di e con PEPPE FONZO
musiche di FLAVIO FELEPPA
“Ma lu Fosco… ma chi era?
Lo scemo de lu paese che si presentava sempre alla stessa ora la sera.
Quanno arrivava se metteva mmiezo a la chiazza e faceva ridere!
Tutti se divertivano come a mmatti, ma lui non rideva mai…”
Fosco lu matto
La solitudine si paga in lacrime e l’ho pagata anch’io
Mogol
VINCITORE DEL FESTIVAL TETRAMM 022 TEATRO MARCONI di ROMA (dir art Emiliano De Maritno)
MIGLIOR SPETTACOLO Motivazione: Una pièce teatrale che riveste le caratteristiche di uno spettacolo completo nel suo genere.
Con un’interpretazione e un accompagnamento che danno spessore al testo rendendolo capace di affascinare il pubblico.
PREMIO MIGLIOR ATTORE Motivazione: Il profilo psicologico del personaggio è stato perfettamente messo in scena.
Il linguaggio del corpo è stato dinamico, l’interpretazione magnetica, le tre fasi della personalità ben caratterizzate.
PREMIO MIGLIOR TESTO E ADATTAMENTO Motivazione: La forza espressiva e metaforica del testo viene messa in scena
con efficacia grazie ad una interpretazione di buon livello. Nonostante parlasse di un solo argomento spaziava in tematiche
personali, sociali, emotive con abilità.
PREMIO MIGLIOR SPETTACOLO A VALORE SOCIALE Motivazione: Attraverso i gesti, l’interpretazione, il testo e la musica,
riesce a dare dignità ai cosiddetti matti del paese” persone che vengono sempre lasciate ai margini della società.
Scritto, Diretto e Interpretato da PEPPE FONZO
Musiche FLAVIO FELEPPA
Oggetti di scena FULVIO CUSANI
Una produzione Magnifico Visbaal Teatro
Durata: 55 minuti
SINOSSI
Uno spettacolo ispirato a “lu Frasulino”, brano dialettale assolutamente sconosciuto
di Domenico Modugno, che mescola la narrazione teatrale a momenti musicali e
altre perle del cantautore salentino (lu Salinaro, Sciccareddu mbriaco. La sveglietta),
scavando nella tradizione popolare dell’entroterra meridionale.
“Fosco lu matto” è un personaggio ai margini, il pazzo/buffone che tutti deridono,
insultato e bastonato, un disadattato che brucia solitudine.
Prima era uno come gli altri, con un lavoro, una casa, una vita monotona e integrata
nella comunità, ma un giorno impazzisce e diventa “lu scemo de lu pese” e nessuno
si chiede il perché anzi, pare che per tutti sia meglio così… Sullo sfondo le immagini
di un paesino del sud non meglio identificato, un contesto in cui la durezza della vita
e la difficoltà dell’ignoranza danno corpo alla storia de “nu povero cristo”.
NOTE DI REGIA
E’ un lavoro dedicato ad un mio pro zio: Peppe Lu Negus, un personaggio emblematico e misterioso di
Casalbore, paese di mia madre arroccato su una montagna ai confini entroterra
Sannita-Irpino ai confini con la Puglia, luogo al quale si ispirano ambientazioni, episodi
e inflessione dialettale. Peppe lu negus era un diverso, introspettivo e saggio, colto e apparentemente
inavvicinabile, che viveva con il suo asino a cui solo rivolgeva la parola. Quando mi raccontavano di lui, sentivo un
profondo senso di misericordia misto ad ammirazione: Cosa pensava?
Che vita aveva fatto prima di diventare Lu Negus? Interpretava un ruolo?
Mescolando le sensazioni di un bambino con le testimonianze raccolte, ispirandomi alla durezza
della vita contadina del dopoguerra con i racconti veristi, nasce Fosco, “nu cunto musicale” disarmante
nella sua voluta semplicità. Un attore e un fisarmonicista vivono una commistione sonora, linguistica e
fisica, accompagnando lo spettatore in un percorso che odora di cenere, di pietra, di terra, di sale e di fatica
capace di creare momenti comici, drammatici, malinconici e surreali.
DICONO DI NOI
“LU FOSCO” di Peppe Fonzo, e da lui messo in scena e recitato, è un monologo d’Indubbia bellezza. Costruito sul tessuto di una lingua ricca di dialettismi, fin dall’inizio prende le distanze dal folclore per avvicinarsi piuttosto agli stilemi dell’antropologia culturale. Il testo racconta, con disinvolta padronanza dei ritmi drammaturgici, la storia di una follia paesana, che travalica gli angusti limiti provinciali per coinvolgere tutti coloro che albergano nel cuore i possibili destini dell’umanità. Manlio Santanelli (Drammaturgo)
“Si mette in scena, in un connubio di musica e parole, un “cunto” alla vecchia maniera; di un uomo che sembra essere uscito dalle pagine di un racconto verista. Un tuffo nel passato di un tempo che fu e che riesce a stupire nella sua semplicità”
Eroica Fenice
È un’esistenza segnata dalle privazioni e dalla fatica quella di Fosco, e i gesti di Fonzo in scena, le sue espressioni, ne delineano i contorni. Una fiaba che strizza l’occhio alla narrazione musicale di Domenico Modugno e ad alcune novelle pirandelliane come “Ciaula scopre la luna”. Krapp’s Last Post Elisabetta Reale
“Fosco, storia de nu matto” prende spunto da alcune canzoni popolari di Domenico
Modugno, raccontato con grande umanità da Fonzo.” Il Roma
Cunto musicale, unisce narrazione e suoni. Semplice, rigoroso, supportato dalla bella
sintonia fra i due interpreti (l’attore Peppe Fonzo e il musicista Flavio Feleppa).
Teatro persinsala.it Mailè Orsi
” Fosco era probabilmente solo un ultimo, un emarginato… la metafora – in carne e dialetto – di chi è allontanato prima ancora di avere la possibilità di integrarsi (…) fin quando non alza lo sguardo, raddrizza la schiena piegata dalla fatica, e puntando gli occhi al cielo non si accorge della Luna… e se ne innamora. Lei così luminosa e chiara, bella e inaspettata, silenziosa e grande… Lei che diventa un sogno e un sorriso… Lei a cui Fosco dedicherà un incanto-canto-cunto… prima di raggiungerla per sempre al suono struggente di una fisarmonica che accarezza il cuore e le emozioni, mentre idiomi, luoghi, persone e ricordi si trasformano in una piccola grande storia… La storia di uomo che fu forse felice con poco e per poco. Ma lo fu tanto. Ileana Bonadies (Direttrice di Quarta Parete)
“A Fosco ha dato vita e volto, Fonzo, con sensibile coinvolgimento, mettendo al
servizio dell’interpretazione le sue qualità attoriali, un ventaglio che comprende
mimica, gestualità, esecuzioni canore, vocalità funzionale alla scena, ora narrando,
ora esibendosi in un indefinibile dialetto dalle sonorità meridionali.
Palcoscenico Campania Maria Ricca
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