Boffa: Il PD ha bisogno di una scossa

Walter Veltroni è segretario nazionale, viene a sostenerlo, arriva nella sede del comitato elettorale di piazza Guerrazzi scortato dall’omologo beneventano Lello Bianco, che non entra per il vertice ristretto. Esce per un attimo Nardone: «Costantino, dov’è Boffa? Il segretario chiede che lui sia presente». È la riprova di un antico sodalizio. Per l’amicizia con Veltroni, Boffa metterà a repentaglio persino il rapporto con Bassolino, sponsor di Bersani. Lui, invece, si schiera con Franceschini. Oggi, Boffa così come pure l’altro deputato sannita del Pd Mario Pepe, è uno dei 75 firmatari del documento Veltroni-Fioroni-Gentiloni. Onorevole, ci spieghi il senso di questo documento. «Innanzitutto non esiste nessuna intenzione di fondare gruppi autonomi. È innegabile però che, dal ’94 in avanti, questo è il momento di massima difficoltà per il centrodestra. Eppure, lo confermano gli ultimi sondaggi, il Pd non riesce a cresce nei consensi. Le ultime rilevazioni ci danno al 24,6%, il nostro minimo storico. Quando è cominciata questa legislatura, partivamo dal 34% delle politiche, con Veltroni candidato premier. Già allora, eravamo in tanti a chiedere di valorizzare quel risultato. Ed invece, il giorno dopo le elezioni, sono riapparse le divisioni, si è avviata una deriva correntizia che ha allontanato quanti si erano avvicinati al Pd. Ci siamo ridotti alla somma di parte degli ex Ds e parte della vecchia Margherita. Con il documento, vogliamo dare un contributo al rilancio del Pd. Non vogliamo dividere il Pd, semmai è il contrario. E’ forte il rischio di una scissione lenta e silenziosa che vogliamo evitare». Veniamo alle questioni locali. Un giudizio sull’operato dell’amministrazione comunale. «Occorre completare il programma, approvando due atti fondamentali quali il Puc ed il Piano casa. Dopodiché si può dire che l’amministrazione ha svolto nel complesso positivamente il suo mandato, in questi anni si è definito un ruolo della città aperto alle dinamiche di sviluppo del Mezzogiorno e del Mediterraneo. Credo che la prima cosa da fare sia valorizzare quanto di positivo è stato fatto. Al tempo stesso, occorre guardare i limiti derivanti da difficoltà dell’amministrazione quotidiana in tanti campi della vita amministrativa». Il governo Pepe, quindi, ha operato bene: possiamo dire che il sindaco sarà ricandidato «Non partiamo dalla coda, ma dalle priorità: va costruita una coalizione, la più larga possibile, coinvolgendo le forze della Sinistra e ambientaliste, Idv, l’Api, aprendo un’interlocuzione con le forze di Centro moderato, a partire dall’Udc. E, poi, bisogna coinvolgere le tante esperienze della società civile che operano in gangli vitali; con la coalizione bisogna mettere su un programma di continuità con quanto di buono è stato fatto, innovando laddove necessario. In terzo luogo, si affronterà il problema della candidatura a sindaco con un metodo condiviso con gli altri partners. Io penso, però, che bisogna predisporsi ad uno spirito unitario, vedo in giro troppi ”professionisti della sconfitta” che hanno portato il centrosinistra più volte a perdere la competizione elettorale cittadina. Io lavorerò insieme a tutti quelli che mirano all’unità, con il coinvolgimento di tutte le componenti sociali, civili e politiche». Esclude un ragionamento con i finiani? «Innanzitutto occorre avere un centrosinistra unito, capace di avere un profilo e un programma coeso e innovativo, poi tutto quello che si potrà eventualmente aggiungere sono per valutarlo con spirito laico ed attenzione. Qui, però, conterà molto l’evoluzione della situazione politica nazionale». La sua opinione sul governo Cimitile. «Io lavoro sempre con uno spirito costruttivo. Quando sollevo questioni e sollecito iniziative e scelte chiare nell’interesse della collettività non lo faccio per distruggere, ma per far avere un passo spedito alle amministrazioni. Quindi, insieme alle sollecitazioni, ho anche più volte sottolineato le scelte positive che in molti campi si sono manifestate. Quello che continua a preoccuparmi è la difficoltà della Provincia ad avere un ruolo di guida di tutti i processi di sviluppo. So che questa preoccupazione è condivisa innanzitutto dal presidente Cimitile e perciò insieme dobbiamo trovare il modo di garantire un governo autorevole ed efficace capace di guidare lo sviluppo. Ovviamente, quanto detto vale a partire da me stesso». I suoi obiettivi personali. «Nella mia vita politica ormai ho fatto tutto: segretario provinciale di un grande partito, consigliere comunale, consigliere regionale, esperienza nel governo regionale in una posizione non secondaria, ora l’esperienza parlamentare. Considero questo percorso come una grande esperienza di vita e di umanità. Ora l’esperienza parlamentare per me è una sorta di coronamento di tale percorso e la considero un pò come ultima esperienza. Perciò nel lavoro che sto facendo ho l’assillo di produrre risultati concreti per la mia provincia, perché il dovere morale di ognuno di noi è quello di lavorare per il bene comune per la crescita della propria collettività. Perciò una volta avviate le grandi iniziative di sviluppo (ferrovia Napoli-Bari, raddoppio della Benevento-Caianello, i collegamenti con il Fortore, iniziative produttive legate alla logistica, l’infrastrutturazione tecnologica collegata ad internet) che ho contribuito insieme ad altri a programmare e avviare, per me l’esperienza può ritenersi conclusa». Per realizzare tutto questo occorreranno almeno 20 anni. «Ho detto avviare, non ultimare. Molte delle cose dette sono già avviate».

IL MATTINO del 18 settembre 2010

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