Schede tecniche sugli spettacoli

Programma

E. Grieg
Peer Gynt –  Suite n. 1
Morning, The Death of Ase, Anitra’s dance, In the Hall of the Mintain-King

C. W. Von Gluck
Minuetto e Danza degli spiriti beati dall’ Orfeo

F. Mendelssohn
Andante e Saltarello dalla sinfonia n. 4 "Italiana"

M. Ravel
Menuet e Rigaudon da "Le Tombeau de Couperin"
Pavane pour une infante défunte

G. Bizet
L’Arlesienne – Suite n. 2
Pastoral, Intermezzo, Menuet, Farandole

Venerdì 2 settembre
Teatro Romano
In collaborazione con Ravello Festival

Compagnia della Luna
presenta

Viaggi di Ulisse
Concerto mitologico per strumenti e voci registrate
scritto e diretto da Nicola Piovani

Ensemble Aracoeli

Andrea Avena, contrabbasso
Marina Cesari, sax/clarinetto
Pasquale Filastò, violoncello
Ivan Gambini, percussioni
Nicola Piovani, pianoforte
Aidan Zammit, tastiere

Viaggi di Ulisse è un racconto in musica, per strumenti che si concertano con voci registrate. I temi del racconto sono le emozioni che mi hanno lasciato le letture e l’immaginazione di alcuni viaggi di Ulisse, personaggio vecchio di tre millenni, figura di un fascino e di una meraviglia ancora oggi indecifrabili. Con la musica strumentale, ovviamente, non raccontiamo i fatti che solo la parola può descrivere. Ma la musica può tentare di materializzare la commozione che quei fatti ancor oggi ci suscitano. L’organico comprende il pianoforte, il contrabbasso, il sax, il violoncello, le percussioni, la tastiera elettronica; e voci registrate che recitano versi di poeti, da Omero a Saba, voci che hanno un ruolo fondamentalmente sonoro.  Il concerto mitologico Viaggi di Ulisse punta a ricreare in teatro l’incanto di quelle vicende odissiache che da sempre mi seducono; e spero di condividere quell’incanto innanzitutto col pubblico di Benevento; e, se andrà bene, col pubblico delle repliche.

Nicola Piovani

prima nazionale

 sabato 3 settembre
domenica 4 settembre
sabato 10 settembre
domenica 11 settembre

Le Nuvole Teatro Stabile di Innovazione
presenta

Raccontami Benevento
un progetto di Giulio Baffi e Giovanni Petrone

Gli spazi bellissimi della città. Architetture che diventano spazio per una rappresentazione inconsueta. Attori che inventano una storia e la raccontano al pubblico come per un incontro improvvisato. Verità e fantasia che si confondono.
Un progetto che negli ultimi anni ha moltiplicato l’attenzione degli spettatori e la fantasia degli attori-autori, tanti, che hanno inventato i loro racconti in centinaia di spazi storici, museali ed architettonici della Campania.
Ci sembra bello raccontare anche Benevento, affidandoci all’invenzione di un gruppo di attori che hanno accolto con entusiasmo il nostro invito. Quattro i racconti previsti, il sabato e la domenica, per emozionanti performances.

Sabato 3 settembre
Teatro Comunale

Conservatorio di Musica ‘Nicola Sala’ di Benevento
presenta

Il Barbiere di Siviglia

Melodramma buffo in due atti
Libretto di Cesare Sterbini
Dalla commedia omonima di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
Musica di Gioachino Rossini
(Editore Ricordi, Milano; edizione critica a cura di Alberto Zedda)
Nana de Sevilla è di Federico García Lorca. Orchestrazione Francesco Ivan Ciampa

personaggi e interpreti
Il Conte d’Almaviva, Gianluca Bocchino
Bartolo, dottore in medicina, Luciano Matarazzo
Rosina, pupilla di Bartolo, Angela Giovio
Figaro, barbiere, Raffaele Raffio
Basilio, maestro di musica, Davide Giangregorio
Fiorello/Un Ufficiale    , Anton Gryvniak
Berta, cameriera di Bartolo, Mina Troiano

Orchestra e Coro del Conservatorio Nicola Sala
cembalo Carla D’Onofrio
maestro concertatore e direttore d’orchestra Francesco Ivan Ciampa
maestro del Coro Adriana Accardo
regia Emanuele Di Muro

scene Brunella De Laurentis, costumi Sartoria Angelina De Rita
Luci M.A.C SERVICE di Francesco Giordano e Alessandro Caso
collaboratori al Pianoforte Rossella Vendemia, Tommaso Lepore, Carla D’Onofrio
assistente alla regia Maya Martini, chitarrista in scena Lorenzo Marino

Sabato 3 settembre
(in replica il giorno 4)
Teatro De Simone
in collaborazione con Festival delle Colline Torinesi e Primavera dei Teatri

Interno5/LUDWIG
presenta

Frateme
testo e regia Benedetto Sicca

con
Paola Michelini, Luca Saccoia, Giorgio Sorrentino, Emilio Vacca,
Valentina Vacca, Francesco Vitello, Camilla Zorzi

disegno luci Marco Giusti
disegno del suono Marco Canali
scenografia Tommaso Garavini, Flavia di Nardo
costumi Simone Valsecchi

Frateme è la storia di una famiglia napoletana che vive in uno scenario desolato, tra l’immondizia in fiamme, nel quartiere di Forcella.
La famiglia è composta dai genitori e tre figli: il primogenito Primo, e i due gemelli Secondo e Seconda.
Nelle vicende compaiono poi una serie di personaggi pittoreschi come Alfredo, lo psicologo di Primo, Corinna l’anziana professoressa di inglese e Antonio, detto Frateme, amico e collega di Secondo.
Frateme è un progetto che si inserisce in un percorso di indagine iniziato quattro anni fa da Benedetto Sicca con il gruppo di lavoro LUDWIG, sul tema della crudeltà delle relazioni famigliari. Attraverso svariati percorsi linguistici legati al suono, al movimento e al testo, si sono attraversati diversi aspetti del rapporto con l’altro da sè, che nella famiglia (come in ogni sorta di branco) trova una sua forma peculiare e complessa.
Frateme si sofferma sulla dimensione domestica del problema, prendendo in esame un contesto familiare entro cui l’omosessualità costituisce il pretesto per una più generale riflessione sulla diversità e sulla violenza di certi legami. Frateme è la prima creazione di LUDWIG intorno ad una drammaturgia a struttura tradizionale, (commedia in tre atti, scena a tavola, uso del dialetto etc.). Allo stesso tempo rappresenta il prosieguo di una ricerca in grado di raccontare la complessità del presente frammentato e accelerato, attraverso il tentativo di individuazione di un linguaggio unico possibile di ogni opera.

Sabato 3 settembre
(in replica il giorno 4)
Arco del Sacramento

Associazione Culturale altrosguardo
presenta

In Canto 34
concerto per voci recitanti, fiati e live electronics sulla pazzia d’Orlando e suo rinsavimento
elaborazione drammaturgica Antonello Cossia e Riccardo Veno

con
Antonello Cossia, Paolo Cresta
Francesco Albano (sinths, live electronics)
Riccardo Veno (sassofoni, fiati, voce, live electronics)

video Francesco Albano
spazio scenico Raffaele Di Florio
disegno luci Luigi Biondi
progetto, musica e regia Riccardo Veno

L’Orlando Furioso, dice Calvino, è un poema che si rifiuta di cominciare e si rifiuta di finire.
E secondo il De Sanctis, così come riportato da Croce in un suo breve saggio, nel Furioso l’Ariosto non ha nessun contenuto soggettivo da esprimere, nessun motivo sentimentale e passionale, ma persegue il solo fine dell’arte, canta per cantare, rappresenta per rappresentare, elabora la pura forma, soddisfa il semplice bisogno di attuare i suoi fantasmi. Scrive e si consuma in questo grande affresco per unico diletto d’immaginazione.
Così, lungi da noi l’idea di raccontare per intero la gigantesca opera, il nostro gioco teatrale non partirà dall’inizio e non arriverà alla fine. Abbiamo piuttosto puntato l’attenzione su alcuni canti simbolici del poema immergendoci nelle ”ottave d’oro” dell’Ariosto e dei suoi musicalissimi endecasillabi.
Visioni oniriche ed ironia per restituire il senso generale del poema, il tema che lo attraversa per intero: la vanità dei desideri degli uomini, che maschera la realtà di ingannevoli immagini di bellezza e di piacere, rendendoci deboli e incapaci di discernere l’apparire dall’essere.

prima nazionale

Sabato 3 settembre
(in replica il giorno 4)
Teatro San Nicola
in collaborazione con Théatre de La Villette di Parigi

Buddha,mon pére et moi
(Le coq sur les poubelles) .
di e con Sergio Longobardi

regia Sergio Longobardi

Quello che presentiamo qui a Benevento è il primo  studio-spettacolo derivante da  un cantiere aperto di “teatro documentario” che stiamo  facendo nascere a Parigi .
Il teatro documentario  è per noi un idea del mondo che passa continuamente dall’interno all’esterno,da me al mondo,dalle insurrezioni singole alle rivoluzioni collettive in cui si mescolano narrazione scenica e inchiesta video-documentaria.
Abbiamo già fatto due residenze-laboratorio chiamate “Demande d’asile” e due presentazioni pubbliche chiamate “Le coq sur les poubelles”al Wip  del Théatre de La Villette e abbiamo indagato con l’uso di telecamere detective sulla relazione delle persone al lavoro.
Stiamo lavorando adesso sui temi dell’amore e della morte, su come li percepiamo nella nostra vita. Sta prendendo forma l’idea di una trilogia.
L’obiettivo è indagare su questi  temi e integrare  indagini documentarie con una autobiografia legata al rapporto con mio padre. Lo spettacolo che vedrete nasce e vive di tutto questo. E questo è il primo movimento. I primi remi tirati in barca.
E questo è il primo titolo: Budda,mio padre ed io.

prima nazionale

Sabato 3 settembre
(in replica i giorni 4, 10, 11)
Chiostro Santa Sofia

Tableaux Vivants
di Ludovica Rambelli
in collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di Napoli

Caravaggio XXIII

Lavoro costruito con la tecnica dei tableaux vivants, è di estrema semplicità e insieme di grande impatto visivo. In scena pochi e semplici elementi con cui gli attori compongono sotto gli occhi degli spettatori 23 tele di Caravaggio.

con
Alba Fagnano, Roberta Ferrante, Carmine Ferrara, Andrea Fersula, Laura Lisanti, Susy Musella, Paolo Salvatore, Maria Flora Velotti. Regia di Ludovica Rambelli

Per grazia ricevuta
Salvi per miracolo
Santi martiri e Madonne nell’iconografia popolare delle edicole votive

Una partitura-installazione di tableaux vivants, per la regia di Ludovica Rambelli con la collaborazione di Dora De Maio.
Il pubblico sarà accompagnato in un percorso visionario alla scoperta della fede visibile.
Santi e Madonne si animeranno in una galleria vivente di edicole votive, avvolte dalla musica sacra, da quella popolare e dai suoni dei vicoli di Napoli.

Sabato 3 settembre
Piazza Roma

PARADA Italia
presenta

I ragazzi di Bucarest in

Un naso rosso contro l’indifferenza
Spettacolo di arte varia

Parada Italia sostiene il progetto in atto a Bucarest volto al reinserimento sociale dei giovani che vivono in strada a Bucarest garantendo i servizi di: Assistenza sociale stradale attraverso la costruzione di un rapporto di fiducia risponde ai singoli bisogni dei giovani che vivono in strada, Residenziale, luoghi in cui vivono i ragazzi che hanno scelto di abbandonare la strada, Centro diurno, luogo di accoglienza, di formazione scolastica e di insegnamento delle arti circensi, primo passo per il recupero di una vita normale e l’ufficio APEL, punto di mediazione tra il mondo del disagio e quello del lavoro.
Parada Italia è presente in Italia attraverso laboratori nelle scuole, cag e campi Rom, incontri di sensibilizzazione, seminari sulla tematica delle diversità, formazione a gruppi di sostegno al progetto, tournée dei giovani beneficiari rumeni, finanzia le attività a Bucarest. La tournée ha una doppia valenza, educativa e propositiva non solo dei i giovani rumeni ma anche dei cittadini italiani che li incontrano e non sono solo ambasciatori del loro progetto ma sono anche la voce di tutti quei bambini e ragazzi ai quali i diritti sono negati.

Descrizione spettacolo: Lo spettacolo consiste in vari numeri di mimo, clownerie, giocoleria, magia e acrobazia dove i ragazzi raccontano, sorridendo e facendo sorridere, la propria storia e i propri sogni, i successi e le difficoltà.

Domenica 4 settembre
Ex Convento di San Felice
Serata Salomè

a cura di Soprintendenza BAPSAE di Caserta e Benevento
in collaborazione con BENEVENTO INSIDE

Una serata per incontrare la figura di Salomè, metafora di bellezza e di seduzione, dal medio evo ai nostri giorni, in un percorso di grandi fotografie dei dipinti ispirati al mitico personaggio. Videoproiezioni e letture dalla Salomè di Oscar Wilde a cura di Centro Operativo di Benevento.

Dal 7 all’11 settembre
Hortus Conclusus

Letture stregate
a cura di Gabriella D’Angelo, responsabile dei progetti della Fondazione Bellonci

Grandi interpreti per “leggere” i romanzi finalisti del Premio Strega 2011

Un percorso di letture “stregate”. Alcune pagine tratte dai libri finalisti al premio Strega 2011, la prestigiosa competizione letteraria italiana che, fin dalla sua nascita,  lega il suo nome al comune di Benevento, affidate a grandi interpreti del cinema e del teatro italiano che re-inventeranno la “voce” letteraria dell’autore del romanzo finalista.

Martedì 6 settembre
Hortus Conclusus
in collaborazione con
Napoli Teatro Festival Italia e Teatro Stabile di Napoli

Ferito a morte – Preludio
dal romando di Raffaele La Capria

con Mariano Rigillo

e con
Yasemin Sannino   cantante
Paolo Vivaldi   pianoforte
Prisca Amori  violino
Claudia Della Gatta  violoncello

maestro collaboratore Alessandro Sartini
edizioni musicali Flipper

musiche Paolo Vivaldi
regia Claudio Di Palma

Ferito a morte – Preludio è da intendersi come un melologo ispirato a quella linea narrativa del romanzo in cui il lirismo onirico elegge, con stupefacente credibilità, una bella giornata, una spigola, una donna, le voci d’intorno, l’acqua stagnante nei recessi timpanici ed altro ad artefici di una liturgia del tempo sospeso.
Questo “ Preludio” è una concertazione del dire che, assecondando l’intento stilistico cui la citazione iniziale sottende,  vuole lasciare verbo e spazio solo alla sofisticata semplicità delle parole/sassi musicali di La Capria e ad un luogo “psicofisico” che coerentemente le motivi ed ospiti. Occorre, dunque, il luogo ideale da raccontare e che ancora raccontasse. Un luogo di per se stesso emblematico e naturale, per evocare parole in grado di riportare con immediatezza visiva dello scontro tra storia e natura e di restituire attraverso i cromatismi vocali di Rigillo la vertigne di un pensiero sorpreso tra l’essere ed il non essere, tra la voluntas e la noluntas e che diviene la fatale premessa per una Grande Occasione Mancata.

Martedì 6 settembre
(in replica i giorni 7 e 8))

Mulino Pacifico
in collaborazione con il Théatre des Lucioles de Paris

Medea
di Antonio Tarantino

con
Frédérique Loliée, Caterina Carpio

In un’opera di   Pierre-Yves Le Duc
scene e costumi Grazia Pagetta
grafica Massimo Staich
luci Cesare Accetta

regia Alessandra Cutolo

Ristretta in uno spazio claustrofobico che divide con una vigilatrice. Ristretta anch’essa. Una donna, straniera. Disperata. Imbarbarita. Forse un carcere. Forse una scatola cranica. La cattività induce alla parola. Il corpo bloccato, privato della libertà di andare, lascia andare la lingua.
Il mito greco è solo un ricordo, tutto è già avvenuto. O forse non è avvenuto niente. O quello che è avvenuto è stato rimosso anche dalla memoria. L’identità viene rimodulata. Come sempre, in galera.
Il soggetto del discorso è la contemporaneità; il maschile, il femminile e il potere. Il potere e la resistenza alla sottomissione. Il potere inteso come elemento generativo della condizione di dolore. Che genera il delitto. L’impotenza che diventa delittuosa. La cattività introduce la cattiveria.
Rabbia, collera verso il mondo, ma anche ansia di spiritualità. Distorsione della sessualità e tentativo di annullare la memoria. Riflessione dolente sulla condizione umana. Sulla possibilità che la morte sia slancio liberatorio.

prima nazionale

Martedì 6 settembre
(in replica i giorni 7, 8. 9. 10. 11)
Sala Museo Arcos
in collaborazione con Festival Trono de Nuevas Dramaturgias de Tarragona, Teatro de los Sentidos di Barcellona

Fermentaciòn
(Il viaggio dell’uva)

esperienza ludico sensoriale
3 percorsi giornalieri per 30 persone

regia Enrique Vargas

“Molto, molto tempo fa, solo alcuni uomini e donne conoscevano il segreto e il rischio di svelare l’anima che abita nel vino…”
Attenti, i viandanti sono chiamati ad un esperienza poetica sensoriale.
Mentre dorme, il succo d’uva ripercorre il suo passato di pianta e il suo futuro di liquido depurato e prezioso: dalla foglia al ramo, al tronco, alla vigna, fino a riscendere nella profondità della terra, da dove come una premonizione, come sogno e come una certezza, anticipava la sua trasformazione in vino.
L’odore fa memoria di tutto ciò che il vino è stato, legno, mela, nocciola, erba.
Il sapore ha la forma di ciò che non solo il palato assapora, ma il corpo intero e l’anima con esso.
L’oscurità e la profondità della terra rendono più intenso il viaggio. E alla fine, il rito, la festa, la musica che accompagna la nascita del vino, la libertà e la pazzia; incontrare l’altro, svelare il segreto o meglio ancora, custodirlo, sì, custodirlo, come tutti i segreti.

prima nazionale

Martedì 6 settembre
(in replica il giorno 7)
Teatro De Simone

Sirena Produzioni presenta

Mi manca la giraffa
“Imprevisto esotico a partire dal repertorio del Quartetto Cetra”
drammaturgia, elaborazione musicale e regia Paolo Coletta

con
Stefano Ferraro, Massimo Masiello, Adriano Mottola, Nicola Vorelli

Band dal vivo
Francesco Ballanti (batteria), Mariano Bellopede (tastiere)
Valerio Celentano (basso), Claudio Romano (chitarre)

scene Roberto Crea, realizzazione scene Officine Tecniche e Artistiche Tony Afeltra
costumi Maddalena Marciano, audio Daniele Chessa

Il Quartetto Cetra — tre uomini e una donna —  a partire dal 1941 cantarono un po’ di tutto con leggerezza, gusto della citazione, del pastiche.
Salpiamo dalla spiaggia spensierata di suoni spensierati dei nostri cari beniamini, popolata di balli latino-americani che hanno traghettato gli italiani in un mondo fatto ben presto di terre sensuali, lontane e conturbanti, per intraprendere un viaggio lieve tra il fantastico e l’allegorico attraverso l’identità del nostro tempo, le sue aberrazioni e i suoi spostamenti.
Essere qualcun altro da sé non significa necessariamente rinunciare a vivere la propria vita. Talvolta può rappresentare una scorciatoia nella costruzione del proprio sé. Il teatro, e quindi la musica, sono un luogo privilegiato per questo tipo di pratiche.
È così che un giorno Adriano, Andrea, Massimo e Nicola possono girar pagina e diventare Enrico, Tata, Virgilio e Lucia che possono girar pagina e rivelare — che so — un Seminarista, un Banchiere, Cesare Augusto e la Donna Invisibile. Alla fine mancherà sempre qualcosa dell’originale: l’identità anelata non è mai perfettamente riproducibile e quella nascosta è inevitabilmente incancellabile. Allora chiamiamo «giraffa» la distanza siderale o infinitesimale tra l’originale e la sua copia, tra il cliché e la sua riproduzione. Essa ha la misura di ciò che manca e viceversa. Il magnifico repertorio del Quartetto Cetra si presterà facilmente a questo gioco di sostituzioni impreviste, di scarti improvvisi, a ritmo di raspa, rumba, conga, spirù, bajon, cha cha cha, mambo. Con il rischio di ritrovare l’esotico espresso da quei balli e e quelle canzoni in noi stessi oggi.
Paolo Coletta
prima nazionale

Mercoledì 7 settembre
Teatro Massimo

Compagnia Instabile, DSM Benevento, UOCSM Puglianello
presentano

Lo cunto de La Gatta Cenerentola
favola in musica in due atti
da la Gatta Cenerentola di Roberto de Simone
e da Lo cunto de li cunti di Giovan Battista Basile

direzione coro Bruno Capuano
curatore del progetto Maurizio Volpe

regia Antonello Santagata

Lo Cunto de la Gatta Cenerentola è una favola in musica in due atti, ampiamente tratta da la Gatta Cenerentola di Roberto de Simone e con alcuni spunti da Lo cunto de li cunti di Giovan Battista Basile. Sia Perrault che i Grimm sia lo stesso De Simone attingono tutti dal “Trattenimento sesto de la jornata prima” del Pentamerone di Basile.
La riduzione e le modifiche apportate al testo di De Simone sono state fatte per adattarlo alle  esigenze di una “compagnia teatrale amatoriale integrata” formata da circa 100 persone, quasi equamente divisa tra pazienti, operatori, sanitari ed esterni. E integrazione è il termine chiave, il fine ultimo del progetto. Nell’adattamento sono stati lasciati inalterati, ovviamente, i brani musicali e le scene più note che sono ormai patrimonio della cultura napoletana e nazionale. I costumi barocchi, particolarmente quelli dei Cuccuruccu, (ispirati come quelli di Odette Nicoletti, alle incisioni di Callot dei Balli di Sfessania) sono stati rivisitati e reinventati; le partiture musicali arrangiate e adattate dal maestro Massimo D’Orsi e infine, i cori e i canti riletti da Bruno Capuano in maniera emozionante contribuiscono a far immergere gli spettatori, per circa due ore, in una atmosfera fiabesca senza tempo. Un’ultima sfumatura: Cenerentola è un pretesto, una figura quasi secondaria rispetto alla moltitudine di maschere vecchie e nuove che popolano il palcoscenico del teatro della diversità.

Mercoledì 7 settembre
Arco del Sacramento

I Virtuosi di San Martino
in

Nel nome di Ciccio
Omaggio a Nino Taranto

I Virtuosi di San Martino sono

Roberto Del Gaudio, voce (tammorra, ghiaia)
Vittorio Ricciardi, flauto e ottavino (temple-blocks, voce)
Luca Bagagli, violino (putipù, voce)
Dario Vannini, chitarra (guiro, voce)
Federico Odling, violoncello (bongos, voce)

Nel nome di Ciccio è una esilarante carrellata di canzoni, brandelli, situazioni, tratti dal vastissimo repertorio del teatro di avanspettacolo, della rivista, del teatro musicale. Un omaggio al grande Nino Taranto.
I Virtuosi di San Martino, alla loro maniera, rivisitano la "Macchietta", forma prediletta dagli autori Pisano e Cioff che hanno inventato decine e decine di personaggi: dal celeberrimo Ciccio Formaggio a Nicola Quagliarulo, da Carlo Mazza e Rosa Pezza a Cosima. Diciamo personaggi perché la Macchietta disegna piccole storie di piccoli uomini, buff, strambi, sempre esilaranti, tutte riconducibili a sgambetti di linguaggio e di situazioni, all’interno delle quali queste fgure rivelano la loro crisi e la loro drammatica comicità.
Si tratta dunque di teatro musicale in senso stretto, e non è un caso che questa forma di arte scenica fosse frequentata dai più grandi attori del Novecento: Nicola Maldacea, Ettore Petrolini, Raffaele Viviani, Totò, Aldo Fabrizi, lo stesso Taranto e perfino un giovane Eduardo.

Giovedì 8 settembre
(in replica i giorni 9 e 10)
Percorso in auto

Associazione Culturale “Mimì Tales”
Maria Gabriella Petti
presenta

Di che cosa hai paura?
di Solomon Robert Dresser

con
Maria Gabriella Petti, Romina Caruana, Daniele Sirotti,
Danilo De Girolamo, Barbara Alesse
e gli attori del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma

regia Carlo Fineschi

Nel 1999 Richard Dresser, un drammaturgo statunitense, dà vita a un nuovo genere teatrale: la “commedia d’automobile” (“car play”), scrivendo il corto teatrale “Di che cosa hai paura?” (“What are you afraid of?”), messo in scena per la prima volta nello stesso anno allo Humana Festival di Louisville, Stati Uniti d’America.
Il pubblico e gli attori sono tutti seduti nell’abitacolo di una vettura, mischiati gli uni agli altri. Tra i due personaggi, un “lui” e una “lei”, conosciutisi apparentemente solo nel momento in cui sono saliti in macchina, scocca l’amore, amore a prima vista. Nell’ora che seguirà, gli spettatori saranno testimoni della velocissima parabola di un amore, dalla sua nascita al suo apice fino alla sua conclusione, veloce e imprevista tanto quanto il suo inizio.
Questo innovativo genere teatrale offre la possibilità di sperimentare un nuovo rapporto tra il pubblico e lo “spettacolo”: la prossimità dei due mondi, il loro mischiarsi fino quasi a fondersi, rivoluzionano  e stravolgono i ruoli. Gli spettatori, in numero rigorosamente ristretto, non sono protetti dal buio della sala, non sono silenti testimoni degli eventi ma hanno la possibilità di cambiarne il corso, interagendo con gli attori in una dimensione dove finzione e realtà si fondono completamente.

Venerdì 9 settembre
Teatro Romano

Marechiaro, waiting for the moon
“canzune e songs all’Osteria di Marechiaro” da Francesco Cerlone,

regia e trascrizione Mariano Bauduin, musiche originali di Roberto De Simone

con
Antonella Morea, Lalla Esposito, Adriano Mottola, Giovanni Mauriello, Raffaello Converso, Renata Fusco, Biagio Abenante, Franco Javarone, Giulio Liguori

scena Nicola Rubertelli, costumi Odette Nicoletti

A Marechiaro ce sta ‘na fenestra… cantava il Di Giacomo; ma a Marechiaro non c’è solo una finestra; c’è, nel riflesso del mare, la fantasia degli innumerevoli visitatori, napoletani o stranieri che, fin dal 1500, si recavano in quel luogo, già rinomato per i ruderi di epoca classica, e per le osterie che offrivano una piacevole sosta dopo una passeggiata in barca che iniziava al Molo di Napoli (attuale Piazza Castello). Colà, difatti, erano in attesa i barcaioli da nolo, che conducevano i gitanti in gondola e in feluche, costeggiando l’incantevole spiaggia di Santa Lucia, di Chiaia, di Mergellina, fino a Posillipo e poi a Marechiaro, cui si accedeva soltanto in barca, né il luogo era raggiungibile in carrozza, o in portantina, per la carenza di strade su quella collina che a strapiombo si specchiava nel mare tra costoni e dirupi.
La commedia “L’Osteria di Marechiaro” di Francesco Cerlone tratta i casi del Conte di Zampano, donnaiolo incallito, perseguitato da Lesbina, sua ex amante, cui aveva dato parola di matrimonio. Ma egli, incapricciatosi di Chiarella, ricusa le nozze, rimangiandosi la promessa fatta. L’azione si complica quando appare il fantasma del marito morto di Lesbina, ed ella si scopre vedova. Inoltre, compaiono sulla costa di Marechiaro il Marchese e la figlia Dorina, altra promessa sposa dell’imprudente Conte, ma la giovane romana ama segretamente il cameriere del Conte, Federico.
In quelle medesime grotte Petronio ambientò alcuni episodi del suo Satyricon, relativi a riti misterici; e ivi collocò la leggenda virgiliana, narrata durante la cena di Trimalcione, secondo la quale in quelle cave si conservava l’ampolla in cui era imprigionato lo spirito della Sibilla Cumana, e ai ragazzi che le chiedevano: “Sibilla, cosa vuoi?”, ella rispondeva: “Voglio morire”.
La trasposizione nello spettacolo “Marechiaro waiting for the moon” che potrebbe essere considerata la libera traduzione del verso digiacomiano: Quanno sponta la luna a Marechiaro / pure li pisce nce fanno ll’ammore; ha raccolto tutti questi elementi presenti nell’opera in musica e li ha trasformati nella versione in prosa mediante una ricerca di valori formali e linguistici propri di un nuovo spettacolo, nuovo nella drammaturgia e nella costruzione poetica facendo di quegli stessi elementi un punto di partenza per lo sviluppo di nuovi e interessanti aspetti.

prima nazionale

Venerdì 9 settembre
Teatro De Simone
in collaborazione con Teatro Soprichastnost di Mosca

Moscow drama theatre
presenta

Королева Мать – Regina Madre
di Manlio Santanelli

con Svetlana Miseri, Nokolay Balandin

costumi Liudmila Derkach, musiche Vera Kundrutzkova
regia Igor Mihajlovich Sirenko

L’incontro-scontro tra una madre ed un figlio nella scrittura di Manlio Santanelli messo in scena a Mosca da Igor Mihajlovich Sirenko, ultimo allievo vivente di
Nemirovic Dancenko.
Una commedia tradotta in diciannove lingue e rappresentata da Vancouver a Manila. Salutata da Ionesco, sulle pagine de "Il Figaro" come la più bella commedia vista negli ultimi dieci anni, “Regina madre” ha fatto il giro del mondo toccando sempre con vivo successo città come Vienna Parigi, Berlino, Monaco, Varsavia, Mosca, Kiev, Cracovia, Praga, Bucarest, Sofia, Tel Aviv, Tblisi. Al Teatro Nazionale di Bucarest è in scena dal 1997.

Venerdì 9 settembre
Arco del Sacramento

Quartetto Papanimico
in concerto

Un viaggio metafisico-ironico-onirico su di un ipotetico galeone, per attraversare l’oscuro mare della consapevolezza umana. Il repertorio musicale spazia dagli anni ‘20 agli anni ‘70, fra generi, assimilabili se non simili, in cui l’ironia assume la funzione prevalente di costruire richiami mai fini a se stessi, ma pronti a far nascere dubbi, collegamenti, se non anche riflessioni. Il Quartetto Papanimico è formato dall’attore-cantante Peppe Papa e da tre musicisti, Alberto Falco, Raffaele Natale e Antonino Talamo.

Venerdì 9 settembre
Corte Ex Convento Scolopi – Piazza Piano di Corte
Conservatorio di Musica ‘Nicola Sala’ di Benevento
presenta

Harmoniemusik
flauti: Vittorio Coviello, Angela Padovano
oboi: M° Giacomo Crestacci, Luca Di Manso
clarinetti: Alessandro Verrillo, Agostino Napolitano
fagotti: Luciano Corona, Ugo Montenigro
corni: Andrea Bracalente, Gabriele Massaro, Vincenzo Parente, Alessandro Saraconi
violoncello: Sergio De Castris
contrabbasso: Valerio Mola

direttore maestro Claudio Rufa

Programma

Antonin Dvorak (1841-1904)
Serenata per strumenti a fiato, violoncello, contrabbasso in re minore op.44
Moderato quasi marcia
Minuetto: Tempo di minuetto – Trio: Presto
Andante con moto
Finale. Allegro molto

Richard Strauss (1864-1949)
Serenata in mi bemolle maggiore per strumenti a fiato, op.7
Andante

Louis Spohr (1784 –1859)
Nonetto in Fa Maggiore op.31
Allegro
Scherzo: Allegro
Adagio
Finale: Vivace

Vittorio Coviello, flauto; Domenico Rinaldi, oboe; Luciano Corona, fagotto; Gabriele Massaro, corno; Maria Rosa Grande, violino; Laura Quarantiello, violino; Sergio De Castris, violoncello; Valerio Mola, contrabbasso

Venerdì 9 settembre
(in replica il giorno 10)
Saloni del Circolo Sociale

Teatro in Fabula in collaborazione con Tourbillon Teatro
presenta

Un dramma
corto teatrale liberamente tratto da un racconto di Anton Checov
traduzione dal russo e adattamento teatrale Antonio Vladimir Marino

con Raffaele Ausiello, Irene Grasso, Fabio Rossi

regia Giuseppe Cerrone, Antonio Piccolo

Il corto è stato premiato alla VI edizione de La Corte della Formica, festival di corti teatrali, per la Miglior Regia e per il Miglior Attore (Fabio Rossi).

Lo scrittore Pavel Vassilic sta scrivendo un nuovo romanzo, quando il suo domestico Lukà lo interrompe per avvertirlo che c’è una signora che chiede di lui. A malincuore, Pavel accoglie la visitatrice. È la Murashkina, una sua grande ammiratrice, che desidera leggergli il proprio dramma teatrale per avere la sua opinione. La Murashkina prende fiato ed inizia a leggere. Costretto ad ascoltare, Pavel Vassilic finisce per entrare mentalmente e fisicamente nel dramma, tra incubo e realtà…

Note di regia
È Anton Čechov. Non è però una delle sue commedie e nemmeno uno dei suoi racconti più famosi. Eppure, il racconto che dà vita al corto teatrale “Un dramma” ha già riconoscibili alcuni tratti caratteristici dei futuri successi: la presenza di personaggi-emblema di diversi gruppi della società; un narratore che non prende le parti di nessuno
oppure prende quelle di tutti, in nome di una grande empatia verso l’umanità tutta; una leggerezza e un’ironia che sembrano suggerire di non prendere mai nulla troppo sul serio. Il compito della regia è allora di una delicatezza estrema: come riuscire a mettere in scena dei personaggi senza indirizzare la simpatia del pubblico verso nessuno di loro in particolare? Come mantenere il senso dell’umorismo cecoviano, eliminando la voce del narratore nel passaggio dal racconto letterario alla messa in scena teatrale? Questa è la sfida da raccogliere, di pari passo con un’altra: fuggire dagli ingiustificati cliché naturalistici, pedanti e vecchi con cui di solito immaginiamo il teatro di Čechov.

Sabato 10 settembre
(in replica il giorno 11)
Teatro Comunale

Teatro Stabile di Napoli e Vesuvioteatro in collaborazione con
Napoli Teatro Festival Italia e Festival Benevento Città Spettacolo
presentano

Mariano Rigillo in

Ferito a morte
di Raffaele La Capria

con
Elena Cepollaro,  Andrea De Goyzueta, Antonio Marfella,
Alfonso Postiglione, Ruben Rigillo
e con la partecipazione di Anna Teresa Rossini

scene Luigi Ferrigno, costumi Annalisa Giacci, musiche Paolo Vivaldi

regia Claudio Di Palma

Ri-Leggere Ferito a morte. Non rileggere per reinterpretare sofisticando, ma rileggere nel senso più proprio del termine, ovvero: leggere ancora. Farlo secondo una procedura teatrale in grado di proporre una sinossi ricreativa ed esaustiva dell’articolata testualità di La Capria. Rileggere per restituire, con codici espressivi diversi, l’emblematica verdicità dei luoghi in cui La Capria inquadra la borghesia napoletana di metà novecento. Una borghesia impegnata ad inscenare una drammaturgia della vacuità e dello spreco del tempo. Rileggere per rimisurare quel tempo dilatato di Ferito a morte in cui una sola “bella” giornata sembra continuamente frammentarsi e ricomporsi in anni diversi. Rileggere Ferito a morte procedendo, dunque, ad una ricomposizione testuale che non alteri con integrazioni di scrittura la parola originaria e che non “regolarizzi” il tempo narrativo sconfessando  quel “ certo tempo” di La Capria in cui la vita non corrisponde alla cronologia dei fatti. “ Semplicemente” rileggere. E per farlo, rappresentare in scena un tempo altro, presumibilmente futuro, forse proprio il tempo della lettura, col conseguente, naturale contagio immedesimativo che la lettura stessa impone e che può consegnare all’ipotetico lettore proprio l’identità del protagonista della storia.

prima nazionale

Sabato 10 settembre
Arco del Sacramento
Conservatorio ‘Nicola Sala’ di Benevento
presenta

Nicola Sala Big Band

Direttore: Aldo Bassi

Brani:            
Almost like being in love                         (Frederick Loewe)                 (arr. Lenny Niehaus)
Summertime                                           (George Gershwin)                (arr. Dusko Gojkovic)
On Broadway                                          (Barry Mann/CynthiaWeil)     (arr. John Higgins)                    
Route 66                                                 (Bobby Troup)                       (arr. Bob Lowden)
The days of wine and roses                    (Henry Mancini)                    (arr. Aldo Bassi)
Speak Low                                              (Kurt Weill)                            (arr. e direzione R. Gaudiello)   
When I Fall in Love                                 (Victor Young)                       (arr. Jerry Nowack)         
Sigla                           (Aldo Bassi)                           (arr. Aldo Bassi)
Birdland                                                   (Joe Zawinul)                         (arr. Roger Holmes)

Elementi:
Vox: Katia Cioffi,  Rosa Bove

Sax:
1 alto  Ferruccio Corsi; 2 alto  Antonio Bocchino; 1 ten.  Cristofaro di Caprio; 2 ten.  Gennaro della Gatta; Bar.Giuseppe Giroffi

Trp:
1 trp   Giuseppe Fiscale; 2 trp   Alessio Lalli; 3 trp   Domenico Birnardo; 4 trp   Alessandro Fusco

Trb:
1 trb   Raffaele Carotenuto; 2 trb   Luigi de Masi; 3 trb   Giuseppe Ferrante; 4 trb   Alessandro Tedesco

Rhythm:
Chitarra  Michele Penta; Piano Gianluca Grasso; Contrabbasso  Luigi Reveruzzi; Batteria Giuseppe Iovine

Domenica 11 settembre
Corte Ex Convento Scolopi – Piazza Piano di Corte

Conservatorio ‘Nicola Sala’ di Benevento
presenta

Suoni e Voci dal Risorgimento

Programma

GIUSEPPE VERDI (1813-1901)
Nabucco “Sinfonia”
Vespri Siciliani  “Sinfonia”
I Lombardi alla prima crociata “O Signore dal tetto natio”

GIUSEPPE VERDI (1813-1901)
O Signor dal tetto natio  da  “I Lombardi alla prima crociata”
Inno di guerra e battaglia   da  “I Lombardi alla prima crociata”
Te lodiamo gran Dio di vittoria  da  “I Lombardi alla prima crociata”
Suona la tromba  Inno popolare  poesia di G. Mameli
Tace il vento, è queta l’onda  da “I due Foscari”
Si ridesti il leon di Castiglia   da “Ernani”
E’ bello di guerra  da “Aroldo”

GAETANO DONIZETTI (1797 – 1848)
D’immenso giubilo  da “Lucia di Lammermoor”

G. VERDI (1813-1901)
Va’ pensiero  da “Nabucco”

MICHELE NOVARO (1822-1885)
Inno di Mameli (Canto degli Italiani)
W Verdi Ensemble & Ensemble Vocale del Conservatorio

Domenica 11 settembre
Teatro Romano

Max Gazzè
con l’Orchestra Giovanile del Sannio

L’Uomo Sinfonico
tipologie sociali raccontate in musica
gran concerto per orchestra

Max Gazzè scrive canzoni che, in virtù della sua polivalenza artistica (pop e classica, vocale e strumentale) si rivolgono ad un’ampia fascia di pubblico.
Ha presentato il suo ultimo album “Quindi” in un tour completamente sold out  che è stato proposto in numerosi Teatri italiani; la sua curiosità e voglia di ricercare linguaggi nuovi lo ha portato a vincere il Premio David di Donatello per  “miglior canzone originale” con il brano “Mentre dormi”, una delle hit radiofoniche più trasmesse dell’ultima stagione,  inserito nella colonna sonora del film campione d’incassi “Basilicata Coast to Coast”.
In questo progetto musicale Max  interpreta il ruolo di “Uomo Sinfonico”  rivisitando molti dei propri  successi ( tra cui “La favola di Adamo ed Eva”, “Una musica può fare”, “Il solito sesso”) ma anche  arie e sinfonie del repertorio classico e lirico (nei quali suona il basso elettrico e acustico oltre a cantare).

Programma

Musiche di Max Gazzè
con rielaborazioni di brani di Rossini, Mozart, Bizet e Stravinskij

Domenica 11 settembre
Teatro De Simone

Da questo tempo e da questo luogo… 25 rose dopo
uno spettacolo di Cristina Donadio

con
Cristina Donadio, Caterina Pontrandolfo, Luca Trezza, Fortunato Angelini

ricerca coreografica Fortunato Angelini
luci Cesare Accetta, costumi Alessio Visone
aiuto regia Teresa Di Monaco, al suono Benedetta Bottino

Ho sognato spesso in questi venticinque anni Stefano  e  Annibale, insieme, come se da quel pomeriggio di settembre in cui volarono via fossero diventati un’unica entità e spesso, nei nostri  “incontri notturni” mi hanno raccontato del…loro tempo e del…loro luogo,in modo semplice, naturale, sereno…
Una notte, mi ricordo, mi hanno raccontato di un luogo pieno di luce, di una spiaggia, di un mare calmo  dove passeggiando, si ritrovavano ad ascoltare canzoni americane….questa forse tra tante è stata l’immagine che piu’ mi ha colpito e da qui è partita la mia suggestione …
Ho immaginato che Stefano e Annibale avessero un… tempo… a disposizione per lasciare quel  luogo……  quella spiaggia, quel mare, quella luce dove tutto scivola, tutto si mescola, tutto si incrocia, per venire a fare una visita, una visita molto speciale in un luogo a entrambi familiare, un palcoscenico nudo e immerso nel buio,  dove, essendo oramai  Stefano e Annibale fatti di una materia incorporea, invisibile, irrappresentabile, non avrebbero potuto, per apparire, che farsi corpo  nelle parole, dunque nei personaggi e diventare via via Jennifer, Anna Cappelli, Ferdinando, Ida, Clotilde, Gesualda, Adriana …..

dedicato ad Annibale Ruccello nel 25° anniversario della scomparsa

prima nazionale assoluta

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