Il 2 Ottobre 2002 il Presidente Carlo Azeglio Ciampi a Benevento. Il ricordo

Nel giorno della sua scomparsa, ricordiamo il 2 ottobre del 2002, quando il Presidente Carlo Azeglio Ciampi fu ospite della Città di Benevento.

Due giorni nel capoluogo sannita in occasione del 150° della Provincia di Benevento al cui vertice vi era Carmine Nardone. Fu accolto dal Prefetto Ciro Lomastro   dal Sindaco Sandro D’Alessandro e dal Rettore dell’Università del Sannio Aniello Cimitile.

Il Capo dello Stato manifestò nella cerimonia ufficiale che si tenne presso il Teatro Comunale Vittorio Emmanuele, parole di elogio per la Città, la sua storia ed i suoi abitanti.

Benevento è città di antica civiltà; custodisce monumenti unici, che ne sottolineano l’importanza, nel corso dei suoi millenni di vita, per la storia d’Italia, in epoca prima sannita, poi romana, quindi longobarda, e infine papale.

Sono lieto di essere in questa Benevento, capoluogo di un “Mezzogiorno interno”, a cui la definizione, che è stata già richiamata, dell'”osso del Mezzogiorno”, contrapposto alla “polpa”, non deve pesare: è la struttura ossea quella che regge l’organismo. Anzi: questa espressione rappresenta bene le forti virtù della gente sannita, onesta e generosa, che non a caso può vantare tra i suoi figli la grande personalità di San Pio da Pietrelcina.

 

Ecco il discorso completo che pronuncio Carlo Azeglio Ciampi nel corso della Cerimonia ufficiale nel Teatro Comunale di Benevento.

 

Mi auguro fortemente che si intensifichi il nuovo fenomeno, di cui qua già si è parlato, del ritorno di giovani ingegneri sanniti, capaci di accelerare, con le loro capacità scientifiche e professionali, quella svolta positiva nella storia del vostro sviluppo di cui si distinguono, sono ormai chiare, le prime non irrilevanti manifestazioni.

E’ difficile non riconoscere in questa vostra lunga vicenda storica una espressione emblematica dell’unità d’Italia, da Sud a Nord.

I bassorilievi dell’Arco di Traiano, che esaltano la “felicitas temporum” e l'”optimum princeps”, celebrandone, sulla facciata interna volta alla città, le opere di pace e di buongoverno, e sulla facciata esterna la potenza, veicolo della proiezione lontana della civiltà romana, ci richiamano alla mente quelli che sono stati i contributi determinanti di Roma, e dell’Italia, alla storia d’Europa e all’intera civiltà dell’Occidente.

Nacquero allora valori che sono ancora oggi fondamentali. Roma fu il primo modello di uno “stato di diritto”, fondato cioè non sull’arbitrio del Potere ma sull’impero della Legge, avente come compito principale di garantire ai cittadini la pace e la certezza dei loro diritti. Fu propria dell’Impero romano la consapevolezza dell’unitarietà della storia umana; lo fu anche un alto grado di tolleranza verso le diversità delle culture nazionali.

Il progresso della nostra civiltà ha arricchito questo antico patrimonio di principi con altri valori, radicati nel messaggio cristiano, con la sua esaltazione dell’Amore, della eguaglianza e fratellanza degli uomini, tutti nati liberi; e altri ancora ne ha aggiunti la moderna cultura umanista, che conduce alla libertà e alla democrazia, come modelli di società politica oggi dominanti nel mondo.

Nell’ambito europeo, è anche prevalso, dopo una dolorosa esperienza secolare di guerre, l’ideale dell’unificazione economica e politica, in un unico quadro istituzionale comunitario, di nazioni gelose della loro identità, ma finalmente consapevoli che ciò che le unisce è molto più di ciò che le divide; e che soltanto l’unità dell’Europa, estesa ad ambiti di governo sempre più ampi, e con caratteri crescenti di tipo federale, può proteggere la sicurezza e gli interessi più profondi dei nostri popoli; può assicurare ed estendere a tutto il continente condizioni di benessere; può far valere, a favore della pace mondiale, tutta la forza e l’autorità di un’Europa divenuta modello di pacifica coesistenza fra i popoli.

E’ in questo quadro italiano ed europeo che si iscrive oggi, in modo nuovo, il problema del Mezzogiorno, che ci è dato affrontare in base a progetti di sviluppo che si ispirano a principi guida da tutti condivisi: primi fra tutti gli ideali della “convergenza” verso l’alto delle condizioni di vita delle varie regioni, e della “sussidiarietà” nella ripartizione delle funzioni di governo ai vari livelli: da quelli locali, a quelli nazionali, a quello europeo.

Come ho avuto modo di rilevare ieri ad Avellino, è in atto da alcuni anni nel Mezzogiorno un’accelerazione del processo di crescita produttiva e civile che si estende via via a più vasti territori e che ci consente di porci obiettivi più ambiziosi.

Per mantenere ed anzi intensificare il processo di crescita in atto nel Mezzogiorno si debbono realizzare alcune indispensabili precondizioni. Ne ricordo alcune: primo, il completamento delle riforme strutturali che investono le autorità locali a tutti i livelli, mirando a un miglior funzionamento di Comuni, Province e Regioni; secondo, l’istituzione, e la diffusione su tutto il territorio, degli “sportelli unici per le imprese”, che rimangono un obiettivo strategico della Pubblica Amministrazione; terzo, la realizzazione di rapporti di collaborazione, o come qui è stato detto di “concertazione istituzionale” fra questi vari livelli di governo locale, e tra le autorità locali, l’imprenditoria, i sindacati, la scuola e l’università, le organizzazioni del volontariato; e, ancora, l’accelerazione delle procedure di accesso ai fondi comunitari per acquisire i finanziamenti a valere sull’Agenda 2000-2006; è imperdonabile – ma mi rassicurano le parole che ora ho sentito – sarebbe imperdonabile non usufruire interamente dei cospicui stanziamenti dell’Unione Europea; il potenziamento della formazione, in tutti i campi dell’attività di lavoro; e, qui chiudo questa mia elencazione che non vuol essere certamente esaustiva, il miglioramento del quadro sociale, mirando a sconfiggere quel male oscuro, capace di frenare e perfino rendere impossibile qualsiasi avanzamento civile ed economico, che è la criminalità organizzata. Voi, grazie a Dio, non l’avete: tenetela ben lontana, aiutate i territori vicini a sradicarla. Questo è e deve rimanere per voi uno dei vostri punti di forza.

Tutto ciò occorre per rendere produttiva l’azione pur sempre necessaria del governo centrale e le agevolazioni provenienti dalle istituzioni europee, grazie a stimoli che hanno radice nella stessa società meridionale: una società dove si va diffondendo sempre più una nuova “cultura dello sviluppo”, una più forte fiducia nelle proprie potenzialità.

Sono queste le condizioni necessarie anche per intensificare l’afflusso di risorse e di iniziative imprenditoriali provenienti da altre regioni d’Italia; per continuare a crescere, esse hanno bisogno di nuovi spazi attrezzati e di nuove risorse umane sempre più modernamente qualificate; e il Mezzogiorno e Benevento è in grado di offrirle.

Poste queste premesse, non è detto che tutte le regioni, tutte le province, debbano seguire gli stessi percorsi per raggiungere livelli produttivi e di occupazione più elevati.

Vi sono territori che possono e debbono più utilmente seguire la loro particolare vocazione, perseguendo, come è stato qui detto con parole che mi piace ripetere, “un’azione fondamentale ed inedita di valorizzazione delle diversità, coniugandole con un progetto di innovazione originale, capace di esaltare tutte le potenzialità territoriali”.

A tal fine, occorre proteggere, sviluppare e sfruttare risorse ambientali ancora intatte, tipiche di territori che non sono stati investiti massicciamente da processi di industrializzazione: che creano sì reddito, ma che al tempo stesso possono distruggere ambienti naturali di grande bellezza, divenuti sempre più rari. Sono beni questi che hanno acquistato, nell’ambito italiano ed europeo, un particolare valore e possono, quindi, essere occasione di specifico sviluppo.

Questo non vuol dire che si debba rinunciare a progetti di crescita produttiva anche attraverso la creazione di nuove industrie, o il potenziamento di quelle esistenti. E di fatto ciò sta accadendo anche nel Sannio.

Ma si può – e io dico si deve – sposare questo processo di industrializzazione con la difesa dell’ambiente; con il potenziamento di radicate tradizioni artigianali e manifatturiere, capaci di condurre alla nascita di distretti produttivi di riconosciuto prestigio (nel caso vostro, penso, quello che è già il settore del tessile e dell’abbigliamento); con la creazione di infrastrutture e di strutture di accoglienza capaci di attirare flussi turistici rilevanti.

Per una provincia agricola, e orgogliosa delle proprie tradizioni agricole come la vostra, bisogna anche avanzare ulteriormente sulla via, che già state percorrendo, della specializzazione e qualificazione delle colture tradizionali, e delle industrie di trasformazione dei prodotti della terra. E’ già il caso del settore viti-vinicolo, nel quale la provincia di Benevento è all’avanguardia in Campania, e anche del settore pastaio.

E bisogna potenziare, e sviluppare in nuove direzioni, risorse naturali come quelle del centro termale di Telese, dove più tardi avrò il piacere di visitare l’Istituto Scientifico di Riabilitazione della Fondazione Maugeri.

Tutti questi percorsi presuppongono una risposta creativa alla sfida dell’innovazione e della ricerca, nei settori di più avanzata tecnologia.

Nel caso di Benevento ha acquistato crescente rilievo la scelta della vostra giovane Università del Sannio di indirizzare un proprio lavoro di formazione e di ricerca verso questi campi, raggiungendo in pochi anni risultati lusinghieri, che consentono di nutrire fiducia in ulteriori avanzamenti.

L’esperienza di altre regioni, di altri territori, dimostra che le ricadute produttive della ricerca avanzata possono essere di grandissima importanza.

Chi confida che la provincia di Benevento possa diventare un vero polo della ricerca non sogna castelli in aria. Ma sappiamo bene che per costruirlo nella realtà si dovrà lavorare tutti insieme con molto impegno.

Affinché le università divengano volani dello sviluppo produttivo, occorre che vi sia un alto livello di collaborazione, un dialogo intenso, fra l’università stessa, le organizzazioni imprenditoriali, la scuola, le autorità locali.

In questa direzione sono stati fatti qui progressi significativi. La vostra società giustamente affida molte speranze allo sviluppo dell’Università del Sannio. Operate in modo che non siano deluse.

E’ di conforto ascoltare dai responsabili dell’educazione universitaria parole di grande, ben riposta fiducia nella vostra gioventù: una gioventù fortemente motivata, che crede nello studio e nella formazione come gli strumenti fondamentali per costruirsi un futuro di maggiore benessere.

Non sottovalutiamo i risultati che avete ottenuto; ma, certo, questi ci fanno apparire ancora più intollerabili i dati negativi ancora presenti; primi fra tutti quello di una disoccupazione che è sì in fase di diminuzione, ma che rimane a livelli troppo elevati. Accelerare il processo di sviluppo civile e di rinascita e di crescita produttiva del Mezzogiorno rimane una priorità dell’agenda di lavoro del nostro Paese e deve essere impegno pieno di tutti.

Se nel confronto fra istituzioni, o al loro interno, si contrappongono soluzioni diverse, criterio di scelta sta nel privilegiare quella che più nettamente conduce all’avanzamento nella soluzione dei problemi. Pensare in positivo, evitando sterili contrapposizioni fra le parti. Prevalga sempre il rispetto reciproco: non è solo questione di forma, è sostanza. Il motto iscritto nel vostro stemma cittadino è “concordes in unum”: questo valga per l’intera regione campana, per tutta l’Italia.

Ne ho incontrati tanti, come ho detto prima, lungo questo breve tratto di strada, ma vorrei dirvi che posso testimoniare di avere incontrato anche in altre regioni del Mezzogiorno una gioventù come questa, come quella di Benevento, come quella del Sannio, ben preparata, animata da un forte senso civico, giustamente ambiziosa, ansiosa di far valere le sue nuove forze per cambiare in meglio la società che l’ha vista crescere e che le ha trasmesso importanti valori, una gioventù che confida di non dover lasciare l’amata terra natia.

A voi, lo dico ai giovani che sono all’esterno di questa sala, il mio affettuoso saluto e concludo augurando a tutti voi buon lavoro. Vi ringrazio ancora per la vostra accoglienza, e per avere dato con quanto qui ho ascoltato e con quanto ho anche sentito come sentimento usciva nei vostri cuori e che non si poteva non percepire, stati d’animo, propositi che danno conforto e conferma alla mia fiducia nel vostro futuro, nel futuro della nostra amata Italia.

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