Riforme: dalla bicamerale D’Alema ok presidenzialismo, poi stop Aula

Roma, 10 mag. (Adnkronos) – Già una volta fu sfiorata l’approvazione della riforma presidenziale oggi in discussione alla Camera su proposta di Fratelli d’Italia. Nel giugno del 1997 infatti la commissione Bicamerale per le riforme, presieduta da Massimo D’Alema, licenziò un testo base che prevedeva l’elezione del Presidente della Repubblica a suffragio universale e diretto.

Era previsto che il mandato del Capo dello Stato durasse sei anni, con la possibilità di rielezione una sola volta; che potesse essere eletto ogni cittadino che avesse compiuto quaranta anni di età e godesse dei diritti civili e politici. Quanto al sistema di voto, risultava eletto il candidato che avesse ottenuto la maggioranza assoluta dei voti validamente espressi. Qualora nessun candidato avesse ottenuto la maggioranza, si sarebbe proceduto entro quattordici giorni al ballottaggio tra i due candidati che al primo turno avessero conseguito il maggior numero dei voti.

La proposta, che in pratica ricalcava il sistema semipresidenziale francese, naufragò con l’intero testo di riforme quando approdò in Aula. Non contemplava l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, ma un rafforzamento dei poteri del presidente del Consiglio, la riforma nota come devolution che il centrodestra approvò nel novembre 2005, poi bocciata nel referendum costituzionale. Era infatti previsto che i candidati premier fossero collegati a liste o più liste di candidati alla Camera e che il Presidente della Repubblica nominasse il Primo ministro sulla base dei risultati elettorali.

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