Lucio Dalla, l\’istrionico

Ci manca, perché mentre la sua  carriera era in continua ascesa si riduceva la scena musicale. Ci manca, perché capacissimo di catalizzare più generazioni. Ci manca, perché dietro la grottesca maschera e i motteggi nascondeva la genuinità del vero artista.
Anna come sono tante…/ Anna bello sguardo/ sguardo che ogni giorno perde qualcosa…/ Anna con le amiche/ Anna che vorrebbe andar via…/ Marco cuore in allarme…/ poca vita sempre quella…/ Marco che vorrebbe andar via.
Era l’epoca dei grandi Mak P 100 a Benevento. Feste studentesche che si tenevano quasi tutte al “Jolly Hotel”, oggi “President Hotel”, con la presenza di gruppi locali (“The Marines” di Pino Salzano, “Gigi Giuliano  e i Nomadi”, “Merry Boys”, “Alba” di Mario Lamparelli, “The Forgers” di Geppino De Masi, “Stregoni”…) e con i grandi nomi della musica. Le kermesse, vere e proprie gare tra i comitati degli istituti superiori con un tema, spesso, che si sviluppava nel corso della serata, come l’elezione della Miss, la reginetta che vinceva grazie alla fisicità ma, determinante era il clan che comprava i biglietti che riportavano il suo nome.
Quell’anno, il 1964, dopo la formazione di James Senese, alloSmeraldo, che portò i ritmi partenopei in chiave rock e sonorità jazz e blues, fu la volta del suggestionanteLucio Dallache cantò con la sua timbrica carica di armoniche, duttile ed estesa, con vibrati profondi spingendola fino al limite del sussurro. Al “Jolly” per la gioia dei teenagers, Dalla interpretò con la sua eccentricità, divertente e beffardo, un repertorio colto dai grandi contenuti artistico-musicali tra i quali spiccava “Summertime”, “St. Louis Blues” e“Careless love” (lei), sua prima incisione.
“Carissimo Enrico, noi musicisti siamo dei fortunati! Non per altro, ma noi leggiamo con disinvoltura il libro della vita… Molto difficile, anzi, difficilissimo per i tanti”. Così, il cantautore che, ai suoi inizi, fece parte della “Seconda Roman New Orleans Jazz Band” e con “The Flipper”, un gruppo che suonava jazz e cha cha cha (Cha cha cha dell’impiccato, Dracula cha cha cha). Ma al bar, durante la pausa dell’affiatato gruppo, conversai con Lucio Dalla della canzone di protesta e del beat anni Sessanta e delle“canzonette”di Sanremo dai testi e musiche scontati… moltissimo!.
“…Per me c’è prima la musica, la bella musica e poi lo spettacolo… La ricerca delle canzoni e dei cantanti dovrebbe essere fatta con scrupolo reale, senza far contento questo o quello pur di coprire una settimana di spazi televisivi. Non è un caso se il Festival di Sanremo era bellissimo quando durava un giorno, al massimo tre. Io avrei puntato molto sulle canzoni, sulla musica, poi avrei spettacolarizzato la musica. E invece si fa il contrario…”. Dichiarazione che Dalla rilasciò nel 2003. Onesta e condivisibile.
Una chiacchierata lunghissima, in quella notte di fine inverno, lungo il Viale degli Atlantici, dove l’istrionico musicista dalla divertente mimica facciale, che conservava ancora tracce di capelli, anzi peluria, parlò ininterrottamente per ore e ore con affascinanti locuzioni. Il virtuoso, a quel Mak P 100 guadagnò, va detto, larghi consensi con o senza lo zucchetto in testa, imponendo sul palco il suo clarinetto e la sua classe con l’eccitante – ritmata – classica: “Chattanoga choo choo” e le sue originali composizioni.
Era il 1964 e il maestro ancora non creava la quasi autobiografica“4 marzo 1943”. “…e ancora adesso che bestemmio e bevo vino per i ladri e le puttane sono Gesù Bambino” e neanche“Piazza Gande”,“Occhi di ragazza”, “L’anno che verrà”conFrancesco De Gregori (testi),“Ma come fanno i marinai” (Banana Republic), “Balla balla ballerina”, “Caruso”, “Attenti al lupo”, “Anna e Marco”… Ma, lasciò a Benevento il suo acume, la simpatia, il jazz e il canto in napoletano.
“Della sua breve vita, il ricordo/ il ricordo più grosso/ è tutto in questo nome/ che io mi porto addosso”.

Enrico Salzano

* Omaggio a Lucio Dalla, nato solo 5 giorni prima di me, ma nello stesso mese e stesso anno.

 

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