CALCIOSCOMMESSE: APPELLO CHIUSO, DOMANI ATTESA SENTENZA

A nove giorni dalle
decisioni della Commissione disciplinare, che ha inflitto
sanzioni pesanti a 34 tra tesserati e società, il procuratore
Federale Stefano Palazzi ha ribadito davanti alla Corte di
Giustizia le richieste di condanna per tutti i ricorrenti. Già
domani, secondo le previsioni, la Corte dovrebbe emettere la
sentenza d’appello.
   Il presidente del collegio, Giancarlo Coraggio, in apertura
dell’udienza ha subito imposto tempi contingentati. Ciascuno
aveva a disposizione cinque minuti per illustrare la propria
posizione, un sunto di quanto già noto alla Corte nelle
motivazioni del ricorso. Il dibattimento si è quindi svolto con
una relativa rapidità, chiudendosi in circa cinque ore.
   Il procuratore federale Palazzi ha fatto un intervento
iniziale per poi puntualizzare alcuni elementi relativi ad ogni
singola posizione. Nessuno sconto, nessuna concessione. I
difensori hanno chiesto l’assoluzione dei loro assistiti o la
riduzione delle sanzioni. La maggior parte ha però messo
l’accento su quella che ha definito l’eccessiva rapidità
dell’inchiesta e dell’intero procedimento, che avrebbe limitato
i diritti della difesa. In molti hanno affermato che la
decisione della Commissione disciplinare è apparsa come una
‘ratifica’ delle richieste della Procura. In particolare, il
difensore di Marco Paoloni – l’ex portiere di Cremonese e
Benevento ritenuto dall’accusa un uomo chiave di tutta
l’organizzazione, che avrebbe gestito le scommesse illecite e le
relative combine – ha sottolineato che la decisione della
Disciplinare è apparsa un ‘copia e incolla’ dell’atto di
deferimento, che a sua volta era un ‘copia e incolla’ degli atti
della procura della Repubblica di Cremona, dalla cui inchiesta
é scaturita l’inchiesta sportiva. L’avvocato di Paoloni ha poi
lamentato che su 55 pagine di decisione, solo 25 siano dedicate
alle sanzioni per tutti i soggetti deferiti e, inoltre, solo 15
alla posizione del suo assistito, "Un po’ poco – ha detto – per
un perno della combine e per giustificare la radiazione".
    Il quadro disegnato dalla commissione nelle motivazioni era
comunque poco edificante. I giudici di primo grado avevano
censurato i comportamenti come di "intrinseca gravità e
sottolineato che le condotte emerse sono contrarie ai principi
base dello sport "ai quali l’ordinamento sportivo non può
abdicare, pena la sua irrimediabile caduta di credibilità e
persino la sua stessa sopravvivenza".
   Il difensore di Beppe Signori – uno dei pochi nomi noti tra i
tesserati coinvolti nell’inchiesta, anche lui radiato – ha detto
che suo il presunto ruolo di referente nell’organizzazione è
"assolutamente indimostrato". Quanto a Cristiano Doni e Thomas
Manfredini, gli atalantini sanzionati in primo grado con
squalifiche rispettivamente di 3 anni e mezzo e tre anni, i loro
rappresentanti hanno chiesto l’assoluzione. Il difensore di
Doni, a margine del dibattimento, ha espresso un certo
pessimismo, affermando che il suo assistito potrebbe rinunciare
a ulteriori ricorsi in caso di conferma della sanzione,
dedicandosi a tutelare la sua posizione nel procedimento penale
in corso a Cremona.
   Tra le società, l’Atalanta – penalizzata di 6 punti nel
prossimo campionato di serie A per reponsabilità oggettiva – ha
chiesto una netta riduzione della sanzione, lamentandone
l’eccessiva severità, anche in rapporto a precedenti sentenze
in materia. Sperano in una riduzione di pena anche Cremonese e
Benevento, coinvolte per Paoloni: ma la sensazione tra i più,
dopo il dibattimento, è che poco potrà cambiare nella camera
di consiglio in corso. Tra poche ore, si saprà.  
(ANSA).

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