I rifiuti urbani in Regione Campania

Oggi, siamo ad un quinquennio da quel termine del 2009, nel frattempo, senza grandi problemi, le 5 Società Provinciali a totale capitale pubblico costituite, ope legis, per acquisire le competenze derivanti dal trasferimento delle attività di cui alla gestione commissariale, hanno, in questo tempo, saputo mantenere in piedi una conduzione, senza soluzioni di continuità, con particolare riguardo al segmento più importante che è quello finale degli smaltimenti del rifiuto urbano.Per cui il merito che l’emergenza rifiuti non si sia più verificata, in questi ultimi anni, è riconducibile esclusivamente alle gestione attuata dalle Società Provinciali nonostante il forte clima di incertezza normativa che aleggia da tempo circa la continuazione delle proprie funzioni.Merita una particolare descrizione lo stato attuale delle complessive attività svolte su base regionale per comprendere che la impiantistica più importante ancora non è stata realizzata e quella esistente ha necessità di essere rifunzionalizzata e integrata.Le parti differenziate del rifiuto da inviare a recupero ( organico, carta e cartone, plastica, vetro e metalli) hanno raggiunto percentuali importanti e questo grazie soprattutto alla virtuosità degli enti comunali. Gli ultimi dati certificati dalla Regione che risalgono all’anno 2013 sono i seguenti : La Provincia di Napoli risulta essere l’ultima con il 36,43% di raccolta differenziata e la città di Napoli è ancora ferma al 20,71%. Tali basse percentuali sono ancora più rilevanti se si rapportano e si confrontano con i quantitativi complessivi di rifiuto prodotto : 1.415.051 tonnellate è il quantitativo di rifiuto indifferenziato proveniente dall’area partenopea che risulta essere ben 15 volte la produzione della provincia di Benevento, pari a 94.391 tonnellate. Il rifiuto napoletano che residua, a valle delle “inefficaci” attività di raccolte differenziate effettuate, è di circa 900.000 tonnellate cioè pari a 10 volte quello totale prodotto nel Sannio‼‼ La provincia di Benevento, infatti, prima in Campania per le altissime percentuali di raccolte differenziate raggiunte, ha una incidenza estremamente insignificante sull’intera situazione regionale. Siamo molto lontani da una virtuosità complessiva del ciclo e ciò è ancora più vero se si sviluppa un censimento della impiantistica essenziale per l’autosufficienza regionale che manca.Il quantitativo, su base regionale del rifiuto residuo da smaltire pari a 1.427.489 tonnellate, viene conferito presso i 7 esistenti impianti STIR, dove si effettua il trattamento meccanico – biologico, a seguito del quale, in uscita si ottengono due distinte frazioni, quella tritovagliata secca da inviare a termovalorizzazione per il recupero di energia e quella tritovagliata umida da smaltire in discarica. L’unico impianto esistente di termovalorizzazione presente in Campania è quello di Acerra, la cui capacità produttiva non soddisfa l’intero fabbisogno, come insufficienti risultano anche le discariche attualmente funzionanti, infatti 3 Società Provinciali (Benevento, Salerno e Napoli), trasferiscono fuori regione tale rifiuto, a cui, tra non molto si aggiungerà anche la Società di Caserta in quanto a breve si saturerà anche la discarica di San Tammaro in località Maruzzella. Gli impianti di digestione anaerobica, in attuazione della L.n. 1 del 2011, che avrebbero dovuto essere ubicati in adiacenza agli S.T.I.R., essenziali per il trattamento del rifiuto organico proveniente dalla raccolte differenziate non sono stati realizzati; furono avviati i procedimenti a nomina regionale di Commissari ad Acta che hanno prodotto il nulla di fatto. Il rifiuto organico è quindi, trasferito quasi totalmente fuori regione (verso impianti del Nord e Centro Italia) tranne per la città di Salerno che è dotata di un impianto dedicato in funzione da circa tre anni. La mancanza della impiantistica più importante sul territorio gestito causa la esigenza di dover ricorrere a trasporti e conferimenti fuori regione dei rifiuti, determinando così una forte lievitazione dei costi a vantaggio delle imprese private operanti nel Settore e fintanto che continua a perdurare tale situazione la spesa per il cittadino non potrà assolutamente diminuire !Di recente con delibera di Giunta n.130 del 28.03.2015, l’esecutivo uscente di Stefano Caldoro ha preso atto e fatto proprio il documento denominato “Adeguamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani della Campania – Documento di orientamento strategico” nel quale si indicano, in linea di massima le strategie per procedere all’adeguamento del Piano Regionale del 2011, tale documento descrive una situazione molto diversa dalla realtà. Infatti, alterando notevolmente il vero stato dei fatti che sono quelli innanzi descritti afferma che “la Campania già all’attualità detiene la capacità impiantistica (pubblica e privata) per trattare tutto il RUR prodotto in regione”.L’elaborato prodotto serve esclusivamente ad offrire, in teoria, una visione ideale sul ciclo dei rifiuti in Campania, da poter proporre alla Commissione Europea in relazione al pesantissimo procedimento di infrazione comunitaria aperto nei confronti dell’Italia relativamente alle complesse problematiche irrisolte della Campania in materia di rifiuti, quale “teorica” dimostrazione dell’operato regionale svolto per porre rimedio alle insufficienze.In questo documento si prevede, nell’anno 2016, il raggiungimento delle raccolte differenziate intorno ad una percentuale tra il 55% e il 60%, e quindi con la Provincia di Napoli stimata al 41%, per il 2014, che dovrebbe poter incrementare la propria percentuale di oltre 15 punti in due anni ! La Città di Napoli ferma al 22% , che tendenzialmente accresce meno di 2 punti in un anno, dovrebbe poter portare un aumento delle raccolte differenziate di oltre 33 punti! Un’ autentica utopia ‼! Si pianifica, inoltre, sempre nel 2016, il compimento della riconversione degli Impianti STIR per funzioni utili a supporto delle raccolte differenziate. Anche qui la realtà vera è tanto, ma tanto lontana dai programmi così come indicati nel documento adottato ! Infatti si prevede di attuare la rifunzionalizzazione della Impiantistica esistente, in modo molto semplicistico, quando, presso gli stessi Uffici Regionali di riferimento provinciale, sulla riconversione dello STIR di Casalduni, già proposta da Samte in tal senso, nel lontano dicembre 2013, ancora oggi, la procedura è in itinere ! Con una semplicità disarmante, per gli stessi Impianti, viene indicato nel medesimo documento, la possibilità di realizzare una implementazione tecnologica per il recupero di materia da utilizzarsi anche nel caso di un eventuale riprocessamento dei rifiuti imballati (ecoballe), nelle more che si concretizzi l’Impianto di Termovalorizzazione programmato per lo smaltimento delle 5.600.000 tonnellate stoccate sull’intero territorio regionale. Si stima, a partire dal 2016, di poter inviare a ritrattamento 120.000 tonnellate di ecoballe all’anno fintanto che l’impianto dedicato di termovalorizzazione verrà costruito. Chi pagherebbe questi costi di riprocessamento? Sempre e soltanto i cittadini?? Gli STIR campani hanno diversi funzionamenti che dipendono, sia dalle differenti potenzialità degli impianti – la capacità produttiva degli impianti napoletani non può essere paragonata a quella dell’impianto sannita o irpino – sia dalle oggettive differenze che i rifiuti urbani prodotti nelle varie realtà provinciali presentano, in termini di quantità ( produzione pro-capite abitante) e di elementi merceologici. Per cui tale documento, per essere davvero aderente alle diverse realt , avrebbe dovuto tenere conto delle distinte peculiarità territoriali ‼! Si tratta, con una facilità inaudita, questioni complesse e delicate. Nel Documento, tra l’altro, si rileva, finalmente, la chiara affermazione che la proprietà delle fatidiche ecoballe stoccate, dal 2000 al 2009, è riconducibile esclusivamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e quindi allo Stato ‼ Davvero una bella notizia‼! Ma intanto, nel frattempo, tutte le spese di gestione di detti siti le hanno sostenute e le stanno sostenendo i cittadini campani‼!Con altra delibera di Giunta, sempre l’esecutivo Caldoro, la n.148 adottata nello stesso giorno, 23 marzo 2015, è stato approvato un progetto finalizzato alla realizzazione di interventi migliorativi relativi al ciclo integrato dei rifiuti per l’impiego dei lavoratori dei Consorzi di Bacino che da tempo non hanno più una stabile collocazione nel ciclo ed in attesa del delinearsi degli A.T.O. di cui alla nuova Legge regionale. Tale progetto prevede la pubblicazione di bandi rivolti a tutti i comuni della Regione Campania e alla 5 Società Provinciali operanti nel settore, per la concessione di finanziamenti a fronte dell’impiego a tempo indeterminato di detti lavoratori. Quale Sindaco inoltrerà domanda per caricarsi di oneri per assunzioni a tempo indeterminato in cambio dell’attribuzione di limitate risorse una tantum ‼Anche qui, per come è la realtà dei fatti, tali lavoratori (circa 1200), potrebbero eventualmente essere impiegati soltanto sui segmenti di impiantistica che però ancora mancano oppure, essere proficuamente, utilizzati, da subitio, per la implementazione dei servizi nei comuni in cui la raccolta differenziata è ferma a basse percentuali e che da tempo avrebbero dovuto essere commissariati dai Prefetti. Inserirli organicamente, dunque, in un progetto di servizi di raccolta differenziata spinta, tale da far raggiungere, per davvero, un’alta media regionale!I grandi ed annosi problemi irrisolti dei rifiuti, piomberanno integralmente, come macigni, sui cittadini ( lavoratori ex consorzi, gestione siti dismessi e siti di stoccaggio delle ecoballe) attraverso la legge regionale varata nel 2014, ai comuni passerà integralmente la gestione di tali complesse problematiche, rispetto alle quali, in questi anni, la Regione non è stata assolutamente in grado di determinare alcuna soluzione!Società Provinciale dei RifiutiSAMTE s.r.l.

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