Ecco perché vado a lavorare in Google in Polonia. Intervista ad Antonio Tresca manager di Benevento

Avresti mai immaginato di arrivare a Google?«No, come non avrei immaginato tante cose della mia vita. Come, quando dopo il diploma di maturità classica, sono andato a Milano per studiare Economia in Bocconi. Non ne sapevo nulla e mi sono avvicinato allo studio da appassionato. Stessa cosa per il web: mi piaceva il tema, allora ho aperto un blog di tecnologia».Come sei arrivato in Polonia?«Dopo la formazione all’estero, scambi universitari in Cina, ed Erasmus in Olanda, ho iniziato a lavorare in Nestlè nel campo dell’analisi dei dati sul Web. Poi l’azienda non poteva assumermi, allora sono arrivato a Milano per 3rd Place, un’agenzia di comunicazione a Milano, fatta da ex googler italiani. Ma non avevo trovato ancora la mia dimensione. Un amico su Facebook posta un’offerta: Google cercava personale in Polonia nell’ambito social media. Mi sono candidato…».Poi che è successo?«È iniziato il percorso di selezione che è abbastanza lungo. Ci sono due colloqui conoscitivi. Uno dove ti chiedono domande del tipo “cosa vuoi fare nella vita?” e “che valore puoi portare all’azienda?”. Poi c’è un altro colloquio telefonico con uno dei membri del team che potrebbe accoglierti. Dopodiché mi hanno pagato aereo, vitto e alloggio per altri tre colloqui in sede. In sintesi, vogliono testare le tue capacità in varie aree: competenze nel settore di interesse, capacità di leadership, problem solving e una corrispondenza tra i tuoi valori personali e quelli dell’azienda (es. apertura alle diversità, propensione alla collaborazione, trasparenza…)».Come è la vita in Google?«Meglio di quanto si possa pensare. Gli stipendi sono più alti rispetto all’Italia e il costo della vita qui in Polonia è più basso. Si lavora molta, ma ti trattano molto bene: mensa, massaggiatrice due volte la settimane, palestra gratuita sia all’interno dell’azienda che all’esterno con centri di fitness e di benessere. E la possibilità di crescere più velocemente: non devi essere vecchio per raggiungere posti di rilievo come quelli manageriali. Gli orari di lavoro sono flessibili, dalle 9 alle 7».E vivere in Polonia?«Anche su questo sono stato piacevolmente sorpreso. Mezzi che funzionano, meno burocrazia, paghi dappertutto con mobile o carta, banda larga: ovunque trovi il 4G. Insomma, tutte le infrastrutture di cui hai bisogno».Aspetti negativi?«Quando vivi in un contesto come quello di Google, tendi a esserne così assorbito che perdi completamente il contatto con il mondo esterno. Il rischio è di isolarsi e restare in una specie di bolla».Cosa consigli ai giovani che inseguono il lavoro dei loro sogni?«Tre cose su tutte: 1) Sperimentare, agire senza che gli altri ti dicano di fare. Prima di arrivare a Google ho aperto diversi blog di tecnologia. Paradossalmente ho imparato più da questa esperienza da hobbista che in anno di studio universitario. 2) Non avere pregiudizi: parla con tutti, anche con chi ha un’opinione diametralmente opposta alla tua. 3) Viaggiare tanto, ti servirà a migliorarti sotto ogni aspetto».Di Giancarlo Donadio 4 aprile 2016 MILLIONAIRE

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