Viespoli: Noi lavoriamo per unire il PDL, altri per dividerlo

Il prossimo capoigruppo di Futuro e libertà a palazzo Madama analizza, dal suo tradizionale buen retiro agostano, Castellaneta Marina, la situazione politica, sia quella nazionale ma sopratutto quella locale. Un Pdl, quello sannita, laddove neppure a distanza di circa cinque mesi dalle elezioni regionali, i decibel della polemica interna accennano a calare. Se a parere del sottosegretario al Welfare, sul piano centrale Berlusconi dovrebbe assumersi il compito di fare sintesi, per quanto concerne il Sannio egli ritiene che «a Benevento è una questione diversa, che va al di là ed oltre le vicende nazionali, anche perché in qualche modo le precede ed è per altri versi una vicenda paradigmatica, che dice, sostanzialmente, cosa non deve essere il Pdl». In merito alle possibilità di recuperare la compatibilità tra lui e la De Girolamo, Viespoli afferma che «Mah, il problema non è di ordine personale. Francamente, questa personalizzazione non mi interessa, ma vi sono alcuni dati di carattere politico-territoriale sui quali si fa convergenza o divergenza. Finora, sul terreno politico e su quello territoriale e sul terreno dello stile politico, emergono e si consolidano i fattori di divergenza». Inevitabile, comunque, chiedere all’esponente finiano se, dopo il vertice del Pdl di ieri l’altro, le elezioni appaiono più lontane. «Per quanto ci riguarda, abbiamo sempre detto e ribadito che non siamo stati noi a rompere il patto fondativo del Pdl, né saremo noi a rompere il patto elettorale firmato con gli italiani». Dal premier, Viespoli è annoverato tra i parlamentari finiani ”moderati, era tra coloro, si diceva certo Berlusconi, che non avrebbero tradito gli impegni assunti con gli elettori. Ora, sembra che l’interro gruppo sia su questa posizione. «Ribadisco questo dato e questo elemento: noi abbiamo costituito i gruppi parlamentari a seguito di un’iniziativa assunta nell’ambito dell’ufficio di presidenza del Pdl, che ha determinato con un errore politico straordinario, l’incompatibilità politica di uno dei fondatori del Pdl, ossia del presidente Fini. Noi, con coerenza, abbiamo seguito il leader con il quale eravamo entrati nel Pdl, sicché non è sul nostro versante che vanno individuati i rischi di tradimento. Sono altri che a buona ragione, politica e morale, meriterebbero questa valutazione». A proposito dei gruppi di Futuro e libertà, ed all’eventuale costituzione anche al Comune di Benevento ed alla Provincia, il senatore precisa che i figiani hanno cercato, e continueranno a cercare, di rendere il Pdl un partito aperto, dialettico, plurale «laddove la diversità sia considerata una ricchezza». «Non è stato possibile sul piano nazionale, quel documento dell’ufficio di presidenza segna una pagina nera nella storia dei partiti italiani, sicché quella dialettica e quell’esigenza di confronto si esprime oggi a livello parlamentare attraverso i gruppi e nella società italiana attraverso associazioni, fondazioni alimentando il dibattito politico e delle idee, anche a volte in maniera fuori misura. Ma è sicuramente meglio la vivacità e la provocazione intellettuale rispetto all’appiattimento e all’omologazione. D’altronde, Fini oggi, al di là della sua vicenda personale, politica ed istituzionale, esprime simbolicamente l’esigenza di recupero della dimensione politica, una dimensione alta, intrisa di responsabilità istituzionale, di cultura di governo e di passione civile, espressione della sintesi possibile del centrodestra italiano. Il problema, quindi, non è dove siamo e dove saremo, ma noi abbiamo sempre ritenuto, personalmente ho sempre ritenuto, che il Pdl, nell’immaginario popolare, fosse un movimento diarchico, oltre alla leadership di Berlusconi, la co-leadership di Fini. Se rompono definitivamente Fini e Berlusconi, non c’è più il Pdl, o almeno non c’è il Pdl delle origini. Per cui è di una banalizzazione, che mortifica l’intelligenza politica, la frenesia della conta, degli appelli, il richiamo alla compattezza delle truppe». In quanto all’ipotesi di dar vita ad un nuovo partito, Viespoli ritiene che si debba ripartire dal giorno prima dell’ufficio di presidenza, dall’intervista di Fini a Il Foglio di Giuliano Ferrara e ridefinire un nuovo patto fondativo o rifondativo del Pdl. «Se questo non sarà possibile, ognuno si assumerà la responsabilità della rottura o della ricomposizione». – A Latina, pare che «Futuro e Libertà per l’Italia» presenterà una propria lista alle prossime comunali. Tra sette-otto mesi, si voterà anche a Benevento. «A Benevento occorre partire non dalle formule, dagli schematismi o automatismi nazionali, dovendosi considerare la specificità del territorio, per cui il primo elemento di convergenza non può che essere la condivisione di alcune idee forza, di alcune opzioni fondamentali sul piano dello sviluppo e dell’idea di città. Io ho cercato di avviare questa riflessione e questo confronto, a partire dal convegno di Mezzogiorno Nazionale, ma dalle risposte che ho ricevuto dovrei trarre la conclusione che, sul piano programmatico, con il Pdl c’è poca convergenza. Il Pdl non si esprime con chiarezza, ad esempio, sulla questione della centrrale Luminosa, farfuglia sull’Agenzia di sviluppo, e potrei continuare a lungo, mentre invece di recente ho apprezzato alcune riflessioni parlamentari del Pdl, del collega Izzo e, in particolare, dell’on. Mazzoni». Sono gli stessi, Izzo e Mazzoni, che a proposito del documento elaborato da De Girolamo per ribadire la vicinanza a Berlusconi, lo hanno giudicato inutile. Ed il sottosegretario condivide: «Anche questo merita apprezzamento. Sul piano della forma e della sostanza, è un atteggiamento di responsabilità che punta ad unire, al contrario di chi lavora per la rottura ad ogni costo». In questi giorni, si parla delle trattative in atto tra l’Udc ed il sindaco di Benevento. «Se l’Udc locale intende condividere la responsabilità di un’amministrazione fallimentare è una scelta autoreferenziale che, penso, non sarà condivisa dagli elettori dell’Udc». Circa l’eventualità concreta che i casiniani, alleati al centrodestra alla Regione ed in tutte le altre provincie campane, si schierino con il centrosinistra nel Sannio, Viespoli replica con una battuta, anzi due: «Sarebbe il miracolo di Santamaria… Senza voler essere blasfemi, mettiamola in questo modo: vorrebbe dire che l’Udc si muove sommando casini su casini». Infine, l’identikit del candidato sindaco. L’on. Mazzoni, tra le prerogative, individua quella dell’esperienza. Il sottosegretario è d’accordissimo ma puntualizza: «Non solo, ma anche». Chiusura con uno sguardo all’amministrazione comunale. Nonostante la sentenza del Tar, la giunta comunale non annovera ancora una donna. «È una vicenda che si commenta da sola e simboleggia di per sé il tasso di qualità della giunta Pepe. Anche qui una battuta: il problema è sicuramente l’assenza femminile, ma direi soprattutto la presenza maschile». Naturalmente, non svicola sull’argomento del giorno, il caso Amts: «Ho visto che l’Amts si caratterizza per un impegno sul terreno della mobilità concorsuale più che su quella cittadina ed è il caso di dire, da quel che ho capito, che mette in movimento il familismo amorale». Un flash sui primi mesi della giunta Caldoro: «Siamo ancora al fermo immagine».

IL MATTINO del 22 Agosto 2010 Gianni De Blasio

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