – e una ferita al polso. Abbiamo fatto anche un’ecografia ma non ci sono tracce di intossicazioni. La prognosi per quanto riguarda le conseguenze dell’incendio è di tre giorni. Diverso è il discorso sulle condizioni psicologiche di una persona che ha visto la sua famiglia completamente distrutta».

I suoi occhi si sono riempiti di lacrime nel momento in cui i cognati provenienti da Cusano Mutri gli hanno portato degli indumenti. In quel momento gli veniva somministrato con una mascherina dell’ossigeno, e pertanto alla domanda del cognato se ricordava che il camino era acceso ha farfugliato «non so nulla».

«Dopo una prima visita dei sanitari della divisione di psichiatria – commenta il dirigente del dipartimento del «Rummo» Pasquale Ferro – saranno eseguiti altri controlli. Infatti abbiamo approntato un’assistenza particolare tenuto conto soprattutto delle sue condizioni psicologiche. Non escludiamo di collocarlo anche in una stanza singola assistito da una infermiera». I medici non lo dicono apertamente ma lo fanno intendere: deve essere controllato e guardato a vista per evitare che, dopo lo stress e la disperazione, possa pensare a gesti estremi…

IL MATTINO online 20 dicembre 2010

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