QUESTIONE RIFIUTI E CONSORZI, INTERVIENE IL CONSIGLIERE NICOLA BOCCALONE

Evidenzia invece che in provincia di Benevento le regole dettate dalle legge 26/ 2010, che discende dalle legge 123/ 2008 e che si inquadra nell’ambito di un sistema normativo che ha come riferimento D.lgs 152 e legge regionale n 4/2007 sono state quasi del tutto disapplicate.
La presunta soluzione adottata va solo nella direzione di tacitare le condizioni dei lavoratori: giuste, legittime, doverose e necessarie per attirare l’attenzione delle istituzioni locali, capaci solo di  rincorrere le emergenze causate perlopiù dalla presenza di atti dovuti sul piano programmatico.
Il ricorso alla cassa integrazione dei lavoratori dei consorzi, previsto per altro dall’articolo 13 legge 26/2010, è anch’esso un atto dovuto al quale si sarebbe dovuto ricorrere convintamente solo dopo aver definito il piano industriale di livello provinciale e con esso criteri e metodi di gestione nonché  individuati i relativi livelli economici. Da questi ultimi far discendere i conseguenti livelli tariffari. Altrimenti, non è chiaro come sarà possibile applicare il sistema tariffario per il 2010 che obbliga comuni e provincia  a concorrere unitariamente alla determinazione della tassa. Che questa fosse l’impostazione da seguire era già noto nel 2008 con le previsioni normative contenute nella legge 123/2008. E’ di palmare evidenza che l’atto sottoscritto tra comune e provincia di Benevento è palesemente fiaccato nei contenuti e nell’impostazione per assenza di qualsivoglia linea programmatica che possa giustificarlo. Tanto ciò è vero che non sono assolutamente individuati il numero delle unità lavorative che dovrebbero andare in cassa integrazione. Anzi, è emerso che le maestranze dei consorzi sono rimaste da tempo inoperose e che, quindi, il ricorso alla cassa integrazione rappresenta un’ennesima ipotesi di responsabile ritardo istituzionale.
A questo punto ci si chiede se i consorzi furono costituiti per effettuare la raccolta differenziata presso i comuni della provincia, come mai questi non hanno avuto le commesse dai comuni della provincia per effettuare il servizio?
Ed ancora per Benevento, in particolare come si giustifica l’aver impostato un sistema di raccolta differenziata, per altro altamente dispendioso ed antieconomico, senza avvalersi in continuità dell’apporto del consorzio del quale il comune possiede il 51% della quota di partecipazione?  
Come si giustifica quindi l’immotivabile numero di assunzioni di personale effettuate dall’asia avendo piena consapevolezza del ruolo e della funzione del consorzio BN1.
Il rispetto per i diritti dei lavoratori inibisce di esternare le evidenti illegittimità consumate nell’ultima seduta consiliare che, senza copertura finanziaria, ha visto il consiglio comunale riconoscere come debito fuori bilancio la somma di euro 114’145,00 , per dare al consorzio BN1 quanto allo stesso era dovuto a valere per l’anno 2008.
L’atto sottoscritto ha più i contorni di un accordo tra provincia e comune fatto sulla testa dei malcapitati lavoratori per garantirsi e dare stabilità alle proprie posizioni di potere istituzionali. La provincia di Benevento si candida a diventare un sorta di stazione appaltante. Non trapela, infatti, alcuna intenzione di svolgere ruoli diversi se non il ricollocamento sul territorio di uomini e problemi.
Il comune di Benevento continua testardamente a gestire il servizio , come se nulla fosse cambiato in materia di dei servizi pubblici con rilevanza economica. Se il presidente Cimitile e il sindaco Pepe avessero approfondito i contenuti delle norme previste dall’art 115 tuel 23 bis legge 133/2008 non avrebbero sicuramente sottoscritto gli impegni reciprocamente assunti. La difesa dei sistemi economici fatti da aziende pubbliche e private  e dei lavoratori va esercitata con la qualità dell’azione politica e amministrativa che ,nel caso di specie, doveva trovare riferimento nella definizione in atti programmatici quali quello industriale e quello d’ambito. Queste le concause di aumenti vertiginosi ed incontrollati della tassa rifiuti che per Benevento ha segnato il primato nazionale.
Il prossimo settembre il sistema istituzionale sannita rischia il cortocircuito per le non poche difficoltà di ordine finanziario che la filiera dei comuni patirà nel dover garantire i flussi all’intero sistema economico. Un’eventualità che porta dritto ad ipotesi di commissariamento dei comuni con irrimediabili provvedimenti prefettizi.
Non sembra fuori luogo quindi valutare l’atto sottoscritto come un patto tra provincia e comune di Benevento che favorisce il primo ad attenuare e rinviare, sia pur a breve, gli effetti di straordinarie inadempienze istituzionali, per il secondo invece l’occasione per continuare a voler procrastinare un sistema di potere che invece è da tempo superato e normativamente censurato. I 25 milioni di euro che il comune ha finora anticipato all’ASIA completano un quadro preoccupante che riverserà tutti i suoi effetti negativi sui cittadini sottoforma di tassa rifiuti. Queste sono le cose che dovrebbero impegnare la politica. Ci si dovrebbe così occupare delle ragioni che vedono i cittadini di Benevento tra i più tartassati d’Italia, anche come addizionale Irpef, Ici, Tosap e pubblicità senza adeguata contropartita di servizi, tanto da subire: tasse svedesi e servizi africani.
È necessario quindi che la politica abiuri i personalismi ed affronti e dia risposte serie e concrete ai bisogni della collettività.    

IL consigliere comunale
Nicola Boccalone

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