Il trombettista che amava i fraseggi fatti di poche note

La storia di Alfredo Mottola è scritta con la medesima penna di tanti altri musicisti provenienti dall’ambiente bandistico. Alfredo era talmente timido che si preoccupava oltremodo di quello che il pubblico pensava della sua musica. Quelli che conoscevano i suoi inizi difficili, invece, non davano eccessivamente peso alle sue esitazioni e ai suoi cambiamenti, che non erano poi altro che la speranza di fare meglio la propria musica e di piacere al pubblico sempre di più.
Alfredo all’età di tredici o quattordici anni iniziò lo studio della musica e, grazie alle sue particolari attitudini, figurò ben presto quale trombettista nelle formazioni bandistiche di Altavilla Irpina, dove nacque e risiedeva la sua famiglia. Nelle bande musicali, però, suonava lo strumento in modo schematico, come aveva visto fare ai tanti della sua zona, ma soleva ripetermi che in quell’ambiente aveva avuto l’occasione di trovare degli ottimi elementi che gli aprirono nuove visioni, ponendolo all’ascolto di ottima musica, al fine di fargli intendere la differenza che passava fra la musica fatta dai grandi musicisti e la sua. Da allora colse ogni momento libero per approfondire lo studio della tromba moderna. Abbandonata la banda musicale, il giovane dai capelli rossi apparve in piccole orchestre, dove mise a punto uno stile personale, rivelando le sue connotazioni di base, realizzate nei fraseggi costruiti di poche note, nella predilezione per i chiaroscuri e nella scelta di una sonorità.
"Buo-na-se-ra si-gno-ri-na, buo-na-se-ra,/ it is time to say good-night to Na-po-li,/ trought it’s hard for us to whis-per "Buo-na-se-ra",/ with that old moon above the Me-di-ter-ra-nean sea…/ Buo-na-se-ra si-gno-ri-na, kiss me good-night./ Buo-na -night" (C. Sigman — P. De Rose)
Negli anni ’50 Alfredo Mottola "ù russo", trasferitosi a Benevento, iniziò un lungo sodalizio con il maestro Alfredo Gramazio (violino e sax) e con gli strumentisti: Luigi Gramazio (sax), Franco Tucci (fisarmonica); Dante Rosiello (sax e batteria), Ugo Argenziano (chitarra), Livio Castelli (contrabasso), Armando D’Arienzo (batteria); Tonino Del Ninno (voce).
L’originale complesso "K2", nell’estate del ’57, fu il protagonista assoluto sulla pedana delle Terme di Telese. Come suonasse il trombettista lo si può ascoltare, ancora oggi, dalle tantissime testimonianze che ricordano i suoi assoli in "Ciliegi rosa", "Quizas, quizas, quizas", "Temptation", "Besame mucho" ed i dolcissimi e sognanti: "Over the rainbow", "Stardust", "Summertime", "Smoke gets in your eyes".
"They asked me how I knew / my true love was true?/ I of course replied / "Something her inside cannot be denied". / They said someday you’ll find, all who love are blind./ When your heart’s on fire, you must realize /smoke gets in your eyes" (O. Harbach — J. Kern)
Seguirono eccellenti collaborazioni con i complessi "The Forgers" di Geppino De Masi, "Hula Hula" di Raffaele Russo, "Alba" di Mario Lamparelli e "The Marines" di Pino Salzano. Dopo si chiuse una parte della sua carriera, per riapparire in una serie di concerti ancora con i fratelli Pino ed Enrico Salzano, dove si poté ascoltare l’ulteriore maturazione della sua carriera quale solista, con una musica più nitida ed equilibrata.
Sincero e riflessivo Alfredo Mottola un giorno mi confessò: "Sai, il mio comportamento dipende, forse, da un certo timore di offendere l’ascoltatore per il solo fatto di continuare a suonare, ma ho fiducia in quello che mi fa fare con la tromba tuo fratello Pino".
"Sabato notte / sabato notte / sabato notte / il tempo si fermerà e mille luci / hanno acceso il Central Park / di New York / mentre una tromba / improvvisando dice così: My love, my love, my love, ovunque tu sei / ovunque tu vai / la notte è con te…" (D.Verde — B.Canfora)

Enrico Salzano

* Omaggio al trombettista Alfredo Mottola

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