A CRAXI QUEL CHE E’ DI CRAXI

Il 19 gennaio dello scorso anno il presidente della Tunisia, Ben Alì, volle intitolare una delle vie principali di Hammamet a Benedetto (Bettino) Craxi per onorarne la memoria, a sette anni dalla morte (io c’ero ad ossequiarne la memoria mentre nessuno esponente del governo Prodi aveva sentito il bisogno di affiancare il presidente della Tunisia). Che vergogna!In Italia, viceversa, oggi come allora nessun amministratore locale e/o nazionale ha avuto la forza e il coraggio di fare altrettanto né il governo ha pensato di organizzare alcuna rievocazione ufficiale per ricordare quel grande socialista, quel grande uomo di Stato, quel grande inimitabile statista che ha speso la sua vita per il bene dell’Italia ed è stato ignobilmente infangato, costretto all’esilio, condotto a morte prematura lontano dalla sua patria. Un grande statista che per un quarto di secolo ha rappresentato la punta più avanzata e più vigorosa del socialismo democratico e riformista in Europa e nel mondo e che per dirla con l’Unità del 1999 “è stato tra i cinque o sei personaggi che hanno fatto la storia d’Italia dal dopoguerra agli anni ‘90”.Un grande statista che nel 1984 con il cosiddetto “decreto di San Valentino” aveva quasi azzerato l’inflazione, che era a due cifre, che aveva portato l’Italia al quinto posto nell’economia del mondo; che aveva vinto la battaglia del terrorismo; che aveva gettato davvero le basi dell’Unione Europea e che, pur convinto filo-americano, non s’era fatto umiliare da Reagan a Sigonella (sequestro dell’Achille Lauro), rivendicando il diritto di “padrone di casa”. Un grande presidente che arrivò alla guida del Paese in un momento di grave crisi strutturale e che al programma dell’austerità (di berlingueriana memoria) considerata come sola via d’uscita dalla crisi seppe contrapporre gli incentivi alla ripresa industriale per far uscire il Paese dalla recessione e dalla stagnazione.Un grande modernizzatore che non esitò a far votare “si” ai socialisti quando si doveva decidere l’ingresso dell’Italia nello Sme (primo passo verso la moneta unica, ferocemente osteggiata dal Partito comunista di Enrico Berlinguer).E allora in attesa che qualche “coraggioso” amministratore sappia trovare la forza necessaria per emulare il presidente Ben Alì vale la pena ricordare ai cittadini-lettori più giovani un estratto dell’ultimo discorso che Bettino Craxi pronunciò alla Camera dei Deputati il 3 luglio del ’92 davanti agli attoniti colleghi parlamentari e che, in poche parole, era un atto di accusa tremendo verso la politica tutta. Ma anche e soprattutto un’autocritica forte e sincera.«I Partiti specie quelli che contano su apparati grandi, medi o piccoli, giornali, attività propagandistiche, promozionali e associative, e con essi molte e varie strutture politiche operative, hanno ricorso e ricorrono all’uso di risorse aggiuntive in forma irregolare o illegale. Se una gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno in quest’aula, responsabile politico di organizzazioni importanti che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo (nessuno si alzò, ndr): presto o tardi i fatti si incaricheranno di dichiararlo spergiuro». Tutti smemorati allora e vigliacchi adesso. Però resta la sua grande lezione. Le sue idee restano di una attualità sconcertante: sulla politica, sul governo e soprattutto sull’etica di cui era intriso il suo ultimo discorso mentre il Paese Italia riesce appena a sopravvivere. Ciao presidente, ciao Bettino.Guardia Sanframondi 19 gennaio 2008 Amedeo Ceniccola Ex sindaco di Guardia Sanframondi (BN)

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