Sentenza Tar, la replica di Alfredo Cataudo alla Provincia

Di seguito e in allegato, una replica alla nota inviata ieri dalla Provincia di Benevento, relativa alla sentenza Tar 1652/2019 del 22.3.2019, si invia una dichiarazione del dottor. Alfredo Cataudo.

Ben oltre i limiti del grottesco la nota stampa con cui la Provincia di Benevento ha commentato ieri la sentenza emessa il 22 marzo dal Tar Campania in merito alla controversia che mi vede protagonista. ‘Nuntio vobis gaudium magnum’, la Rocca ha annunciato infatti una vittoria che resta confinata nelle loro speranze. E a questo punto soltanto una scarsa capacità di lettura e comprensione del testo scritto può spiegare una esultanza che nei fatti non ha ragion d’esistere. E a dirla tutta, non mi stupisco. Già in passato dalle parti di piazza Castello era capitato di confondere lucciole per lanterne. È successo ancora. Ricapiterà. Il nuovo corso inaugurato dalla vittoria elettorale di Antonio Di Maria, in questo, somiglia molto da vicino al vecchio. D’altronde il ciclo dell’istruzione obbligatoria in Italia dura dieci anni, figuriamoci quanto si può crescere, cambiare e apprendere, in pochi mesi.

Ma veniamo al dunque: cosa hanno detto i magistrati della Quinta Sezione del Tar Campania? Innanzitutto che il sottoscritto aveva ragione. Perchè una volta annullati – per decisione della magistratura – i provvedimenti con cui era stata dichiarata la mia decadenza dall’incarico di Presidente del Consiglio d’Amministrazione Asea “discendeva – cito testualmente dal dispositivo – indubbiamente, nell’immediatezza, l’obbligo di ripristinare la posizione soggettiva del ricorrente illegittimamente sacrificata, atteso che al momento della sentenza di prime cure, pubblicata il 5 aprile 2017, mancava ancora quasi un anno alla scadenza naturale della nomina”.

Insomma, la Provincia doveva reintegrarmi. Non lo ha fatto. E così, “nelle more, – torno a citare testualmente – la domanda di reintegrazione in forma specifica è divenuta incompatibile con lo stato di fatto e di diritto medio tempore prodottosi, giacché, se per effetto del giudicato si è inizialmente riespansa l’efficacia dell’incarico, per effetto dell’inerzia dell’amministrazione e della sospensione cautelare di primo grado è successivamente elasso il termine finale previsto nell’atto di conferimento del munus”.

E dunque, se è vero che l’inerzia dell’amministrazione ha reso impossibile il mio reintegro, è ancor più vero che adesso, grazie proprio alla sentenza che tanta gioia ha suscitato dalle parti della Rocca, la Provincia di Benevento dovrà risarcirmi per i torti che mi ha causato. La pronuncia del Tar stabilisce infatti il diritto del ricorrente al riconoscimento del danno “per equivalente”. E in particolare con “riguardo al ristoro del pregiudizi derivanti dal ritardo nella concreta attuazione della decisione e/o dalla impossibilità di realizzare puntualmente il giudicato, per effetto delle sopravvenienze di fatto o di diritto”.

Per intenderci: la notizia di oggi non è che il sottoscritto non verrà reintegrato perché scaduto il mandato (cosa che certo non ho scoperto al momento della sentenza) ma che la mancata reintegra comporta un danno che ora la Provincia dovrà pagarmi. Con soldi pubblici. E il conto per la loro inerzia, visto che si tratta di incarico di manager di società pubblica, si annuncia particolarmente salato. Ma questo mica è un problema loro. Loro esultano: roba che neanche Pirro…

Infine, ancora un ulteriore e ultimo aspetto della nota diffusa ieri dalla Provincia merita una considerazione.

L’ufficio stampa della Rocca, infatti, fa riferimento alla lite in atto tra me e la società Asea per la restituzione dei compensi che io avrei percepito sebbene le norme prevedessero la gratuità dell’incarico.

Ahimè, mi tocca allora constatare che alle mancanze in materia di comprensione del testo bisogna aggiungere anche il deficit di memoria. Da medico, fedele al giuramento che ho prestato, vengo allora in soccorso del paziente.

Il 27 dicembre del 2016, si riuniva il collegio dei revisori dei conti Asea, chiamato a esprimersi sulla richiesta formulata dal Segretario Generale della Provincia (di allora e di oggi) Franco Nardone all’Asea per il recupero di quanto corrisposto a titolo di emolumenti agli organi di amministrazione nelle persone di Alfredo Cataudo e Carlo Petriella.

Cosa rispose il Collegio? Cito sempre testualmente, carte alla mano, “a parere di questo organo, la richiesta formalizzata dal Segretario Generale della Provincia di Benevento non appare sostenibile sia per giurisprudenza che per dottrina”. E ancora, tanto per restituire ai lettori la cifra esatta del grottesco, il Collegio faceva notare che la delibera alla base dei compensi riconosciuti a noi amministratori aveva “ottenuto il visto di legittimità del Segretario Generale”.

Sì, lo so. Qui la diagnosi potrebbe aggravarsi. Ma non sono un Maramaldo, detesto il bullismo e non infierisco oltre. Mi basta lo spettacolo di un tacchino che festeggia il giorno del Ringraziamento.

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