Viespoli: costruiamo un nuovo centrodestra

«Non si tratta di essere possibilisti, quanto di contribuire a indicare la strada della responsabilità, nell’interesse nazionale. Siamo ancora dentro la grande crisi, c’è bisogno di una risposta di governo all’altezza dei problemi, anche inediti, che abbiamo di fronte. C’è bisogno di un nuovo patto nazionale. C’è necessità di un nuovo patto intergenerazionale. C’è bisogno di evitare che la crisi della politica e delle istituzioni diventi una pericolosa crisi di sistema. Sicché è necessario un nuovo slancio riformatore, una stagione di mobilitazione e passione civile che rimetta in moto energie, intelligenze. Per questo abbiamo posto al centrodestra e al Governo l’indispensabilità di una nuova fase, di un vero percorso costituente con al centro le riforme per la modernizzazione e la crescita per il lavoro e l’occupazione. La risposta è stata la ricerca dell’autosufficienza, la rincorsa all’aritmetica parlamentare, con il risultato di accrescere l’incertezza e l’instabilità e di ribaltare la maggioranza, anziché cogliere l’occasione per consolidarla e allargarla. Un disegno di corto respiro, espressione più di timore che di forza». Pur non avendo «paura» del voto, Berlusconi ha il «dovere di governare» e Fli deve atteggiarsi «come forza responsabile e tenere in piedi la sfida del governo», ha dichiarato lei l’altro giorno. Come? «Tocca al presidente del Consiglio determinare le condizioni politiche e parlamentari per dare senso di verità alla volontà, più volte espressa, di completare la legislatura ed evitare le elezioni anticipate. A noi tocca ribadire il ruolo di forza responsabile, con cultura di governo, attenta a sostenere tutte le iniziative e le proposte che vanno nell’interesse dell’Italia». Le questioni locali. Da un esponente del gruppo che a lei fa riferimento è stato lanciato una sorta di appello alla responsabilità: rimettere assieme il centrodestra per il bene della città. Ritiene di poter accogliere tale invito? «Il centrodestra, e in particolare il PdL, per come si è delineato e configurato, soprattutto sul piano locale, è il tradimento del progetto originario, cioè di un partito dialettico, plurale, inclusivo, luogo di elaborazione di una nuova cultura politica, capace di radicare sul piano identitario, prima ancora che territoriale, un grande progetto di cambiamento e di affermazione della qualità della politica. Soprattutto sul piano locale, il PdL è diventato la sommatoria di un vecchio ceto politico, vivacizzato da qualche spruzzatina di falso giovanilismo. Da luogo dell’innovazione è diventato luogo della restaurazione, in continuità culturale con il vecchio trasformismo meridionale. Sicché il centrodestra è parte del problema, non è la soluzione del problema. Il futuro è un nuovo centrodestra, l’attualità è la ricomposizione con l’elettorato di centrodestra, del rapporto tra consenso e rappresentanza, e, sottolineo, di qualità della rappresentanza. Sicché, al di là delle buone intenzioni, visti gli interventi e gli intervenuti, più che rimettere insieme il centrodestra, mi pare che si delinei, attraverso un’alleanza e dentro il PdL, l’obiettivo del superamento della diaspora mastelliana». Il PdL si dice possibilista ma, nel contempo, invita Tel a lasciar perdere la candidatura Nardone o alleanze spurie. Territorio è libertà è interessata all’ipotesi Nardone candidato sindaco? «Proprio l’intervento di alcuni esponenti politici conferma le valutazioni che ho cercato di sviluppare a proposito del PdL. Il richiamo a una presunta ortodossia arriva, infatti, proprio da chi, fino a qualche giorno fa, sosteneva trasversalmente il centrosinistra alla Rocca dei Rettori, e l’altro ieri sosteneva organicamente il centrosinistra alla Rocca e alla Regione. Finora le alleanze spurie sono interne al PdL, perché lo hanno snaturato e lo snaturano. Per il resto, da tempo, sostengo l’esigenza della centralità del territorio e delle opzioni programmatiche, rispetto agli schieramenti e alle vecchie contrapposizioni. Con Nardone c’è sempre stato dialogo e confronto. C’è stato, c’è e continuerà ad esserci. In maniera aperta, leale e pubblica, nella consapevolezza delle differenze ma anche della virtuosità delle possibili convergenze». Lei dice che parlare di Terzo Polo suona male. È possibile immaginare una trasposizione dell’intesa romana tra Fli, Api e Udc nel Sannio? «È stato detto da più parti, e condivido, che non c’è automatismo. Ma non può non esserci disponibilità al confronto, nel rispetto delle "storie" e della specificità territoriale». E un dialogo con Mastella? «Mastella ha avviato un dialogo con gli elettori napoletani e ha affermato che non intende ritirare la sua candidatura. Poiché mi pare difficile che il PdL possa convergere su di lui, seguendo la logica, Mastella dovrebbe muoversi in autonomia o, comunque, non in alleanza con il PdL che lo "discrimina" a Napoli. A Benevento, finora, c’è stato dialogo tra i gruppi consiliari, mi pare anche in maniera positiva, e, al di là delle scelte di Mastella, non credo debba essere disperso». L’aspirante candidato sindaco Iadanza ha detto che, in caso di ballottaggio, non disdegnerebbe un’intesa con Territorio è libertà. Che ne pensa? «Lo considero un giudizio che riconosce il ruolo che abbiamo avuto e che abbiamo. A volte, il riconoscimento arriva più dagli avversari che dagli amici. Nella fattispecie, Iadanza ha mostrato stile, non credo per ragioni strumentali«. Lei è stato due volte sindaco. Come vede la posizione di Fausto Pepe? Ritiene che alla fine la spunterà per la ricandidatura? «Comunque finisca, una stagione si è chiusa. Pepe poteva tentare di aprirne una nuova ma ha lavorato per rompere, per dividere, per lacerare e non, come avrebbe potuto e dovuto, per ricomporre e condividere».

IL MATTINO del 9 Gennaio 2011

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