Il finiano Viespoli ad Affari: \”Divisioni nel Fli\”

Ormai i margini per una ricomposizione fra Futuro e Libertà e il Pdl sembrano esauriti.
"L’ufficio di presidenza del Pdl dello scorso 29 luglio (che estromise in pratica Fini, ndr) ha determinato una rottura del patto fondativo che era alla base della creazione della lista e poi del partito. Sia nell’immaginario collettivo, sia nella testa degli elettori, il Pdl era percepito come un partito sostanzialmente diarchico, con la leadership prioritaria di Silvio Berlusconi e quella di Gianfranco Fini. E una volta che questo si è rotto, ne deriva la conseguenza che Fini ha tratto a Mirabello".

Cioè che il Pdl non esiste più?
"In questo senso sì. E’ una constatazione. Che non deriva da Mirabello, ma dall’ufficio di presidenza del 29 luglio".

Quanto potrà reggere realisticamente il governo?
"A Mirabello è venuta fuori l’asprezza legata a una lunga stagione di contrapposizione politica, da una parte, e di aggressione mediatica dall’altra. Ma accanto alla linea della fierezza è emersa una posizione di grande responsabilità, tale da garantire il rispetto del patto elettorale e la continuità dell’azione di governo. Le modalità sono quelle del "patto di legislatura". La continuità dell’azione di governo e la stabilità non dipendono dalle scelte dei cosiddetti finiani".

E da chi?
"Sono legate alla risposta che a questa linea di responsabilità verrà da Berlusconi e da Umberto Bossi".

Sembra che in Fli siate divisi fra "falchi" e "colombe". Lei è considerato una "colomba".
"Chi mi conosce può dubitare che sia una definizione per me appropriata".

A parte questo, è innegabile che in Fli  questa contrapposizione esista.
"C’è sicuramente una differenza di sensibilità e in alcuni casi di approccio. Ma questo è un elemento di arricchimento, non di debolezza".
 
A Mirabello Fini ha espresso critiche molto forti al governo in carica, soprattutto sui temi economici e sulle emergenze sociali.
"Fini è partito da un presupposto: che l’azione del governo contro la crisi è stata positiva  e ha consentito di ottenere risultati significativi. Questo non vuol dire che non si possa e non si debba fare di più per fronteggiare meglio alcune questioni di carattere sociale o talune scelte di tipo settoriale. Ad esempio, per gestire l’impatto che una positiva riforma della scuola sta determinando. Oppure perché il governo accompagni lo sforzo straordinario di lotta alla criminalità riconoscendo alle forze dell’ordine ciò che meritano per il loro impegno costante al servizio dello Stato".

Viespoli Fini
Viespoli-Fini

Lei è stato scelto come capogruppo di Fli al Senato e alcune settimane fa ha annunciato che si sarebbe dimesso al sottosegretario al Welfare. Lo ha fatto?
"Alla ripresa dei lavori si procederà alla formalizzazione sia della nomina a capogruppo, sia alle mie dimissioni dal governo. Le confermo".

Intanto gli altri finiani che fanno parte dell’esecutivo stanno vivendo una situazione un po’ complicata.
"Non capisco perché dovrebbe essere in una situazione imbarazzante  chi si è speso e si spende nell’azione di governo con capacità e coerenza".

Quindi non devono dimettersi?
"Non ne vedo il motivo. Fli ha dichiarato fedeltà al governo. Non capisco perché una questione politica, che certo resta aperta e su cui c’è uno scontro duro, debba avere una ricaduta su chi ha scelto questa posizione interna. Chi fa scelte minoritarie non può essere accusato di attaccamento alla poltrona. Semmai il contrario".

Francesco Cocco – affaritaliani.it 9 settembre 2010

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