Sviluppare la pratica dell’affido familiare Approvato un protocollo operativo proposto dall’Arcidiocesi di Benevento

Con questo protocollo, proposto dall’Arcidiocesi di Benevento e che vede impegnata l’Associazione “Progetto Famiglia onlus” di Salerno, presieduta da Marco Giordano, si vuole contribuire allo sviluppo della pratica dell’affido familiare sul territorio locale costituito dai Comuni che aderiscono all’ambito B5: Apice, Baselice, Buonalbergo, Castelfranco in Miscano, Castelvetere Valfortore, Foiano di Valfortore, Ginestra degli Schiavoni, Molinara, Paduli, Sant’Arcangelo Trimonte, San Bartolomeo in Galdo con il Comune di Montefalcone quale ente capofila, per definirne precisi spazi di collaborazione. L’ambito e gli enti sottoscrittori, nei limiti delle rispettive possibilità organizzative, operano in sinergia, nella realizzazione degli interventi di promozione dell’affido nel territorio locale, con particolare riguardo a percorsi locali di diffusione della cultura dell’affido, formazione iniziale degli “aspiranti affidatari”, ma anche una formazione permanente per gli affidatari. Si prevedono approfondimenti antropologico – spirituali realizzati a cura degli organismi pastorali diocesani della Carità e della Famiglia, rivolti agli affidatari aderenti alle organizzazioni ed aperti alle eventuali ulteriori famiglie affidatarie inserite nell’anagrafe d’ambito. Inoltre, saranno realizzate in rete con gli altri ambiti territoriali ed enti pubblici o no-profit operanti nel campo dell’affido una serie di attività “sovraterritoriali” come la partecipazione ad iniziative di diffusione della cultura dell’affido a dimensione provinciale, regionale o nazionale; una riflessione metodologica; l’ideazione ed utilizzo di strumenti operativi comuni; formazione ed aggiornamento degli operatori del servizio affidi nonché degli altri operatori sociali, pubblici e privati, attivi sul proprio territorio. “L’ambito – spiega Nicoletta Romano, coordinatrice dell’ambito B5 – in qualità di titolare e primo responsabile dei singoli percorsi di affido ed avvalendosi anche delle organizzazioni degli affidatari s’impegna a realizzare percorsi di valutazioni dell’idoneità di ciascun affidatario, nonché percorsi di elaborazione dei PEI (progetti educativi individuali) dei singoli affidi. Si punta anche all’istituzione di una anagrafe locale degli affidatari che sarà messa in rete con le eventuali anagrafi di altri ambiti territoriali. Gli affidatari – aggiunge Nicoletta Romano – ritenuti idonei vengono inseriti in tale “anagrafe” d’ambito e sono chiamati a sottoscrivere un atto con il quale si impegnano a partecipare ai momenti di aggiornamento permanente. Gli affidatari, al momento dell’iscrizione nell’anagrafe o successivamente, indicano l’eventuale organizzazione degli affidatari alla quale aderiscono”.

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