LETTERA APERTA AL QUESTORE DI BENEVENTO

Veniamo ai fatti: verso le ore 10,30 del giorno 11 agosto 09, in modo frettoloso, scendevo da casa perché dovevo reperire documenti urgenti per un mio giovane amico che si trova in stato di coma, affinchè potesse essere trasferito con urgenza a Roma. Seguo personalmente e costantemente questo caso da quasi un mese, in nome e per conto della sua famiglia. Ebbene, lungo la strada vengo fermato da una volante. Nel momento in cui mi veniva richiesta la patente, mi accorgevo che, nella fretta, avevo dimenticato la borsa con la patente. Nel chiedere scusa, spiegavo le ragioni reali della mia fretta. Accortomi che uno dei due poliziotti mi aveva riconosciuto, forse in virtù del mio impegno pubblico e sentendomi rispondere poco elegantemente che le mie ragioni erano “le solite scuse ridicole”, pretendevo che mi venisse fatto assolutamente il verbale. Intendo sottolineare che uno di questi mi aveva, presumo, riconosciuto. Iniziava qui il mio “calvario” e nonostante con modi educati chiedessi ripetutamente, per l’urgenza che avevo, di andare via, e sollecitassi che venisse elevato il verbale di contravvenzione, venivo invitato più volte e in modo poco urbano, ad allontanarmi dalla volante in nome di non so quale regolamento. Quando chiedevo con chi avessi il piacere di parlare mi veniva risposto, in modo poco elegante, che non erano fatti miei, come se un libero cittadino non avesse questo diritto. Visto che uno dei due poliziotti mi rispondeva che si stava molto divertendo, ho chiesto ancora una volta gentilmente di poter andar via, ma mi veniva ancora impedito, anzi mi sentivo dire che infastidivo e che il mio comportamento era alla stregua di un pregiudicato. Mi veniva inoltre dato il “tu” con arroganza e mi si diceva, addirittura, che facevo oltraggio (Roba da non credere!). Mi si impediva di fare libere dichiarazioni al verbale fatto e, dulcis in fundo, mi si imponeva di andare in Questura. Per onestà devo dirle che è poi sopraggiunta un’altra volante con un graduato molto gentile e degno del suo ruolo. Ritengo che il fatto sia di estrema gravità per i seguenti motivi: 1)Perché sono stato riconosciuto, oltretutto poichè con orgoglio rappresento il ruolo di commissario straordinario del partito dei cristiano popolari; 2)perché la mia urgenza di andare via era giustificata da un fatto umano, per cui mi stavo attivando (tutto è comprovato);3)perche, nonostante l’urgenza da me rappresentata, mi si imponeva di andare in Questura, dove, però, devo dire, venivo ricevuto dalla DIGOS, la polizia politica, che mi accoglieva gentilmente, come sempre, e alla quale va tutto il mio apprezzamento, per il comportamento, a loro e a tutta la Questura di Benevento. Ebbene, quando chiedevo di parlare con Lei, vista la delicatezza dei fatti, mi veniva risposto che non mi poteva ricevere e, mi scusi, di questo sono rimasto molto amareggiato, anche per il ruolo pubblico che rivesto. La cosa gravissima, sig. Questore, non solo essere stato trattenuto mezza giornata, visto che ormai era superato mezzogiorno, nonostante la delicatezza del caso di cui mi occupavo, ma, oltretutto, che un libero cittadino venga trattato in questo modo, trattenuto in modo a mio parere arbitrario e non giustificato dallo svolgere dei fatti, e di questo si dovranno chiarire le responsabilità. Sig. Questore, il sottoscritto ha sempre nutrito un forte rispetto per le forze dell’ordine tutte e certamente le azioni dei singoli restano dei singoli e proprio per questo chiedo che Lei faccia luce su questo grave e gratuito episodio occorso a me, uomo pubblico, ma in qualità di libero cittadino.Sarà mia cura informare il Ministro dell’Interno dell’accaduto e chiederò ai parlamentari di riferimento di fare un’interpellanza parlamentare sul caso. Sig. Questore, tutto quel che le ho scritto è supportato da documentazione reale ed integrale.Certo di un Suo interessamento immediato, attendo una Sua risposta. Con osservanza.Benevento 12.08.09 Ambner De Iapinis

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