La nostra vertenza, stancamente, si approssima alla fine.

 

L’incontro, sollecitato dai tre commissari, è servito per metterli al corrente della, inderogabile, decisione di avviare le procedure per la messa in mobilità per tutti i 124 dipendenti dei tre ex Consorzi.

I sindacati hanno chiesto ancora qualche giorno di riflessione.

La prossima settimana, quindi, dovrebbe essere quella decisiva per far calare il sipario su una soap che dura da ben tre anni.

I tre commissari hanno maturato la decisione dopo la mancata proroga del progetto regionale. Proroga promessa, e dichiarata imminente da Romano, assessore regionale all’Ambiente, in campagna elettorale.

Avevano atteso anche la pubblicazione della nuova legge regionale sulla gestione del ciclo integrato dei rifiuti. Pubblicazione che, per “ oscuri “ motivi, viene rimandata, mese dopo mese.

Anche la nuova proroga, decisa dal nuovo governo, fino al 31 dicembre, dello scioglimento dei Consorzi, ha influito sulla grave iniziativa.

Non è la prima volta che i commissari liquidatori avvisano i sindacati della possibilità di utilizzare questa drastica misura definitiva.

La stessa è stata più volte rinviata per motivi contingenti.

Se anche questa volta non si troverà qualche fantasiosa scappatoia, la fine della vertenza, e la definitiva fuoriuscita dal mondo del lavoro, è vicinissima.

Noi non sappiamo più cosa inventare. Le occupazioni delle sedi del Pd e del Pdl sono state le nostre ultime definitive iniziative. Oltre non possiamo, e non vogliamo, andare.

A questo punto bisogna iniziare a valutare ciò che più conviene alla maggioranza del lavoratori.

La mobilità, secondo noi, conviene a pochissimi: coloro che avendo una buona posizione sindacale con l’aiuto di questo, e di qualche sindaco amico del sindacato, può contrattare l’assunzione in una delle tante aziende che stanno vincendo le gare, a cinque/sette anni, per la gestione della raccolta dei rifiuti nei vari comuni.

La mobilità non conviene alla stragrande maggioranza dei lavoratori che questa possibilità, anche se l’illusione di poter rientrare, con l’appoggio di qualche amico amministratore, sarà l’ultima a morire, non è alla loro portata. Per questi è meglio il licenziamento per chiedere subito la disoccupazione.

Dopo tre anni senza risorse chi potrà resistere ancora per altri due anni, in mobilità?

Confessiamo di avere poche speranze per una fine dignitosa e almeno senza ulteriori danni economici.

 

In questa vertenza sono tanti i lavoratori che, non avendo analizzato con freddezza la situazione reale, si sono facilmente, e tragicamente, lasciati trascinare nel baratro inseguendo fantasiose e fallimentari soluzioni. I sogni muoiono all’alba: la messa in mobilità sarà un brutto colpo per coloro che ancora sostengono che non possiamo essere licenziati in quanto dipendenti pubblici.

Anche la speranza, sapientemente alimentata da qualche “ sindacalista “, di utilizzare la mobilità per cambiare lavoro e diventare dipendente di qualche ente della pubblica amministrazione si rivelerà per quel che effettivamente è: una colossale bufala. Un pacco scientificamente rifilato abusando della credulità di chi, invece, pensa di essere più furbo e di saperla più lunga degli altri.

Costoro hanno ottenuto solo lo strabiliante risultato di aver perso il lavoro e pure tre anni di ammortizzatori sociali.

Lo ripetiamo per l’ennesima volta: solo la Cig in deroga poteva garantirci una migliore difesa contro la fuoriuscita dal mondo del lavoro. I commissari oggi possono avviare le procedure di mobilità proprio perché non siamo coperti dalla Cig.

Ma questa lapalissiana verità sarà difficile da far comprendere a chi vive nel mondo dei sogni e non in quello della dura realtà.

 

Infine, ci chiediamo: perché i sindacati, che hanno partecipato alla riunione del 14 giugno, non ne hanno dato contezza alla pubblica opinione e ai lavoratori?

A chi giova comportarsi in questo modo?

 

I lavoratori che hanno occupato le sedi del Pd e del Pdl

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