DISTURBI ALIMENTARI, UN CONVEGNO AL FATEBENEFRATELLI 

Venerdì, alle 9, il centro congressi  dell’ospedale Fatabenefratelli di Benevento ospiterà un convegno dal  tema “Donne invisibili- Il male di vivere e l’anoressia”, organizzato
da Maria Giuseppina Colatruglio, responsabile del Servizio Psicologia
del nosocomio e da Raffaello Giovanni Rabuano, direttore dell’Unità di
Pediatria Neonatologia ed Terapia intensiva. “Obiettivo  del convegno
– affermano i responsabili – e` quello di porre in evidenza la
complessità dei disturbi alimentari ed in particolare dell’anoressia
nervosa. Essi vanno considerati come disturbi di natura psichiatrica,
ma le imponenti complicanze organiche, talvolta devastanti per il
paziente, incrementano non solo il tasso di mortalità ma anche di
cronicità e di invalidità e li pongono in una terra di confine per il
sovrapporsi di aspetti psichiatrici e internistici che ne rendono
difficoltoso non solo l’inquadramento nosografico, ma anche
l’approccio terapeutico”.

“La difficoltà di trovare una cura soddisfacente per queste patologie
– continuano Colatruglio e Rabuano – risiede principalmente nella loro
complessità (si pensi che al loro esordio concorrono, con peso
variabile e con svariate possibilità di combinazione, molteplici
fattori di ordine biologico, psicologico, familiare e sociale) e
multiformità, tali che i soggetti che ne sono affetti presentano
caratteristiche comuni ma anche molti aspetti unici, dipendenti tra
l’altro dall’elevata frequenza di comorbilità psichiatrica e
dall’evoluzione e trasformazione nel tempo dei sintomi di
presentazione. I trattamenti efficaci necessitano di una equipe di
terapeuti che sappiano integrare le loro competenze, senza dimenticare
che le sole abilità tecniche, senza un’autentica relazione
terapeutica, non sono sufficienti per ottenere la guarigione”. “Non
esiste, al momento, il trattamento perfetto o d’elezione per i
disturbi alimentari – concludono – Molti approcci sono stati proposti
e applicati, e ne vengono suggeriti sempre di nuovi per cercare di
affrontare la complessità clinica di queste patologie”.

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