Regionali: M5S ‘no accordi con Pd’, scatto avanti Maran in Lombardia ma dem frenano

Roma, 12 nov. (Adnkronos) – “Conte non ha mai accettato di discutere con nessun esponente del Pd di un eventuale nome di un candidato”. I 5 Stelle smentiscono il tentativo di accordo con i vertici dem su Massimo Bray per la regione Lazio. Accordo che sarebbe stato in fase avanzata ma poi stoppato proprio dai pentastellati. Le distanze tra i giallorossi si allargano. Come si è visto anche ieri alla presentazione del libro di Goffredo Bettini. Sala dell’Auditorium affollatissima e ospite d’onore, con Andrea Orlando, Giuseppe Conte. E non è stata proprio una ‘incoronazione’ per l’aspirante leader della sinistra. Tanti applausi per il presidente M5S ma non sono mancate contestazioni e mugugni dalla platea.

Anche in Lombardia si va delineando una corsa in solitaria dei grillini. Al momento. Perché, almeno nel Lazio, non è escluso che Verdi e Sinistra Italiana possano allearsi con i 5 Stelle. Il no al termovalorizzatore unisce grillini a rossoverdi. Domani ci sarà il consiglio nazionale dei Verdi proprio in vista del percorso verso le regionali. Intanto, da parte sua, il candidato presidente del Pd e sostenuto dal Terzo Polo, Alessio D’Amato fa sapere che il termovalorizzatore non sarà nel programma per la regione in quanto “è una scelta già definita da Gualtieri, come commissario, e dallo Stato”.

Ancora caotica la situazione in Lombardia. Lo scatto in avanti di Pierfrancesco Maran, ala riformista Pd e già assessore con il sindaco Sala, ha irrigidito i dem lombardi. Maran oggi si è ufficialmente candidato ed è pronto a candidarsi alle primarie. Ma il Pd lombardo sta ancora concordando con la coalizione se fare le primarie o meno. Frena il segretario regionale Vinicio Peluffo: “Se qualcuno pensa che la strada della coalizione sia da abbandonare per una corsa solitaria del Pd si pone in netta contraddizione con quello deciso insieme”.

Intanto c’è chi continua a tenere aperta la possibilità di convergere con il Terzo Polo in Lombardia. Vedi il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che esclude la possibilità che “l’elettorato dem” possa reggere il sostegno a Moratti. “Si spaccherebbe in due come una mela”, dice al Corriere Milano. E propone una via diversa: “Penso a un nome tra quelli in campo Cottarelli, Maran, Del Bono, per la presidenza, con Moratti capace di andare a prendere consensi di centrodestra: sarebbe un ticket forte. Otterremmo più voti della somma delle due coalizioni”.

Mentre Calenda continua a insistere sui dem perchè sostengano Moratti. “Da Beatrice Lorenzin a Pierferdinando Casini (persone che stimo e rispetto) il Pd ha dimostrato di saper candidare, addirittura nelle sue liste, ex avversari che si sono allontanati dalla deriva sovranista della destra. Francamente non vedo differenze rispetto a Letizia Moratti”.

Ma per l’ex-parlamentare Emanuele Fiano c’è “assoluta indisponibilità di qualsivoglia convergenza” su Moratti, mentre plaude a Marna: “Fa bene a proporsi. Che sia direttamente o attraverso primarie aperte anche e soprattutto alle realtà civiche e associative, oltre che politiche, mi sembra naturale che il Pd abbia un ruolo centrale e di promozione anche attraverso rappresentanti del suo riconosciuto modello di buongoverno amministrativo. Adesso serve arrivare al sodo senza che passi troppo tempo”.

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