ALTRABENEVENTO. Mastella continua a imporre, ai bambini e ai consiglieri, la stessa minestra. Altrimenti, “tutti a casa”.

 

Invece, il servizio di mensa scolastica deve essere accettato e non subìto.

Si discute oggi in consiglio comunale un presunto regolamento per la mensa scolastica che si riduce ad imporre il servizio che invece, dopo il disastro degli ultimi tre anni, dovrebbe essere riorganizzato e riqualificato al punto da risultare gradito ed accettabile.

Diversi tribunali, con sentenze in parte controverse, hanno però stabilito che il pasto da casa è un diritto, anche se non esclude, come qualcuno erroneamente ha pensato anche a Benevento, la mensa comunale.

E’ chiaro che le famiglie preferiscono il servizio pubblico, anziché sopportare l’onere di dover fornire ai bambini un pasto preparato a casa diverse ore prima del consumo o acquistarlo da fornitori non adeguatamente attrezzati o controllati, ma se la mensa comunale è scadente, il pasto alternativo è un diritto-dovere per il genitore.

Allora l’amministrazione comunale dovrebbe innanzitutto dimostrare che intende veramente riqualificare il servizio, ma finora non l’ha fatto.

La ristrutturazione del Centro di Cottura comunale di Capodimonte era stata annunciata in campagna elettorale e subito dopo negata. Poi è comparsa bilancio di previsione ma solo per la parte relativa alla progettazione.

Dove saranno preparate le vaschette? Ancora nel famigerato centro di cottura di Ponte Valentino, tra capannoni sequestrati perché costruiti grazie a truffe varie che magari sono destinati ad ospitare anche la sede Asia?

Oppure in località poste a 50 minuti di auto dalla città, come preannuncia la stampa ben informata?

Ancora non è dato sapere, perché il Capitolato di Appalto rimane un mistero.

Con il presunto regolamento in discussione oggi, stranamente si affrontano solo alcune questioni che il Capitolato dovrà disciplinare. Si ribadisce che l’aggiudicazione avverrà con il sistema della offerta migliorativa (prevista per legge già dal 2015), ma non si indicano i parametri le la valutazione. Si descrivono, invece, i tipi di controllo da effettuare che però sono ancor meno efficaci di quelli definiti, sulla carta, negli anni trascorsi. Non si stabilisce, infatti, chi e come verifica la provenienza dei prodotti e la loro conservazione nei depositi, anche quelli distanti dal centro di cottura.

Invece in questo regolamento si stabilisce che i menù saranno quelli definiti dalla ASL, rendendo quindi inutile tutto il lavoro fatto dalla dietista Pina Pedà, anche quello con le mamme per definire efficacemente le schede di valutazione e i controlli.

Il presunto regolamento oggi in discussione, non affronta, però, un altro tema delicato, quello del diritto al lavoro per i dipendenti che da anni si occupano di questo servizio.

Insomma, il documento posto oggi ai consiglieri con l’obbligo di approvarlo oppure di “andare a casa” (come i bambini che non accettano la mensa a scatola chiusa), non risolve i problemi del servizio di ristorazione scolastica.

Sarebbe saggio ritirare il presunto regolamento e riproporlo per la discussione insieme al Capitolato di Appalto.

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