Pepe: “Azioni risanamento saltate per colpa di un dissesto politico che serve solo a qualcuno”

Vorrei ricordare solo le diverse azioni intraprese dalla vecchia amministrazione per avviare il risanamento. Alcune di queste azioni è stato possibile portarle avanti più velocemente, altre per una serie di vincoli tipici degli Enti locali hanno avuto una realizzazione più lenta.
A partire dal dicembre 2012, in cui si è preso atto definitivamente della situazione di difficoltà economiche del Comune di Benevento, sono stati avviati atti di programmazione di breve e medio periodo per il risanamento:
1. Predisposizione di un primo piano di riequilibrio decennale a febbraio 2013;
2. Aumento delle aliquote dei tributi e delle tariffe a partire dal 2013;
3. Predisposizione di un secondo piano di riequilibrio a settembre 2014 settennale;
4. Riconoscimento di debiti fuori bilancio in relazione ai tempi di loro maturazione giuridica;
5. Delibera sull’efficacia delle entrate tributarie (n. 109/2014) : a) velocizzazione del recupero dei tributi arretrati; Accertamenti sulle aree fabbricabili; b) spostamento della deliberazione verso inizio dell’anno del piano finanziario della Tari con conseguenti effetti benefici sulla liquidità corrente e sulla fasatura tra incassi e pagamenti ad ASIA; c) predisposizione e pubblicazione del bando di gara per un nuovo concessionario di elevato standing che potesse permettere una accelerazione consistente per il recupero coattivo dei tributi, la gestione ordinaria dei tributi salvo quelli autoliquidanti e gli accertamenti, con una lotta all’evasione con tecnologie avanzate.
6. Pagamento di debiti pregressi con risorse straordinarie rivenienti dal D.L. 35/2013 e successive modifiche e integrazioni;
7. Riduzione consistente delle spese di parte corrente;
8. Riduzione delle spese del personale;
9. Continui tentativi di vendita dei beni immobili;
Tutte queste azioni l’Amministrazione Mastella le ha bloccate in questi 7 mesi di governo, invece di continuarle con intensità e tempestività. Tra le cose più gravi:  la sospensione del bando di gara del nuovo concessionario che avrebbe garantito flussi più consistenti di entrate (30 milioni in 6 anni); la interruzione delle vendite dei beni immobili; l’aumento delle spese del personale; la non ulteriore riduzione delle spese correnti. Inoltre l’attuale amministrazione in lettere e atti deliberativi ha dichiarato che avrebbe riproposto il piano di riequilibrio, cosa che ha permesso di approvare in maniera legittima il bilancio di previsione 2016-2018, atti deliberativi successivamente non rispettati.
Veniamo adesso al famoso monte debiti, sono stati accomunati come massa debitoria debiti di natura patrimoniale non riconosciuti, il saldo dell’anticipazione di cassa e i rischi finanziari inerenti potenziali passività, il disavanzo tecnico rinveniente dall’accertamento straordinario dei residui nel 2015. Tutti fenomeni finanziari non sommabili perché non omogenei e che possono essere dichiarati passività ma non debiti.
L’anticipazione di cassa si origina dai flussi di cassa in entrata e in uscita previsti nel bilancio di previsione,. L’anticipazione di cassa normalmente nel Comune di Benevento non supera il vecchio saldo limite del 3/12 anche se per vigente normativa può arrivare fino ai 5/12 pari ad una somma di circa 29 Ml euro. L’anticipazione di cassa tende ad essere tesa nel primo semestre dell’anno in quanto le maggiori entrate si verificano principalmente nel secondo semestre legate al ciclo dei tributi. Pertanto trarre per un ente in stato di predissesto un valore segnaletico di fattore di dissesto da un saldo costituisce una interpretazione scorretta. Il fattore importante è la dinamica dei saldi nell’anno. Si sono dati numeri senza tenere conto dei flussi finanziari e soprattutto di che cosa è avvento dopo gli incassi del conguaglio TARI a novembre e della seconda rata IMU TASI a dicembre.
Le passività potenziali , tutte da verificare, sono indicate per circa 14 Ml. Dalla relazione allegata alla delibera sul dissesto non si evince la dislocazione temporale della loro esigibilità anche nel rispetto del principio di competenza finanziaria rafforzata, inoltre non è stata fatta una valutazione della probabilità di successo o insuccesso, né sono state stimate in funzione del loro stato legale. Trattasi non di debiti ma di rischi finanziari che devono determinare un livello giusto di accantonamenti in relazione ai tempi di esigibilità.
I nuovi debiti fuori bilancio per circa 3 Ml che non risultano all’atto dell’approvazione dell’ultimo bilancio di previsione,  vanno riconosciuti ai sensi dell’articolo 194 TUEL in Consiglio comunale non solo in termini di coperture o scoperture ma in termini dei centri di responsabilità che li ha gestiti.
Nei debiti è stato sommato interamente il disavanzo tecnico di 34 Ml, ignorando volutamente che è un debito rateizzato in trenta anni per legge, di cui si è avuto già nel consuntivo 2015 un abbattimento di circa 5Ml.
La debitoria in presenza di vincoli temporali e di un piano di riequilibrio secondo il principio di competenza rafforzata andava ripartito correttamente anno per anno.
Purtroppo non si è stata rispettata la scadenza del 15 novembre 2016, si sono voluti perdere i 17 Ml legati all’approvazione del nuovo piano e si è voluto procedere verso il dissesto, esaltando massimamente le problematiche della massa debitoria ripianabili nel medio e lungo termine, sottacendo gli eventuali problemi della liquidità corrente che andavano gestiti con una accorta gestione di tesoreria e con azioni incisive sul fronte tributario.
Il dissesto insomma risolverebbe il debito pregresso, così come l’avrebbe risolto il piano di riequilibrio senza però danneggiare i creditori e garantendo un flusso di cassa per garantire il pagamento degli stipendi ai dipendenti comunali, continuare i servizi indispensabili e razionalizzare le quote finanziarie dell’ASIA e dell’AMTS. Oggi è tutto saltato per colpa di un “dissesto politico” che serve solo a qualcuno.

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