Benevento, la De Girolamo nello scandalo della Asl

Intercettata per mesi, abusivamente, durante riservate riunioni, dall’uomo che sostiene di essere stato messo in trappola e rimosso dalla Azienda sanitaria locale perché “contrario ad ingerenze esterne”. “Spiata” a lungo, quando non era ancora ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, ma dettava legge nel Sannio come la parlamentare di riferimento dei berlusconiani. C’è la voce di Nunzia De Girolamo, la titolare del Mipaaf, nei file consegnati da un indagato, l’ex direttore amministrativo della Asl Felice Pisapia, alla Procura di Benevento. La De Girolamo non risulta indagata.Lunghe conversazioni, tanto informali. Tra la De Girolamo, lo stesso Pisapia, e poi manager, medici, avvocati o fedelissimi del “cerchio magico” della ministra. Documenti audio con ogni probabilità inutilizzabili, date le prerogative legate allo status di parlamentare. Ma l’inchiesta, con atti secretati da un anno, affidata al pm Giovanni Tartaglia Polcini, sotto l’attento coordinamento del procuratore capo Giuseppe Maddalena, tiene i palazzi in ansia, non solo da quel lato della Campania. E avrebbe non poco irritato la De Girolamo.Uno scandalo – quello che coinvolge Pisapia e il suo acerrimo rivale, l’attuale direttore generale Michele Rossi, fedelissimo alla De Girolamo – di cui tutti sanno tutto in città. Sui cui eventuali esiti giudiziari si favoleggia ogni giorno, sotto i portici dell’antico tracciato romano e longobardo, nota anche come la “città delle streghe”. Anche se, a guardar dentro e fuori il palazzo della Procura nuovo di zecca, con i suoi marmi lucidissimi e i finestroni panoramici sulla vallata, regna la calma (più sospetta).I fatti. Pisapia, salernitano, commercialista, viene coinvolto in una vicenda di irregolarità per alcuni mandati di pagamenti e rimosso, esattamente un anno fa, il 17 dicembre 2012, dopo un’ispezione della Finanza e una serie di controversie tra lui e il direttore generale della Asl, Michele Rossi. Indagato da Tartaglia Polcini, Pisapia rende spontanee dichiarazioni a gennaio. Parla per nove ore, assistito dall’avvocato Vincenzo Regardi. Racconta un’altra verità, “mi hanno eliminato, Rossi e gli altri legati alla De Girolamo, io non gli consentivo alcune cose”. Formalmente, come l’altro avvocato, Giulio Gomez D’Ayala scrive nel ricorso civile appena presentato contro Rossi, Pisapia sostiene di essere stato punito perché si è opposto a “interferenze esterne e non istituzionali”.E non a caso, su punti tecnici e disavventure, chiama “a testimoniare il ministro De Girolamo”. Come mai? Come può dimostrare che “Nunzia” sapesse di ogni foglia di quel che si muoveva tra uffici e direzioni dell’Asl? Esempio: gare di appalto, business del 118, bandi giù pronti e in scadenzae stranamente sospesi da Rossi? Pisapia sostiene che passano mesi e nessuno chiede riscontri. Allora torna in Procura e consegna quei file: con la voce della ministra. Però molte altre ve ne sarebbero. In una di queste, lei userebbe l’innocua metafora di “tre accendini” per riferirsi ad una gara. Intanto Michele Rossi, il direttore generale, interpellato da Repubblica, alza le mani: “No no. Mi deve consentire il silenzio. Al più presto emerga la verità”.LA REPUBBLICA-dal nostro inviato CONCHITA SANNINO FOTO ANSA

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