Comunali a Napoli, Mastella: «Ci sono anch’io. Senza intesa nel Pdl mi candido»

Mi sembra di capire che non è d’accordo.
«A Caldoro voglio spiegare che non si deve scegliere un partito ma una persona, un nome adatto e condiviso che abbia le qualità giuste per affrontare la questione Napoli. A Cosentino replico che se il Pdl è in grado di suggerire un candidato con caratteristiche riconosciute da tutti gli alleati, allora va bene. Ma la pura rivendicazione della serie ’’io sono il re della foresta e io decido’’, beh, mi sembra un po’ disdicevole».

Insomma, devono tener conto di De Mita ma anche del peso di Mastella, che non è poca cosa.
«Non si tratta di porre un veto o un peso, ma il Pdl deve prendere atto che in Campania, come nel resto d’Italia, in questo periodo non registra il massimo dei consensi. Quindi se è naturale che il governatore debba stare attento al rapporto con l’Udc, non dimentichi che esistono anche altri partiti che compongono la maggioranza».

Come i Popolari per il Sud.
«Esattamente. Caldoro sappia che non stiamo votando il sostegno alla sua giunta, qui si deve cercare un candidato. Se l’Udc ha un nome che va bene a tutti ben venga, altrimenti…»

Altrimenti?
«Se non ci fosse convergenza allora sarebbe meglio andare alle primarie. A quel punto è chiaro che mi candiderei io, oppure una persona del nostro partito. Oltre all’Udc ci siamo anche noi, su questo non si discute».

Mastella che si candida e chiede le primarie, come i fianiani. Non è strano?
«Viviamo un momento di profondo cambiamento, il berlusconismo sta finendo anche se Berlusconi rimane in piedi. È evidente che è terminata una stagione, quella dell’alleanza tra lui e Fini. Non è più tutto come prima nel Pdl ed è chiaro che anche in Campania ne avvertiremo gli effetti».

Al di là delle divisioni su Napoli, nel Pdl comincia ad affiorare qualche preoccupazione sul progetto politico della giunta Caldoro, appare frenato dalle necessità contingenti e dai problemi di bilancio.
«Se io fossi Caldoro chiamerei subito a raccolta i presidenti delle regioni del Sud, non per un semplice rivendicazionismo rispetto alla Lega, né per elemosinare risorse, ma per superare insieme i problemi che paralizzano il Mezzogiorno. Non si può restare fermi e ripetere che si è trovata una situazione disastrosa in Regione. Bassolino ormai non c’è più, ora tocca al nuovo presidente dimostrare efficienza e capacità di governo».

Torniamo al Comune di Napoli. Il centrosinistra è in difficoltà. Tra Oddati e Ranieri ci sono scintille, per non parlare dell’ipotesi De Magistris che divide sinistra e democratici. La vittoria del centrodestra è scontata?
«Niente affatto. Napoli per ragioni storiche e anche clientelari rimane molto legata al Pd e ai partiti della sinistra. Ci sono serbatoi come gli Lsu, i corsistiti e così via. Non dimentichiamo che alle regionali il Pd ha presentato Vincenzo De Luca, un candidato salernitano, e comunque nel capoluogo Caldoro ha conquistato appena due punti in più del rivale. Perciò nessuno si illuda, non sarà una passeggiata ma uno scontro elettorale vero».

Mastella, oltre se stesso, chi ritiene miglior candidato per il Comune di Napoli. Meglio un politico o, ad esempio, un prof universitario, il presidente degli industriali di Napoli, insomma qualcuno della società civile?
«Non è un problema di categoria, politico di professione o no. È invece tutta una questione di capacità amministrative. Ripeto quello che ho detto all’inizio: mai come in questo caso conta l’uomo. E poi non credo che la società civile sia necessariamente migliore di noi politici».

Corriere del Mezzogiorno

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