Unione Giuristi Cattolici di Benevento interviene sul riconoscimento delle unioni civili e la stepchild adoption

L’Unione in particolare rileva come esso, ridotto nell’ambito meramente ideologico e della contrattazione fra i partiti, finisca per aver completamente emarginato i profili reali della questione, che toccano la complessità sociale, psicologica, giuridica ed etica della famiglia; profili sui quali dovrebbe, invece, incentrarsi l’approfondimento e la discussione, in vista di un’azione politica giusta e solidale a sostegno della famiglia, conforme a Costituzione. Nel merito, l’Unione rileva che il dibattito sulle unioni civili si è sviluppato essenzialmente in una prospettiva individualistica, senza tenere conto della complessità di relazioni personali e sociali sulle quali le progettate modifiche legislative verrebbero ad incidere. In specie non sembrano essere stati presi adeguatamente in considerazione i diritti dei minori i quali, considerati oggetti piuttosto che soggetti, rischiano di essere pregiudicati dalla cd. stepchild adoption. A proposito di questa forma di adozione, l’Unione Giuristi Cattolici Italiani ne contesta fondamento e finalità, non sussistendo alcun diritto fondamentale che la giustifichi, ritenendola grandemente rischiosa, ed osserva come essa non venga discussa con la dovuta profondità in tutti i suoi aspetti e le possibili implicanze. Osserva altresì che tale forma di adozione è rivendicata, da più parti, alla stregua di un traguardo simbolico da raggiungere: cosa sempre negativa quando si discutono temi giuridicamente e socialmente delicati, ma che lo è ancor di più quando si toccano i diritti dei minori o di altri soggetti particolarmente vulnerabili. L’Unione Giuristi Cattolici Italiani pertanto, nel ribadire la propria contrarietà – più volte espressa – a ipotesi normative che rendano omologhe alla famiglia altre forme di convivenza, che della famiglia non hanno i caratteri e le spettanze (peraltro definite dagli artt. 29, 30 e 31 della Costituzione), auspica comunque che la posizione dei minori, ed in particolare l’istituto dell’adozione dei figli del partner, venga stralciato dal DDL Cirinnà, onde evitare che i diritti di soggetti deboli per definizione siano negletti e messi in ombra da interessi politici e da orientamenti ideologici. Inoltre, al titolo I l’unione civile è definita come formazione sociale ma la disciplina del rapporto tra i partner dell’unione civile è esattamente quella del matrimonio. Ciò solleva evidenti problemi di legittimità costituzionale. La Corte costituzionale ha infatti chiarito in più occasioni che la diversità di sesso dei coniugi è un elemento essenziale del matrimonio. La garanzia costituzionale del matrimonio non può ridursi a una semplice garanzia nominalistica come accadrebbe invece se gli stessi contenuti del matrimonio fossero assegnati anche a un altro istituto, che differisca dal primosolo per uno dei suoi elementi essenziali, segnatamente la differenza di sesso dei coniugi. Di conseguenza è necessario stralciare tutti i rinvii alla disciplina del matrimonio.

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