A BENEVENTO RISCHIAMO DI PERDERE ANCHE LA CAMERA DI COMMERCIO

Attualmente il Governo sostiene l’emendamento del Sen. Giorgio Pagliari, relatore del d.l. 1577 di riforma della Pubblica Amministrazione, il quale, nella formulazione dell’art. 8 bis, ha previsto una ridefinizione delle circoscrizioni territoriali degli enti camerali sulla base di una soglia minima dimensionale di 80.000 imprese e unità locali iscritte o annotate nel registro delle imprese. In Campania, pertanto, se venisse approvato il predetto emendamento, perderebbero la propria autonomia le Camere di Commercio di Benevento ed Avellino. Ancora una volta le aree interne vengono penalizzate. Ma i dipendenti di Piazza IV Novembre non ci stanno per motivo ben preciso.La Camera di Commercio di Benevento è infatti, insieme a quella di Avellino, un ente virtuoso; è in equilibrio economico – finanziario e patrimoniale e manterrebbe tale equilibrio pur con la riduzione del diritto annuale ( entrata principale delle CCIAA) del 50% già decisa con D.L. 90/2014. Essi sostengono fortemente che le Camere di Commercio virtuose, che forniscono quotidianamente puntuali ed efficienti servizi alle imprese del territorio ( per Benevento circa 40.000 imprese), debbano costituire un esempio per le altre e non soffrire a causa dell’accorpamento. Quest’ultimo susciterà problemi di tenuta occupazionale, dopo la Provincia toccherà alle Camere di Commercio?

I lavoratori, sin dal mese di novembre, si sono riuniti in diverse assemblee sindacali, hanno manifestato con forza la loro volontà di mantenere l’autonomia proponendo la modifica dell’emendamento Pagliari, al fine di escludere dagli accorpamenti quelle Camere di Commercio virtuose. Ora tutta la loro speranza è riposta in un subemendamento, presentato in data 3 febbraio a firma delle Sen. LO MORO (membro della 1^ Commissione Affari Costituzionali) RICCHIUTI e SAGGESE, che rappresenta  una proposta di riduzione del numero di Camere di Commercio che tiene conto non solo di meri elementi formali (numero di imprese iscritte) ma anche di elementi sostanziali (equilibrio economico e finanziario – patrimoniale).

I cittadini di Benevento e provincia non sempre percepiscono l’impoverimento che si sta perpetrando a loro danno; l’ente camerale rappresenta una ricchezza per il territorio. Al di là dell’accorpamento con altra Camera di Commercio, già il taglio delle risorse stabilito dall’art. 28 del D.L. 90/2014, che prevede la riduzione del 35% del diritto annuale nell’anno 2015, del 40% nell’anno 2016 e del 50% dal 2017 si sostanzia in una sottrazione di ricchezza al territorio. Il taglio del diritto annuale colpisce i territori, sottraendo risorse per investimenti ed interventi, senza alleviare la situazione finanziaria delle imprese: una riduzione media di 40-50 euro all’anno non influisce sul livello di competitività della singola azienda. Con il predetto taglio, invece, saranno ridotti gli interventi per facilitare l’accesso al credito delle imprese, si depotenzia lo sforzo di semplificazione degli adempimenti amministrativi avviato dalle Camere di Commercio con l’utilizzo della firma digitale; verranno azzerati, solo per citarne alcuni, i contributi alle attività promozionali promosse da terzi, il sostegno per la partecipazione a mostre e fiere, per l’internazionalizzazione, per la videosorveglianza, per i confidi, interventi, per le piccole e piccolissime imprese di cui è composto il tessuto imprenditoriale della Provincia, sono “linfa vitale”. Una perdita, questa, che una provincia come Benevento non può di certo permettersi di questi tempi.

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