**Pd: in Direzione confronto su tempi, passa ‘mediazione’ Letta**

Roma, 28 ott. (Adnkronos) – La road map ora c’è. E il nuovo segretario del Pd sarà eletto dalle primarie il 12 marzo 2023. In mezzo un lungo percorso di quasi quattro mesi e mezzo che resterà aperto a chi vorrà iscriversi fino quasi alla parte finale per allargare, sperano i dem, la partecipazione. La mediazione di Enrico Letta – che sarà “arbitro nel congresso” ma “guida nell’opposizione” e del partito, si puntualizza – è passata. Non all’unanimità stavolta. Ci sono state astensioni, non partecipazioni al voto in dissenso (area Orfini) e un contrario. “E’ stata una discussione franca, con poche ipocrisie e infingimenti”.

Perché c’era chi spingeva per un’anticipazione sostanziosa dei tempi. Specie tra i sostenitori del candidato in pectore Stefano Bonaccini nella componente di Lorenzo Guerini. Tra gli interventi più duri quello di Alessia Morani. E chi come Peppe Provenzano chiedeva e ha anche ribadito oggi in Direzione tempi adeguati per una discussione vera ricordando che l’ultimo congresso, quello che portò Nicola Zingaretti, alla segreteria, durò quasi un anno. Un confronto in ‘chiaro’ nei vari interventi che si sono succeduti. E che forse preannuncia anche la disposizione della forze in campo quando ci saranno candidati e mozioni.

Bonaccini, che dovrebbe sciogliere a giorni la riserva, ha parlato quasi alla fine, ha lasciato intendere che avrebbe voluto un percorso più rapido e richiamato a un certo pragmatismo. “Al di là delle diverse posizioni, è cosa buona e saggia trovare un accordo sulle regole e percorso. Stiamo attenti a non rimanere appesi all’immagine del 25 settembre, perchè questa è un po’ l’impressione che abbiamo dato in queste settimane. E stiamo attenti -sottolinea- a fare di questa fase costituente uno spazio di discussione filosofica sul senso della sinistra e della vita mentre gli altri governano”. Che suona un po’ come una replica a chi, da Provenzano a Orlando, ha richiamato a una discussione vera. Se “stiamo semplicemente provando a fare un restyling di quello che c’è e a mio avviso questo non è sufficiente”, avverte Andrea Orlando.

Ma non c’è stato solo il confronto sui tempi. Anche l’avvio del lavoro d’opposizione è stato tirato in ballo. Con critiche dure, come quella di Matteo Orfini. “L’inizio dell’opposizione non è stato buono. In aula siamo andati male. Perché non abbiamo saputo leggere bene il cambio di fase”. E nemmeno il rapporto con la altre opposizioni “che puntano a spolparci”. Per cui, osserva Orfini, va bene “attaccare il Terzo Polo e la sua ambiguità, ma assurdo non rispondere ai 5 stelle. Assurdo non aver replicato all’intervento intriso di ipocrisia e trasformismo di Conte. Un pezzo del nostro gruppo dirigente deve uscire da questa relazione tossica coi 5 stelle e tornare a credere nel Pd”.

Per Luigi Zanda “dobbiamo rispondere colpo su colpo alle provocazioni di Conte e Renzi”. Ne parla anche Bonaccini. “Le ragioni per cui il Pd è nato ci sono tutte. Ma per la prima volta abbiamo alla nostra destra e alla nostra sinistra, nel campo delle opposizioni, due alternative possibili, legittime. Ed è la prima volta che temo che il Pd non abbia un futuro scontato. Ma ci sono anche grandi difficoltà da un momento così difficile”. Quindi dobbiamo “metterci in moto subito, definiamo questo perimetro comune ma sapendo che la gente più della cornice, vuole vedere il quadro”.

Un altro tema che è stato sollevato in diversi interventi è stato quello dell’autonomia differenziata, in un’ottica di confronto tra partito del Nord (Piero Fassino) e quello del Sud (Francesco Boccia e Provenzano) che potrebbe ripercuotersi nel dibattito congressuale. Intanto da lunedì 7 novembre ci si potrà iniziare ad iscrivere alla piattaforma congressuale. Quindi il prossimo appuntamento sarà con l’assemblea nazionale a metà novembre. Qui potrebbero essere sciolti alcuni nodi procedurali: chi redige il Manifesto dei valori e quale rapporto ci sarà tra il Manifesto e le mozioni. E poi il nodo dell’apertura che porti dentro non solo pezzi di gruppi dirigenti (come Articolo Uno) ma anche il mondo delle associazioni, la società civile. Il tutto in un’ottica di rimescolamento che nei prossimi mesi vedrà inevitabilmente anche il superamento delle attuali componenti e nuova geografia dem.

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