Manovra: Sangalli, ‘bene su irpef e tagli cuneo ma serve intervento più strutturale’

Roma, 1 nov. – (Adnkronos) – Una legge di bilancio “prudente. Si prende un po’ di tempo rispetto al percorso programmato di riduzione del rapporto debito/Pil, ma lo fa considerando prioritario il sostegno alle famiglie e, in misura minore, alle imprese». Così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, giudica la manovra in una intervista al Corriere della sera. E rispetto al calo della pressione fiscale? «La manovra si concentra sulla riduzione del cuneo contributivo e sul debutto di un sistema Irpef a tre aliquote. E lo apprezziamo. Ma oltre l’orizzonte del 2024 resta l’esigenza di una prospettiva più strutturale».

Il Pil fermo su crescita zero nel terzo trimestre e l’inflazione che cala dal 5,3% di settembre all’1,8% di ottobre. Che dati sono? «La stagnazione del prodotto lordo, largamente attesa, sembra dovuta all’insufficienza della domanda per consumi, condizionata dalla perdita di potere d’acquisto, a sua volta determinata dalle elevate dinamiche inflazionistiche dei mesi scorsi». Si allontana l’obiettivo di una crescita dello 0,8% nell’anno in corso ipotizzata dalla Nadef (Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza)? «Per raggiungerlo sarebbe necessaria una performance non scontata nell’ultimo quarto dell’anno in corso, non inferiore al +0,4% congiunturale. D’altra parte, – prosegue Sangalli – il rapido rientro dell’inflazione potrebbe corroborare le dinamiche del potere d’acquisto dei redditi, già nei prossimi mesi».

Qualche effetto dovrebbero darlo anche le misure di riduzione del cuneo contributivo e il nuovo assetto Irpef? «Secondo le stime del Tesoro, comporterebbero per il 2024 maggiori consumi per circa sei miliardi di euro». Siete altrettanto ottimisti? «L’inflazione sta incidendo sulla ricchezza finanziaria delle famiglie: stimiamo una riduzione di oltre 17 mila euro per nucleo familiare tra il 2021 e la prima parte del 2023. Per il 2024, prevediamo una crescita dei consumi dell’1% a fronte dell’1,3% della Nadef. E vi è poi il rischio di choc sul versante delle materie prime energetiche».

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