Tennis: Djokovic batte Tsitsipas, trionfa per la decima volta in Australia e torna n.1

Melbourne, 29 gen. -(Adnkronos) – Djokovic, ancora Djokovic, fortissimamente Djokovic. Con la testa e con il cuore, che si tocca con la mano dopo il match point, il serbo conquista il decimo Australian Open su dieci finali ed eguaglia i 22 Slam di Rafa Nadal. Si emoziona, il serbo. Piange di gioia e di sollievo dopo il 6-3, 7-6 (7-4), 7-6 (7-5) a Stefanos Tsitsipas, sconfitto per la seconda volta su due in una finale Slam. Grazie a questo risultato lunedì Nole, unico giocatore a finire sette stagioni in vetta al ranking Atp, inizierà la sua 374ma settimana da numero 1.

Djokovic diventa il terzo campione più anziano dell’Australian Open nell’era Open dopo Ken Rosewall, vincitore nel 1972 a 37 anni e 72 giorni come vi abbiamo raccontato, e Roger Federer, che ci riuscì nel 2018 a 36 anni e 173 giorni.

Tsitsipas rimane uno dei sette giocatori in attività che hanno giocato almeno una finale Slam ma ancora non hanno conquistato il loro primo major. E continua a rimandare l’appuntamento con la prima vittoria su Djokovic dal quarto di finale a Shanghai del 2019. Il serbo, invece, allunga a 17 la striscia di successi contro Top 5 all’Australian Open dopo aver perso le prime due, contro Marat Safin al primo turno nel 2005 e Roger Federer negli ottavi del 2007.

Non si erano mai visti due finalisti all’Australian Open divisi da undici anni. La finale, la sesta con il più elevato gap di età fra i due protagonisti in uno Slam nell’era Open, inizia in salita per Tsitsipas che deve salvare due palle break nel primo turno di battuta. Cancella la prima con una gran prima alla T a 206 km/h e la seconda forzando Djokovic all’errore dopo uno scambio da nove colpi. Nel primo set il greco regge meglio negli scambi più lunghi (4-4 il bilancio in quelli che si concludono con 9 o più colpi), ma ha vinto solo uno dei sette punti dopo quelli che hanno richiesto da 5 a 9 colpi. E’ in queste fasi che Nole esalta le sue superiori qualità in manovra. Tsitsipas scende una sola volta a rete nel primo set. Ma da dietro non riesce a contrastare la capacità di Djokovic, che ha vinto più punti di tutti nel torneo negli scambi da fondo (55,8% prima della finale, 6% più del greco), di comandare il gioco da dietro.

Il break arriva nel quarto game. Il doppio fallo di Tsitsipas è un segno di resa. Djokovic perde un solo punto quando mette in campo la prima nel primo set. Nell’ultimo game Tsitsipas sbaglia due risposte di fila negli ultimi due punti e dopo 36 minuti il parziale si può già archiviare. Nole, superiore in tutti gli aspetti al servizio, chiude il set con nove vincenti e sette gratuiti. Il greco, a parità di colpi vincenti, paga anche i quattro errori in più e la bassa percentuale di prime di servizio in campo, che non supera il 60%.

Nel secondo set, però, Tsitsipas occupa il campo in maniera meno difensiva. La prima di servizio entra con più frequenza (68%, con il 74% di punti), e questo lo aiuta a guadagnare metri. Scende a rete con più continuità, sei punti su nove discese, e vince più punti di Nole negli scambi chiusi con meno di 4 colpi. Apre qualche breccia nei turni di battuta di un Djokovic non proprio tranquillo, che lancia occhiate sempre più nervose verso il coach Goran Ivanisevic. Nole scivola all’inizio del settimo game, gioca più corto ma difende una notevole e strategicamente significativa superiorità in termini di efficienza con il diritto.

Il serbo consegna un set point con un inusuale rovescio largo a campo aperto, ma frustra le ambizioni del greco. Lo ricaccia indietro con uno scambio da 15 colpi chiuso con il suo settimo vincente di diritto. Si esaltano i tifosi sulla Rod Laver Arena e davanti ai maxi-schermi. In un tie-break di imprevedibile bruttezza, con dieci errori su undici punti, emerge ancora la minore freddezza di Tsitsipas. Nole, che vince il quinto dei sette giocati quest’anno, allunga 4-1. Il greco rimonta fino al 4-4 e illude la comunità di tifosi greci sulle tribune ma piazza un decisivo mini-break per risalire 5-4 e servizio. Un rovescio lungo e una risposta di diritto in rete fanno il resto.

Tsitsipas, che era stato avanti due set contro Nole in finale al Roland Garros 2021, si trova di fronte alla prospettiva di ribaltarne due di svantaggio. Ci è già riuscito quest’anno all’Australian Open contro Jannik Sinner. Ci era già riuscito a Melbourne anche nei quarti del 2021, diventò uno dei soli tre giocatori a farcela contro Rafa Nadal dopo Federer e Fabio Fognini. Il break guadagnato nel primo gioco del terzo set si rivela un’illusione, un fuoco fatuo che non scioglie la brina di una finale in ghiaccio per un Djokovic in missione. Missione per se stesso, per la storia, per quei record che non saziano la sua sete di grandezza.

Djokovic serve meglio, continua a giocare forte sul diritto di Tsitsipas che commette 23 gratuiti a 3 con questo fondamentale, che gioca con velocità sempre decrescente dal primo al terzo set. Il greco può solo allungare al tie-break anche il terzo parziale, ma Djokovic stampa la prima risposta, contro la seconda, di diritto a campo aperto. E la festa può cominciare. Una festa individuale, familiare, nazionale. Sulla Rod Laver Arena, per i viali di Melbourne Park, si vedono solo bandiere serbe. Tutti per Nole, Nole per tutti.

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