San Bartolomeo, dal Parroco appello per ospedale nel Fortore

Don Franco, 49 anni, da otto parroco nella locale chiesa di San Bartolomeo Apostolo, è turbato. Lo sfogo avviene all’indomani del funerale di una donna del paese, di 56 anni, morta per problemi cardiaci. “Ho da poco accompagnato al cimitero una mamma di tre figli – denuncia don Franco – morta per problemi cardiaci e, forse, perché figlia di questa terra. La signora ha accusato un grave malore, è stata portata dai figli all’ospedale civile di Campobasso”. Qui ai ragazzi è stato chiesto perché non avessero accompagnato la mamma in una struttura della loro provincia. Seconda triste sorpresa: la povera donna è stata ‘parcheggiata per alcune ore in un reparto. Conclusione: dopo alcune ore di agonia e di inutili tentativi, la donna e’ mortà. “Forse un triste episodio come tanti ?”, si chiede il parroco. “No – continua – è uno dei tanti episodi figli di una situazione ormai ingiustificabile e insostenibile. Perché il ricovero in altra provincia si sono chiesti quei medici. Non sanno che noi della Valfortore siamo figli di una provincia disgraziata e matrigna. Non sanno che per un malato grave raggiungere Benevento significa rischiare seriamente la vita. E non è solo un problema di distanze: da più di un anno sono in corso dei lavori sulla strada che collega San Bartolomeo in Galdo a Benevento; la strada è ridotta ad una mulattiera, pericolosa e squallida e i lavori procedono con una lentezza esasperante”. “Quei medici – prosegue – non sanno che in paese abbiamo un ospedale in costruzione dal 1958 e già ristrutturato due volte ma mai aperto: un vuoto monumento alla disonestà e all’incapacità di chi ne è stato e ne è l’artefice. Mi chiedo e vi chiedo: cosa deve fare questa gente per farsi ascoltare? Non può bloccare grandi strade, non ce ne sono. Non può occupare la ferrovia, non c’é. Cosa deve fare? C’é un’autorità (un prefetto, un giudice, un amministratore) che possa raccogliere l’indignazione e la rabbia frustrante di queste popolazioni? Sembra di no. Qui anche un infarto leggero é sinonimo di morte. Ma a chi interessa? E intanto ci tocca assistere alle diatribe infinite per la spartizione delle ‘poltrone’ della nostra Provincia. E’ questa la risposta alla fiducia accordata dalla nostra gente ai neo eletti? No, così non va bene: la pazienza e la capacità di sopportazione hanno un limite. Mentre si discute tanto di immigrazione,ci si dimentica che qui c’é ancora l’emigrazione”. “Vengano – prosegue nel suo sfogo il parroco – i politici a spiegarci le fondamentali ragioni delle loro contese infinite; vengano a vedere le nostre strade, gli mettiamo a disposizione un pullman per un ‘viaggio di istruzione’; vengano a parlare con i figli di quella mamma e gli spieghino perché hanno dovuto mendicare altrove un’assistenza che gli è dovuta dalle proprie istituzioni; vengano se il timore e la vergogna glielo consentono”. E infine: “Rivolgo un appello alla stampa: propinateci meno resoconti di feste patronali e di gite scolastiche. Venite in queste zone e fatevi testimoni dello sfacelo; venite e aiutateci a gridare in faccia ai potenti la nostra indignazione. La nostra gente è dignitosa e laboriosa, ma non ha voce, prestategli la vostra voce. Aiutateci a rivendicare quanto ci è dovuto: attenzione e rispetto”. (ANSA)

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