In Italia “il 15% della popolazione è residente in aree ad elevata o media pericolosità idrogeologica e idraulica, quindi con alta probabilità di alluvioni e frane”.
A rilanciare l’allarme sulla fragilità del nostro territorio è Fabio Tortorici, presidente della Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi, che punta il dito contro il consumo di suolo, passato dal 2,7% degli anni ’50 all’attuale 7,6%. “Ogni secondo,
quindi, si consumano circa 3 metri quadrati di suolo”, sottolinea Tortorici.
Consumo di suolo che avanza in un contesto in cui “le norme di polizia idraulica fanno ancora riferimento ad una legge del 1904; il 20% del nostro territorio è a rischio desertificazione, ma la legge che regola la concessione e lo sfruttamento delle acque superficiali e sotterranee non è più aderente alle richieste di una società moderna,
risalendo al 1933”.
E ancora: in media, ogni 15 anni si verifica un terremoto di magnitudo superiore a 6.3 e oltre 12 milioni di immobili (tra cui scuole, luoghi di lavoro, beni culturali) necessitano di
opere di adeguamento sismico, mentre la popolazione residente in zone sismiche supera i 24 milioni, con ben 706 comuni interessati da alto rischio.
“Eppure, i geologi sono a spasso – aggiunge – in un Paese con una conclamata cattiva gestione e manutenzione del territorio, dove appena due ore di pioggia seminano distruzione e mettono a nudo l’incapacità di mettere in sicurezza la popolazione”.
Per mettere in sicurezza le nostre infrastrutture, evidenzia il presidente della Fondazione Centro Studi Cng, “basterebbe un 30% di quanto speso per la ricostruzione”.
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