Fli, i dissidenti contro Fini Viespoli: «Me ne vado, anzi no»

Contro questa stessa scelta si è dimesso da capogruppo al Senato Pasquale Viespoli, contestando che i nuovi vertici non sono coerenti «con il posizionamento strategico di centrodestra emerso dall’Assemblea stessa». Dopo le dimissioni di Viespoli il senatore è stato comunque rieletto capogruppo con mandato unanime.

«Mi sono dimesso dalla carica di capogruppo di Futuro e Libertà per due ordini di motivi: perchè a suo tempo sono stato "nominato"; perchè l’organigramma definito successivamente all’assemblea costituente non è corrispondente al mandato che ho ricevuto dal gruppo del Senato in quella sede e con il posizionamento strategico di centrodestra emerso dall’Assemblea stessa. È quanto aveva affermato, in una nota, il senatore Viespoli.

Stamattina i dissidenti del nuovo partito di Gianfranco Fini – Pasquale Viespoli, Adolfo Urso e Andrea Ronchi – si erano riuniti a Farefuturo in polemica con il presidente della Camera per quanto emerso all’assemblea costituente di Fli: organigramma del partito e guida affidata ad Italo Bocchino. Al termine, Viespoli ha detto ai cronisti che chi doveva mediare non l’ha fatto, chiaro il riferimento a Gianfranco Fini. E sempre il capogruppo di Fli al Senato ha sottolineato che non si tratta di un problema di poltrone, visto che chi sta manifestando dubbi ha lasciato nei mesi scorsi i propri incarichi di governo senza esitazioni.

«Gianfranco Fini a Milano ha lavorato per dividere e non per unire». Questo il duro atto di accusa che il capogruppo di Fli al Senato, Pasquale Viespoli, ha lanciato al leader di Futuro e libertà. «Fin aveva di fronte due strade: o dimettersi dalla presidenza della Camera, oppure dare al suo partito un profilo compatibile con il suo ruolo e con la plurtalità delle posizioni al suo interno. Invece, Fini – conclude – ha lavorato per dividere e non per unire».

L’UNITA’ 15 febbraio 2011

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