Pino Tagliatatela: “Carmelo era speciale. Ecco come lo ricordo…”

Un ragazzo semplice, umile, volenteroso e determinato che fu notato per le sue qualità umane e tecniche dal capitano della quadra, Pino Tagliatatela, uno dei simboli storici della società azzurra. Questo ragazzo era Carmelo Imbriani. Capitan Tagliatatela rimase colpito fin da subito dall’educazione e compostezza del giovane ragazzo sannita e da buon capitano, essendosi rivisto in lui, lo mise sotto la sua ala protettrice. Da qui è nata la storia di un’amicizia profonda tra Pino Tagliatatela e Carmelo Imbriani. Intervistato da “Il Mattino” l’ex bandiera azzurra, soprannominato Batman dai tifosi partenopei per le sue doti di gran portiere, ricorda così la sua intensa amicizia col Game Boy di Ceppaloni:

 Ha sofferto e lottato con grande dignità per 7 mesi.
«Quando andavo a trovarlo a Perugia e notavo come tutto il suo paese lo amasse. Per tre mesi la sua ampia famiglia, ma anche solo i conoscenti, si sono di fatto trasferiti in Umbria per stargli vicino. E questo ci fa capire la statura dell’uomo».

Quale è il suo ultimo ricordo di Carmelo?
«Risale a Capodanno: sono stato da lui il 30 e il 31 e abbiamo parlato a lungo di calcio, delle esperienze a Soccavo nel Napoli, mi diceva di voler mangiare di nuovo l’omelette con patatine che preparava lo chef Maresca. Era un ragazzo speciale, altruista, abbiamo fatto progetti insieme e mi ha confessato: “Appena sono fuori di qui torno ad allenare e tu, Pino, sarai il mio preparatore dei portieri”».Il rapporto tra di voi andava oltre il calcio.
«Ero in prima squadra e lui nelle giovanili e mi colpì subito per la sua educazione, il suo essere perbene. In lui mi sono rivisto e per questo, da capitano, l’ho messo sotto la mia ala protettrice».

Che calciatore è stato Imbriani?
«Ha avuto meno di quello che meritava. Era un attaccante dalla grande corsa, saltava con facilità l’uomo e crossava con qualità. Paradossalmente avrebbe avuto una carriera migliore se avesse giocato nel calcio attuale, dove le marcature sono meno rigide».

Quale è invece il suo ricordo più bello?
«Carmelo mi ha allungato di due anni la carriera: avevo un serio problema al ginocchio e lui fu l’unico a chiamarmi, invitandomi ad allenarmi a Benevento. Non solo: mi ospitò per sei mesi a casa sua e in quell’occasione ho avuto la possibilità di conoscere la sua splendida famiglia, che mi ha chiesto di dire una cosa»

.Dica pure.
«Non è stato Maradona o Careca eppure il calcio si è mobilitato in massa, proprio perché le sue immense qualità umane sono emerse più di quelle di calciatore. La famiglia ringrazia tutti, tifosi, media, calciatori, attori, per il sostegno ricevuto in questi mesi. Carmelo sorrideva, ci diceva di sentirsi più forte per affrontare quella battaglia. Grazie a Carmelo il calcio ha dimostrato di non essere solo territorio di scandali o di vizi, ma una grande famiglia».

Imbriani che insegnamento lascia al calcio?
«Non ha mai badato all’apparire ma ad essere fino in fondo uno sportivo, non andando mai sopra le righe. L’insegnamento è per i tanti giovani che sprecano il talento con comportamenti assurdi. Bisogna invece seguire l’esempio di Carmelo, un uomo dalla pulizia morale straordinaria, per questo è entrato nel cuore di tutti».

Beneventocalcio.it, Luca De Cristofaro

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