LOTTA AI CLAN – CONFISCATI I BENI A VINCENZO IADANZA DI MONTESARCHIO

Già nel febbraio 2013, gli stessi Carabinieri, che avevano inoltrato la proposta per l’irrogazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale, avevano eseguito il provvedimento di sequestro dei beni emesso dallo stesso Tribunale di Benevento, nei confronti suoi, del figlio Silvio e della moglie Mirabile Anna.

Il provvedimento era stato emesso sulla base delle indagini patrimoniali che avevano consentito di raccogliere gli elementi oggettivi, tali da avvalorare la tesi che l’interessato era dedito abitualmente a traffici delittuosi, sintomatici della sua condotta antigiuridica e del suo tenore di vita, in considerazione della sproporzione tra i beni dichiarati e quelli posseduti, anche intestati a terzi riconducibili allo stesso capo-clan, ritenuti, comunque, frutto e costituenti il reimpiego di denaro proveniente dalle attività illecite dello stesso gruppo malavitoso.

Infatti, i militari avevano proceduto ad apporre i sigilli ad una concessionaria per la vendita veicoli di Rotondi (AV), formalmente intestata al figlio Silvio, che risultava proprietario dell’autosalone.

Nel corso delle indagini patrimoniali, infatti era stato riscontrato che tale attività era stata iniziata nel 2010, dal figlio, quando, a quell’epoca lo stesso non poteva contare sui propri redditi, e che quindi, è stata ritenuta “di copertura” per le attività illecite dello IADANZA padre. I Carabinieri hanno sequestrato tutti veicoli di vario tipo, circa 60 fra auto e moto, nella disponibilità della citata azienda commerciale.

Tutto il patrimonio confiscato, per un valore di circa 500 mila euro, cosi come disposto dall’Autorità Giudiziaria, è stato affidato al custode giudiziario, nominato dal Tribunale, che provvederà all’amministrazione dei beni.

Vincenzo IADANZA, già sorvegliato speciale e dichiarato delinquente abituale, annovera numerose condanne anche per rapina, estorsione, associazione per delinquere e violazione alle norme sugli stupefacenti e da ultimo, nel maggio 2011, era stato colpito dall’ordinanza di custodia cautelare, che, aveva portato all’arresto di 19 persone accusate, a vario titolo, di associazione camorristica e reati elettorali, tra cui anche alcuni amministratori comunali di Montesarchio.

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