Coronavirus. Diventa un caso l’omelia ‘no vax’ di un sacerdote, lui ‘frainteso’

Non si placa la polemica dopo l’omelia, che in tanti hanno ribattezzato ‘no vax’ , pronunciata due giorni fa da un sacerdote della provincia di Benevento.

Don Francesco Collarile, sabato scorso, ha sostituito nella celebrazione serale il parroco di Paduli don Enrico Iuliano impegnato in un corso pre-matrimoniale.

L’omelia, trasmessa via social, è diventata un caso.

Ad un certo punto, il sacerdote ha osservato: “Voi pensate che chi sta inventando i vaccini lo fa per il vostro bene e credete ancora di più che, dopo aver iniettato quel poco di porcheria, fatta anche con gli aborti, non potete più morire.

Eppure, ed è realtà, è sui giornali, un uomo, nonostante il vaccino il giorno prima, è morto di infarto.

Pensava che si era salvato, il giorno dopo lo hanno messo nella bara”.

Ne è nato un caso, tanto che lo stesso sacerdote via social ha poi gettato acqua sul fuoco: “Chi ha ritagliato questo pezzo ha omesso tutto il discorso precedente.

Non era sull’opportunità o efficacia del vaccino. Le medicine sono necessarie alla salute ma portano con se indubbie controindicazioni”.

“Nessuno di noi è responsabile di un sacerdote che dice una cosa di quel tipo.

Quella è una posizione di tipo personale – precisa all’Adnkronos il parroco  di Paduli, don Iuliano -. La comunità di Paduli non c’entra nulla.

E non è che si può mettere il bavaglio agli altri. Non lo dico a discolpa del sacerdote, ma lui voleva riprendere, per la verità delle cose, una posizione della Congregazione della Dottrina della Fede in cui si dice che anche se i vaccini utilizzano cellule di feti abortiti sono leciti.

Magari è stato eccessivo a usare il termine porcheria, si è fatto prendere la mano. In ogni caso si tratta di una posizione personale”.

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