Consiglio Provinciale celebra Giornata della Memoria per le vittime del terrorismo

Ha introdotto i lavori il presidente Maturo. Questi ha spiegato l’iniziativa del Conisglio provinciale come un dovere di testimonianza per riaffermare i valori supremi della libertà e della democrazia rievocato le vicende degli anni di piombo sugli oltre 400 morti che le statistiche ufficiali attribuiscono al terrorismo Maturo ha rimarcato il fatto che non esista una statistica completa sulle vittime del terrore: “Tale nostro rilievo critico . ha detto – circa l’incompletezza del dato non è fine a se stesso, né vuole essere irriguardoso nei confronti di chicchessia, ma invece nasce dalla constatazione che evidentemente nel nostro Paese esiste un deficit di memoria e che tale amara conclusione deve essere tenuta nella massima evidenza e segnalata a tutti i cittadini”. Maturo si è poi soffermato, in particolare, alle cosiddette “vittime individuali” cioè a quelle persone che, uscite di casa per andare in Ufficio erano raggiunte dai colpi sparati a bruciapelo dal terrorista di turno. Tra questi magistrati e poliziotti: nel rendere omaggio a questi Caduti, Maturo, ricordate le vittime sannite del terrorismo Alfredo Paolella, magistrato, Antonio Cestari, agente di Polizia, Raffaele Delcogliano, uomo politico, Aldo Iermano, autista, ha quindi invitato i presenti ad un minuto di raccoglimento.
 
Dopo questa commemorazione, ha preso la parola il presidente Carbone che ha ricordato i nomi di alcuni servitori dello Stato che furono colpiti dalle BR: il giornalista Walter Tobagi, il politico Aldo Moro e i magistrati Occorso, Croce, Palma, Tartaglione, Alessandrini, Giacundi, Minervini, Amato, Bachelet. “Quando apprendemmo la notizia della morte di Alessandrini – ha detto Carbone – stavamo in Camera di Consiglio a Benevento, fummo presi da un vero sconforto, perché sembrava che queste organizzazione prendessero il sopravvento sullo Stato. Sceglievano i loro obiettivi tra i magistrati più aperti e democratici, quelli che più di altri avrebbero potuto giovare alla società civile. La lezione che ci viene dagli “anni di piombo” è che le istituzioni vanno difese comunque, vanno preservate perché servono all’intero Paese: la magistratura è importantissima anche per la ripartizione dei poteri dello Stato, per cui bisogna evitare di delegittimarla”.
Il magistrato Iannella, nel suo intervento, ha sottolineato che “lo Stato e la magistratura hanno sconfitto il terrorismo con la forza della legge, sempre nei limiti e nell’ambito dei principi e delle norme costituzionali. Nella lotta contro il terrorismo la magistratura non fu lasciata sola, ma sostenuta dai cittadini e dalla solidarietà del mondo politico e istituzionale. Se oggi ci può essere il pericolo che la magistratura avverte, vuol dire che qualche cosa nel meccanismo potrebbe incepparsi”. “Non dimentichiamo mai – ha continuato il magistrato – che il principio di legalità è una cosa che, con la collaborazione di tutte le istituzione, deve essere trasmesso ai ragazzi fin dai primi anni di scuola”. Iannella ha concluso parlando dell’assessore Raffaele Delcogliano e del professore universitario Alfredo Paolella, “due beneventani caduti non sul fronte della lotta al terrorismo ma sul fronte del progressismo”.
Il dibattito tra i Consiglieri provinciali è stato aperto dal capogruppo dell’Udc, Lucio Rubano, che ha stigmatizzato il manifesto contro i magistrati apparso nelle scorse settimane a Milano.  “Gli anni del terrorismo hanno messo a dura prova la nostra democrazia – ha detto Rubano -. La memoria delle vittime va tramandata alle future generazioni. A loro la nostra gratitudine che ci permettono di vivere in un Paese libero”. Il consigliere provinciale del Popolo della Libertà, Spartico Capocefalo, si è detto d’accordo con l’appello rivolto in precedenza da Iannella a parlare di educazione alla legalità nelle scuole. Anch’egli ha ricordato Alfredo Paolella le cui spoglie sono nel cimitero di Pesco Sannita. E’ poi intervenuto Claudio Ricci, capogruppo del Partito Democratico, il quale ha dichiarato doveroso “dare atto a chi è impegnato nella tutela della legalità. Spesso dimentichiamo che la legalità è il baluardo dei più deboli. Anche la meritocrazia è a tutela dei più deboli: chi non ha altre garanzie a cui aggrapparsi, può e deve aggrapparsi alla legalità che regge lo Stato. Siamo qui per celebrare un ordine e una istituzione. Sono contento del coraggio avuto dal presidente Napolitano in questo momento delicato del dibattito politico sul tema della magistratura. Questi momenti ben vengano, perché il livello del dibattito ha toccato ormai punti davvero insostenibili”. Il consigliere del Pdl, Lello Di Somma, ha rilevato che “una società civile moderna istituisce le giornate della memoria per non dimenticare e trasmettere alle nuove generazioni quei valori per far sì che quelle violenze non accadano più”.
Il Consiglio Provinciale si è concluso con l’intervento del presidente della Provincia, Aniello Cimitile, il quale ha ammesso che la memoria fa fatica ad andare avanti. Dopo aver sottolineato che nel Sannio, anche grazie ad iniziative di persone di buona volontà, animati da forte spirito e senso civile, sono intervenuti i figli di Moro, Tobagi, Bachelet, la sorella di Borsellino, la moglie di D’Antona a parte di legalità e di democrazia, Cimitile ha avvertito un forte pericolo: “è come se il Paese su questo tema del terrorismo volesse dimenticare: forse è anche per questo che assistiamo a fenomeni di una gravità assoluta. E chi ha vissuto quei tempi, fa scattare un segnale di allarme. Ricordo quando ci fu lo sterminio dei giovani della scorta di Moro: avvertivamo il bisogno di scendere in piazza, per stringerci con vigore intorno alle forze vive del Paese per difendere le istituzioni repubblicane. Eravamo a Napoli ma penso che sia accaduto in tutte le zone d’Italia.  Bisogna ricordare tutti i caduti del terrorismo: magistrati, avvocati, professori universitari, politici, uomini delle Forze dell’Ordine, giornalisti, sindacalisti, autisti. La parte migliore di questo Paese. Con la forza della legalità, lo Stato è riuscito a vincere, grazie alle cosiddette riserve della Repubblica”.
Cimitile ha poi detto che “bisogna stringersi intorno alla nostra magistratura perché il rischio è quello di lasciarla soli. Ho avuto la possibilità di incontrare uno dei fondatori delle BR, Alberto Franceschini, oggi in una posizione diversa, per capire come era nata questa idea: una scelta scientifica di alzare il livello dello scontro, e la scelta cadde sui magistrati, che avevano il compito più arduo della legalità. Una scelta oculata, per colpire i migliori uomini dello Stato. Se si perde la distinzione fra vittime e carnefici, c’è qualcosa che non funziona. Io spero che questa giornata dia una spinta a un Paese che sembra averne davvero bisogno”.

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