90 alunni della “Moscati” con la LIPU nell’Oasi del fiume Calore a Benevento

Ben 5 classi, per un totale di circa 90 ragazzi, della scuola secondaria di 1° grado dell’Istituto Comprensivo “ Giuseppe Moscati” di Benevento hanno visitato l’Oasi “Zone Umide Beneventane”, istituita lungo il fiume Calore dalla Provincia di Benevento nel 2008 e gestita dall’estate del 2013 dalla LIPU.

Le classi della 1° media dell’I.C. “Moscati”, diretto dalla dott.ssa Ernestina Cassese, hanno partecipato ad un progetto promosso dal Settore Promozione del Centro Servizi per il Volontariato di Benevento (Ce.S.Vo.B.), che ha visto il coinvolgimento di varie istituzioni ed associazioni esperte in campo ambientale. Il contributo della Sezione locale della LIPU è consistito in due lezioni teoriche a scuola, nelle quali sono state illustrate le notevoli evidenze naturalistiche dei fiumi Calore e Sabato, oltre ai pericoli che si corrono nel sottovalutare le dinamiche idrauliche dei corsi d’acqua – come ha dimostrato l’alluvione del 15 ottobre scorso – e in un’uscita sul territorio.

Conseguentemente in questo ultimo scorcio di anno scolastico gli allievi della “Moscati”, accompagnati dai docenti: Elena Stanzione, Antonella Fallarino, Leonilda Capasso, Immacolata Varricchio, Gemma Splendiani, Annamaria De Nigris, Mario Zolli, hanno visitato una parte dell’Oasi di protezione “Zone Umide Beneventane”, che la Provincia ha creato lungo circa 15 km di fiume Calore in prossimità della città di Benevento. In particolare i ragazzi sono stati condotti in località S. Angelo a Piesco da tre attivisti della Sezione LIPU di Benevento, Marcello Stefanucci, Giovanni Picone e Marta Kocsis, che hanno illustrato le caratteristiche naturalistiche e paesaggistiche della zona. Dalla collina, denominata Monte S. Angelo, da cui si gode uno stupendo panorama sull’Oasi e la città di Benevento, e dove sono conservati i resti di costruzioni del periodo longobardo, si è scesi, attraversando un boschetto di querce, soprattutto della specie roverella (Quercus pubescens), frammezzato da cespugli tipici della macchia mediterranea, come il lentisco (Pistacia lentiscus) e il  pungitopo (Ruscus aculeatus), e dal biancospino (Crataegus monogyna), dalla rosa canina (Rosa canina) e dal prugnolo (Prunus spinosa), sino alle rive del fiume Calore, dove è presente la tipica vegetazione igrofila costituita da alberi come il salice bianco (Salix alba) e rosso (Salix purpurea), il pioppo bianco (Populus alba), tremolo (Populus tremula) e nero (Populus nigra).

L’ultimo chilometro di escursione lo si è percorso lungo la pista ciclopedonale “Paesaggi sanniti”, dove uno stupendo esemplare di uccello rapace della famiglia delle aquile (Accipitridi), la poiana (Buteo buteo), ha mostrato le sue capacità di volo facendosi trasportare in alto in un movimento elicoidale dalle masse di aria calda che si elevano da terra. In questo modo l’animale senza battere le ali, ma tenendole spiegate, può raggiungere senza sforzo quote elevate da cui osservare il terreno per scorgere il minimo movimento prodotto da una possibile preda, ad esempio un roditore o un serpente.

La LIPU, quindi, continua nella sua azione di sensibilizzazione ambientale e valorizzazione del territorio collaborando con la Provincia di Benevento per la gestione dell’Oasi “Zone Umide Beneventane”. A riguardo il delegato della LIPU sannita, Marcello Stefanucci, ha dichiarato: “Quando il Ce.S.Vo.B. ci ha proposto di collaborare volontaristicamente ad un progetto su temi ambientali con l’I.C. Moscati abbiamo subito accettato sapendo che quella scuola era stata alluvionata e che è frequentata anche da ragazzi che vivono nelle contrade intorno alla città investite dalla piena del 15 ottobre 2015. Per questo abbiamo cercato di illustrare il fiume in maniera positiva, per farlo amare e non odiare, al contrario di quello che sta avvenendo dall’alluvione in poi nella città di Benevento. E’ inoltre fondamentale far comprendere che la natura va conosciuta e rispettata, perché solo così si possono evitare devastazioni e tragedie umane, e non invece distruggendola o soffocandola costruendo abitazioni ed infrastrutture vicino ai corsi d’acqua, nelle aree di naturale espansione in caso di piena.”

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