I Trementisti ed il loro nuovo disco

13 agosto Montecalvo irpino, 14 agosto Foglianise e poi tante altre serate. Stiamo parlando de I Trementisti…il gruppo vitulanese sannita che ad ogni loro serata fanno il tutto esaurito proponendo proprio il nuovo lavoro discografico: il disco infatti è un disco “LIVE”che riprende stralci delle loro varie performance che hanno infiammato, negli ultimi due anni, le piazze del Sud Italia in occasione di feste patronali, sagre e festival. La copertina del disco, non a caso, riprende il gruppo in azione e sullo sfondo la tipica luminaria simbolo della festa del Sud. E’ tutt’altro che ridondante e circostanziale dire che questo disco parla, attraverso 15 brani e 74 minuti di musica, della gente del Sud Italia e alla gente del sud Italia. Il disco, infatti, riprende tutti i brani “forti” del repertorio dei Trementisti con le relative presentazioni e giochi umoristici con il pubblico, esattamente come accade negli spettacoli dal vivo. E’ da qualche anno, infatti che i Trementisti, oltre ad essere concentrati ad offrire al proprio pubblico momenti di puro intrattenimento, sulla base dei canti e delle danze del sud Italia, si propongono di lanciare temi che occorrano a riaccendere l’orgoglio di appartenere ad una comunità come quella dell’Italia Meridionale, un’area della nazione da sempre additata come l’area “depressa” d’Europa. In una epica presentazione di “Brigante se More” di Eugenio Bennato, una volta di più, il leader del gruppo, Fabrizio Cusani, ricorda le condizioni floride in cui vivevano le genti del sud Italia prima del 1861, la totale assenza di emigrazione prima di quella data e i motivi che scatenarono la lotta civile di quei partigiani, definiti, ancora oggi dai libri di scuola semplicemente Briganti, ossia come semplici malfattori, delinquenti comuni. A descrivere come a pagare il maggior prezzo dell’unità d’Italia furono anche le popolazioni civili Sannite di Casalduni e Pontelandolfo, ci pensa un altro brano originale dei Trementisti citato anche nel libro “Giù al Sud” di Pino Aprile, “Tu nunn’o saje”. Il disco in pratica, come negli spettacoli dal vivo propone rapide presentazioni dei brani e un turbinoso incedere di intrecci musicali. Si parte innanzitutto dall’enfasi che il gruppo pone sul grande potere liberatorio e comunicativo della Tarantella, della Taranta, o Pizzica, come viene chiamata in Salento. La Tarantella probabilmente, insieme all’olio d’oliva e alla Pizza è il “prodotto” italiano che più viaggia nel mondo, che più identifica un popolo e una nazione. Quale brano, ad esempio, fu utilizzato per sonorizzare l’ingresso degli atleti Italiani in occasione delle olimpiadi di Atlanta del 1996? Una tarantella! L’intera nazione Italiana, in quella occasione così importante, fu rappresentata da qualcosa di regionale, di una sola parte della nazione, da un genere musicale che attraverso la sua energia, alla fine, si è emancipato dal suo luogo d’origine, finendo per parlare attraverso se, a tutto il mondo, dell’intera nazione. La grande riscoperta della tarantella ha fatto si che questo genere musicale, questa danza, abbia finalmente raggiunto la diffusione e il rango di generi e danze universali, come il Flamenco Andaluso in Spagna o la Samba in Brasile. I Trementisti ormai da 15 anni si fanno artefici della diffusione dei passi della Taranta. Di pizziche e tarantelle ce ne sono tante nel LIVE dei trementisti. Attraverso la tarantella si parla di storie tipicamente Sannite, come quella de “U Pastore” o di “Matteo Strumento” e attraverso una inedita pizzica dei Trementisti, a chiusura di disco, si finisce anche per parlare in maniera ironica e divertentissima del tema dell’attuale crisi economica: il gruppo lo fa raccogliendo e mettendo in musica nel brano “Eurostorn”, tutti i malumori e tutte le “chiacchiere da bar” che si fanno ad esempio sull’abbassamento del prezzo del petrolio e la mancata naturale diminuzione di quello della benzina o sull’arrivo di nuove “bollette” di Equitalia. Altro brano originale della band sannita, presente nel disco alla traccia 3, è “Strazzammello”: il testo originale di Fabrizio Cusani qui viene a trattare il tema del “nero del lutto”. Il brano parla in pratica della convenzione sociale, ormai desueta, legata specialmente alle donne del sud Italia, di vestire qualcosa di nero successivamente alla scomparsa di un parente. Il brano, nella sua parte Tammorriata, passa in rassegna, cristallizzandoli per sempre nella nostra memoria, tutti i simboli legati al nero del lutto: quando, cioè, bastava “appuntare un bottoncino nero” sull’abito o diversamente, occorreva indossare “a cammisa e miezo lutto” o quando era d’obbligo un nero totale anche con il capo coperto dal fazzoletto nero. In questo momento storico siamo proprio sul crinale tra i ricordi del recente passato e l’assoluta disconoscenza di questa pratica che ci accompagna sin dai tempi delle “Prefiche” della Magna Grecia . Dopo centinaia di anni, nel giro di pochi lustri, le vecchine vestite di nero nei nostri paesi sono totalmente scomparse. “Ricordo che quando ero bambino” – descrive Fabrizio Cusani- “le donne, in età matura, nei nostri paesi, erano in buona parte “contrassegnate” dall’abito nero, cosa che adesso non si riscontra piu’… e solo nel giro di pochissimi anni”. Il tema meritava di essere trattato in musica e la storia che viene fuori da “Strazzammello” è quella di una donna del sud Italia (una tarantata Salentina, o una Strega Sannita se vogliamo) che desidera fortemente “na vesta gialla coi fiori blu”, ossia, il suo riscatto dalla convenzione sociale che la intrappola, in una vita, dedita solo al ricordo dei cari defunti, senza un presente e senza neanche un futuro…anche sentimentale. In “Strazzammello” la protagonista invoca: “scioglim’e capill e strazzammello”! Vittime della terra dei fuochi, non manca nel disco un riferimento al Sannio come unico e possibile luogo della sana e buona agricoltura in Campania. Attraverso il brano tradizionale, tutto sannita, “Canto della Mietitura”, si esalta la bellezza delle nostre campagne e delle nostre pratiche agricole secolari e si descrive, infine, il campo di lavoro come il luogo dell’incontro e dello scambio, anche canoro, tra i lavoratori. Rispetto al tema della conservazione dell’ambiente della buona agricoltura e della salvaguardia delle nostre falde acquifere, nel disco si alza anche un grido d’allarme e una preghiera, rivolta a tutti, a tenere alta l’attenzione sul proposito di trivellare Sannio e Irpinia alla ricerca di Idrocarburi: in un vero e proprio “Momento No Triv” i Trementisti lanciano, alla traccia 6, la loro versione Tammorriata di “Caravan Petrol” del grande Renato Carosone, sottolineando come già nel 1958 il grande autore Partenopeo ironizzasse sul tema delle trivellazioni in casa nostra. ”Ca o petrolio nun ce sta”…cantava Carosone…e seppure dovesse esserci, dicono gli studiosi, si tratterebbe di un materiale bituminoso che, per diventare combustibile, necessiterebbe di una così grande quantità di agenti chimici per la sua estrazione e raffinazione, da pregiudicare irrimediabilmente le falde acquifere delle province di Avellino e Benevento. Sempre sotto forma di Tammorriata nel brano “O Vesuvio” si descrive la condizione dei campani a coabitare con la presenza maestosa e ingombrante del gigante che domina il golfo di Napoli, un gigante dormiente che chiamarlo monte per i Partenopei e quasi una bestemmia. Sicuramente la sua presenza, il fatto che possa risvegliarsi da un momento all’altro, ha contribuito ad accentuare un certo fatalismo nelle genti campane, ha innescato certamente il tipico “vivere alla giornata” e ha contribuito anche alla nostra capacità, mista a incoscienza, di saper convivere con le difficoltà. Nel disco poi non si tace sul tema dell’immigrazione con due brani di assoluta bellezza, “Un Futuro a Sud” di Mario Salvi e “Che il Mediterraneo sia” di Eugenio Bennato, a sottolineare come il repertorio di musica popolare dei trementisti sia vivo e pulsante piuttosto che museale. In particolare “Che il Mediterraneo sia” parla del nostro mare come vorremmo che tornasse ad essere: non un luogo di naufraghi ma un luogo di naviganti. L’invito lanciato dai Trementisti è dunque di incontrarci, muniti di castagnette e tammorre, in tutti i concerti di questa estate 2015 e di portare via con se il nuovo disco LIVE della band, ottimo da ascoltare in viaggio nella propria auto, in modo che viaggiando, viaggi anche la nostra bella terra del Sud. Ecco la mitica squadra dei Trementisti : Fabrizio Cusani: voce, voce narrante, chitarra Maestro Antonio Calabrese: voce Antonio Maria Boscaino: basso, voce, grancassa Roberto Polcino: fisarmonica Giorgio Stefanelli: tastiere Gianpasquale Cusano: tamburello e batteria Luigi Blaso: tammorre Grafica: Duilio Cusani Credits: Foto: Diodato Nardone, Armando Dicuonzo, Francesca Federico Il disco è stato mixato da Antonio Maria Boscaino nel 2015 presso il Lambicco, Vitulano (BN)

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