Barbieri:\”sfiorata tragedia di grandi proporzioni\”

E’ opportuno precisare che le paratoie della diga non sono state aperte: l’acqua, cioè, è rimasta incassata nell’area d’invaso senza essere rilasciata nell’alveo del Tammaro e senza confluire, alcuni chilometri più a valle, in contrada Ponte Valentino di Benevento, nel fiume Calore, peraltro già in piena di suo e che già tante apprensioni stava suscitando alle popolazioni rivierasche, alle Autorità di Protezione Civile e agli enti territoriali. Cosa sarebbe successo se quei dieci milioni di metri cubi d’acqua provenienti dal Tammaro si fossero riversati nel Calore aggiungendosi agli altri milioni di metri cubi che tumultuosamente stavano in quelle stesse ore attraversando il Sannio per confluire quindi nel Volturno? Di quanti metri si sarebbero innalzato i due fiumi? Quali conseguenze in particolare avrebbe avuto l’aggiuntivo carico del Tammaro sullo straripamento del Calore, che attraversa la città di Benevento e quindi l’intera vallata telesina e che, comunque, senza quell’ulteriore apporto d’acqua, ha creato una situazione di gravissimo pericolo per la pubblica incolumità?»

Domande retoriche a cui è facile rispondere anche perché è ben presente nell’Io collettivo del Sannio la memoria dell’alluvione del 1949 e dell’esondazione del Calore.

Com’è noto, il Registro Italiano Dighe, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha autorizzato la Provincia di Benevento a portare gradualmente, in questa fase di sperimentazione e di collaudo dell’invaso sul Tammaro al fine della autorizzazione alla sua messa in esercizio, l’altezza delle acque fino a 366 metri sul livello del mare. La diga, la più grande della Campania, è sorvegliata 24 ore su 24 dalla Provincia stessa che si avvale della collaborazione dell’Ente Irrigazione e dell’Agenzia in house ASEA.

«Credo – ha concluso Barbieri – che i tecnici e gli enti che sorvegliano la diga abbiano svolto un lavoro egregio, soprattutto in queste ultime ore e di tanto li ringrazio a nome personale e del presidente della Provincia Cimitile. Naturalmente stiamo ancora valutando l’esatta portata del cataclisma abbattutosi sul territorio sannita: ma si può dire sin d’ora che si tratta di uno degli eventi naturali più gravi di cui abbiamo diretta e personale memoria».

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