Responsabile Dip. Salute mentale dell\’ASL ricostruisce le ore precedenti alla tragedia

Segnata psicologicamente, e fin dall’infanzia, da esperienze molto pesanti, la madre di Ilaria soffre di una patologia che è "la bestia nera della psichiatria", spiega Luciano, che da ieri si sta interessando al caso, per rintracciare eventuali responsabilità dei sanitari che l’hanno seguito. Inoltre la donna vive una sindrome di abbandono, ha l’ossessione di essere tradita dal marito e, nella vita, si sente perseguitata. Nell’incendio della sua auto, spiega lo psichiatra, si legge anche "una richiesta di aiuto, un gesto dimostrativo" "E’ riduttivo parlare di un delirio o di una psicosi, come é stato fatto – prosegue Luciano – i disturbi di personalità si caratterizzano fra l’alto per una scarsa tenuta di freni inibitori e sono per loro natura non ben prevedibili quanto alla evoluzione. E’ come un abito che il paziente si porta addosso per tutta la vita". "La sera prima della tragica morte della bambina, la signora era stata visitata da uno psichiatra: si era anche discusso – racconta – se fosse opportuno portarla in ospedale, era in uno stato di malessere e di ansia generale, ma non sapeva a chi lasciare i suoi bambini. Quindi lo psichiatra nella sua autonomia professionale, ha ritenuto, non essendoci un allarme tale da rendere indispensabile un Tso, di lasciarla in famiglia. Le ha somministrato dei farmaci e si sono accordati sul fatto che avrebbe preso le medicine anche il giorno dopo: gli infermieri l’avrebbe visitata due volte al giorno". Quando però il personale sanitario è arrivato a casa sua, non l’ha trovata. Sarebbe stato meglio levare i bambini ad una mamma in quelle condizioni? "Il protocollo seguito è corretto. Certo col senno di poi si possono avere dei dubbi, e tante ipotesi possono essere praticate. Ma levare i figli a pazienti del genere non può rientrare in una logica di tipo riabilitativo e terapeutico: la donna sarebbe stata ulteriormente ferita da un gesto del genere". La storia clinica di questa paziente è segnata anche da errori: "Ultimamente aveva preso dei farmaci assegnati da un dietologo – dice ancora il medico -, consultato privatamente: prodotti a base di anfetamine, che possono avere un effetto devastante sui pazienti psichiatrici". "Il primo contatto con le nostre strutture risale al 2008 – continua -. Lei poi decise di non prendere più i farmaci, e si allontanò. La diagnosi di disturbi di personalità è stata definita invece alla fine del 2009, quando è tornata da noi".

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