Viespoli sul decreto per l’emergenza rifiuti.«Eversivo, invasivo e pericolosamente evasivo»

E’ quanto ha affermato il senatore Pasquale Viespoli, intervenendo in aula per dichiarazione di voto sulla conversione in legge del provvedimento governativo sull’emergenza rifiuti in Campania.Per l’esponente di Alleanza Nazionale «si tratta di una metafora del grande fallimento delle istituzioni, della politica e del sistema campano: dal rinascimento annunciato al fallimento dichiarato, da “La montagna di sale” di Mimmo Paladino alla montagna di rifiuti di Antonio Bassolino, dall’arte contemporanea al disastro quotidiano, dall’eccellenza all’emergenza; «Miseria e nobiltà» o, se si preferisce scendendo più a Sud, «Così è se vi pare»; Eduardo, Pirandello e Pulcinella, la maschera che si maschera per la vergogna. Si racconta perfino che il Vesuvio abbia un po’ di nervosismo e di turbamento perché teme di ritrovarsi, con la montagna di rifiuti, un maleodorante dirimpettaio. Divagazioni? Credo si tratti piuttosto di frammenti di realtà, di immagini per raccontare “a nuttata ca nun passa” e che questo decreto non contribuisce ad illuminare». Viespoli ha poi così proseguito: «Abbiamo la lacerante consapevolezza delle difficoltà e della drammaticità della situazione e ci siamo avvicinati a questo decreto e al modo in cui esso si intreccia con la quotidianità, con senso di responsabilità istituzionale, quel senso di responsabilità che ci conferisce il diritto alla chiarezza e alla durezza delle argomentazioni e delle contestazioni e alla nettezza della proposta alternativa per cambiare il senso e l’impostazione di questo provvedimento, prima che il dettaglio. Se il Parlamento, ed il Senato in particolare, avesse letto tale provvedimento comparandolo con la legge regionale della Campania e con la relazione stralcio della Commissione d’inchiesta sui rifiuti, ne avrebbe colto la schizofrenia e la confusione istituzionali, perché tale decreto detta un’impostazione esattamente diversa rispetto a quella della legge regionale. La legge regionale della Campania, sottolineata come evento storico, ha l’impudenza, il senso e lo sprezzo del ridicolo nel dichiarare tra i propri obiettivi, al primo punto, “rifiuti zero”. Il centro‑sinistra, anziché riconoscere umilmente il proprio fallimento, adotta un atteggiamento di presunzione, di supponenza e di arroganza. La stessa arroganza si riscontra rispetto alla finzione di quelle quattro discariche previste al primo punto: in realtà, tutto è stato costruito per approvare un decreto in relazione ai siti – si potrebbe parlare addirittura di un decreto ad situm – per aggredire Ariano Irpino che, solo attraverso il recupero di un ruolo minimo della politica nel dialogo duro e forte con i soggetti coinvolti, ha determinato un passo indietro rispetto all’arroganza del Governo, respinta dalla mobilitazione delle coscienze e delle istituzioni. Per fortuna c’è un’altra Campania, c’è quel Mezzogiorno che, mentre si discuteva di rifiuti, al Festival di Pentecoste a Salisburgo, portava in scena la grande storia napoletana con due uomini del Sud, un grande direttore come Riccardo Muti e un grande regista come Ruggero Cappuccio: per fortuna, c’è anche un’altra Campania ed un altro Sud».

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