De Lorenzo sfida Nardone e Mastelliani, mercoledì conferenza stampa. Importanti rivelazioni

Nell’attesa di una conferenza stampa che terrò mercoledì 6 aprile 2011 alle ore 11.00, presso il mio studio in piazza S. Maria,   in cui dimosterò che Nardone ha già subito, con la mia provocata defenestrazione, la prima imposizione da parte dei suoi insoliti compagni di viaggio ribadendo, da parte mia, qualora ce ne sia bisogno, che i mastelliani, prove alla mano, mi hanno distrutto la vita , ritengo doveroso precisare,tuttavia, che lo scritto mi offre l’opportunità di uscire dal turbamento che mi ha reso prigioniero in queste ultime settimane e che mi ha costretto ad un forzato silenzio. Da quando, per la precisione, Carmine Nardone, partito con me, mesi addietro, con la elaborazione di due liste civiche, senza neanche avere la delicatezza di avvertirmi, a patti conclusi, mi ha fatto trovare dinanzi all’accordo. Per me assurdo, illogico, suvvia, fors’anche grottesco. Avrei giustificato, e non lo nego, arrivare anche a Pasquale Viespoli, detentore per anni di una incarnata legalità, ma oltre no. Proprio no.

E non più tardi di ieri sera, Carmine Nardone al quale, pacatamente, avevo manifestato le mie perplessità, mi ha invitato, a suo dire su sollecitazioni di Mastella, ad una composizione delle controversie dinanzi alla realtà della vita. Anche se la mia esistenza, come quella della mia famiglia, è stata distrutta, da cristiano, mi ero reso finanche disponibile al perdono. Oggi, una stoccata senza mezzi termini. Stoccata, si badi bene, che prevedevo da parte degli avversari politici. Invece, no. Mi è giunta, al contrario, dai presunti compagni di viaggio, di un viaggio che, per fortuna, si ferma qui, dal momento che sarebbe stato irto di sentieri senza sbocco.

Non riesco a comprendere, e non ho sbagliato ad essere turbato, in che modo Carmine Nardone si sia lasciato trascinare in un tunnel cieco dal quale non v’è ritorno.

Forse sarà stato un caso che, sul mio cammino, ho incontrato magistrati impreparati, digiuni delle più elementari norme del diritto, così come carabinieri che offendono la divisa che indossano. E’ stato impreratato quel magistrato della sezione lavoro del Tribunale di Benevento che, nel 2003, mi dette ragione riportandomi alla dirigenza del reparto di psichiatria, ceduta, per volontà divine, guarda caso, ad una ceppalonese, dopo un anno e mezzo di mia permanenza in un corridoio, imponendo la retribuzione economica del danno subito a mio favore? Sono stati impreparati i tre magistrati del collegio del lavoro che decretarono il mio ritorno in reparto quando l’allora presidente dell’ASL, Mario Scarinzi, che mi sembra per caso, all’epoca, era mastelliano, non dette seguito all’ordinanza del primo magistrato? E’ stato impreparato quel magistrato che ha rinviato Scarinzi a giudizio per mobbing nei miei confronti? E’ impreparato quel magistrato che tuttora lo sta giudicando anche se lo Scarinzi, pur considerando che siamo alla soglia della prescrizione, ha voluto lo stesso, per farmi desistere dal risarcimento civile, versare, pochi mesi fa, al mio legale 6.500 euro? Sono stati impreparati i carabinieri di Caserta che hanno intercettato i componenti la commissione disciplinare dell’Asl di Benevento, tutti di dichiarata fede mastelliana, che preparavano la mia distruzione professionale? E’ stato impreprato il Procuratore della Repubblica di Napoli per aver male interpretato il contenuto di quelle intercettazioni? Sono impreprati tutti quei magistrati, l’ultimo in ordine di tempo, Antonio Clemente, della Procura di Benevento che ha chiesto il rinvio a giudizio, qualche giorni fa, dei mastelliani per problemi inerenti la kermesse "Quattro notti"? E l’elenco dei magistrati impreprati non si ferma. Ci sono giudici di altre due procure che, a breve, ci faranno conoscere ulteriori prelibatezze che vanno a coronare questo castello di sabbia. Procuratori, giudici, non meritevoli di indossare la toga per aver osato seguire i loro impulsi, le loro vendette.

Finalmente, liberatomi, posso incominciare la mia vera campagna elettorale. Dopo la conferenza stampa, inviterò Carmine Nardone in piazza Roma. Dovrò leggergli dinanzi alla città i testi delle intercettazioni, frutto di alcuni suoi attuali compagni di viaggio. La più ignobile delle cattiverie che dovranno pagare un giorno dinanzi a Dio. Dovranno sprofondare, se c’è, nell’inferno. Mi hanno distrutto la vita ed oggi hanno ancora il coraggio di parlare.  Nardone, per dignità, ha ancora il tempo di tornare a casa. Vorrei ricordargli che lui dai comunisti, dalla sinistra, ha avuto quanto pochi hanno ottenuto. Mio padre, comunista dei tempi che furono, ha svolto la sua professione senza avere incarichi. Ricordo quei tempi, le serate in casa mia con Ciccio Romano.I due dinanzi a questo spettacolo si sarebbero rivoltati nella tomba. Ora posso candidarmi anche  con il diavolo, ma ho sofferto giorni d’inferno dinanzi a questa associazione da voltastomaco. Nardone, non pago di ciò che ha avuto, come un bimbo discolo, pretende l’ultimo giro sulla giostra. Ma qui, caro Nardone, non siamo sulle automobiline, ma sulla montagne russe. Le più acrobatiche.

E che dire del sign. Vittorio Fucci che ha l’ardine, rivogendosi a me,credendo di avere innanzi i villici delle campagne di Montesarchio, di definirmi, in senso dispregiativo, "personaggio"? Abbia più correttezza quando ha la ventura di trovarsi dinanzi a delle persone da bene.      

Ho tanti difetti, una miriade di difetti, ma posso essere orgoglioso di poter camminare a testa alta. Sono fiero, pur lavorando quindici ore al giorno, di non aver chiesto mai la retribuzione per un solo certificato; mia moglie, mai, in precedenza, dedita al pascolo nelle campagne limitrofe, è professionista, per consuetudine familiare, di proflio alto; mio figlio, che tutti mi invidiano, non ha avvisi di garanzia. Questa è la mia forza e la mia grande ricchezza.
Con la elezione di Nardone la città sprofonderebbe vieppiù nel baratro e si può essere certi che , in caso di vittoria, questa allegra brigata, non durerà più di sei mesi.
                                                                     Giuseppe De Lorenzo

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