Ordinazione Episcopale. Il saluto dell’Arcivescovo Mons. Felice Accrocca

“Carissimi,
un grazie a tutti voi: a mons. Crociata, che mi ha conferito l’ordine episcopale, ai vescovi e agli abati, alle Autorità presenti, ai sacerdoti e ai diaconi, ai consacrati e ai tanti fedeli laici, molti dei quali amici fraterni.
Ringrazio e lodo Dio per avermi chiamato alla vita, per il dono della vocazione e per la famiglia che mi ha dato: il pastorale, in legno d’ulivo, l’ho scelto in memoria di mia madre, che trentatré dei suoi quarantaquattro anni di vita li trascorse china a raccogliere quel frutto dal quale è stato ricavato anche il crisma oggi versatomi sul capo.
Ringrazio Dio per gli anni trascorsi a Cori e nella mia parrocchia d’origine, S. Maria della Pietà, dove mi sono formato alla vita cristiana; nel seminario Leoniano di Anagni, dove sono stato avviato al ministero sacerdotale; nelle parrocchie (S. Maria Assunta in Cielo in Cisterna, S. Luca, S. Pio X e Sacro Cuore in Latina) dove ho esercitato il ministero e dove ho ricevuto affetto e lezioni di vita da tantissima gente; nella curia vescovile di Latina, dove per ventidue anni ho avuto la possibilità di fare esperienze diverse e dove ho goduto della fiducia di tre vescovi: mons. Domenico Pecile, mons. Giuseppe Petrocchi e, infine, mons. Mariano Crociata. A loro vorrei unire la memoria di mons. Enrico Romolo Compagnone, che fu determinante nel mio percorso di discernimento vocazionale e che mi accolse tra i seminaristi della diocesi.
Questi trent’anni di vita sacerdotale sono stati un dono immenso: le esperienze con l’Agesci, l’Azione Cattolica e con altre aggregazioni ecclesiali, i campi annuali in Albania, mi hanno infine fatto toccare con mano la ricchezza e la forza del corpo ecclesiale.
Lo studio e l’insegnamento, all’Istituto Storico dei Cappuccini e all’Università Gregoriana, al Pontificio Collegio Leoniano e all’Istituto Teologico di Assisi, mi hanno inoltre arricchito dal punto di vista umano e culturale, e per questo ringrazio amici, colleghi, studenti e tanti frati e clarisse con i quali ho condiviso momenti d’incontro formativo e, in diversi casi, una salda amicizia.
Papa Francesco mi chiama ora a raccogliere l’eredità del vescovo Andrea Mugione nella Chiesa di Benevento, ricchissima di storia e di tante potenzialità per il futuro. Lo ringrazio di cuore per la fiducia riposta in me e a tutti i miei nuovi figli chiedo di aiutarmi a ripagarlo degnamente.
Si narra (non so con quanta verità) che Giovanni XXIII dicesse che, stando sulla sedia gestatoria, gli sembrava sempre di vedere tra la gente sua madre che lo ammoniva a non montarsi la testa per il fatto di essere diventato papa. Come che sia, sento l’aneddoto diretto a me e vi aggiungo le parole di san Francesco: «Beato il servo, il quale non si ritiene migliore, quando viene magnificato ed esaltato dagli uomini, di quando è ritenuto vile, semplice e spregevole, poiché quanto l’uomo vale davanti a Dio, tanto vale e non di più» (Ammonizioni XIX, 1-2).
Pregate intensamente, di vero cuore, per me”.

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